Hockey

Isacco Dotti: «Siamo una famiglia, dobbiamo restare uniti»

Dopo la brutta sconfitta contro il Berna, l’Ambrì cerca vendetta con il Servette - «Vogliamo fare una bella partita anche in casa, dove aleggia la frustrazione»
Il difensore numero 7 biancoblù. ©Gabriele Putzu
Maddalena Buila
24.10.2025 06:00

L’Ambrì Piotta, ultimamente, viaggia a ritmo sincopato. Come Seven days di Sting, brano raffinato in 5/4. Oppure, se preferite, Superstition di Stevie Wonder. Appena pensi di aver capito l’andamento del pezzo, il percussionista ti confonde di nuovo. Sì, a tratti confonde il rendimento dei leventinesi. Dopo una lunghissima serie di sconfitte, si è vista una luce con il derby alla Cornèr Arena. Poi ancora due passi falsi, a cui hanno fatto seguito altrettante vittorie. Ed ecco un altro inciampo, subito dimenticato dal successo contro il Kloten. Fino all’ultima, disastrosa, prestazione al cospetto del Berna. Sulle montagne russe, per evitare di farsi girare la testa, è importante trovare i propri punti di riferimento. Quelli di Isacco Dotti paiono chiari. «L’importante è ritrovare la giusta calma e serenità nel gioco - spiega il difensore biancoblù -. Penso che nelle ultime due settimane abbiamo offerto buone prestazioni, soprattutto contro lo Zurigo e gli aviatori. Dobbiamo ripartire da ciò che abbiamo fatto bene in quelle occasioni e portarlo in pista questa sera con tanta grinta, ma al contempo semplicità. Il tutto condito da una bella dose di intensità».

Il (contro)fattore casalingo

Tre giorni fa contro gli Orsi, già al termine del secondo tempo, sono arrivati i fischi per gli uomini di Landry e Matte. «Meritiamo di più» ha cantato la curva dopo una frazione terrificante. «La frustrazione aleggia nell’aria, qui alla pista - prosegue Isacco -. Probabilmente è anche per questo che le due migliori partite che abbiamo giocato di recente sono state in trasferta. In questo momento, e non bisogna negarlo, le cose non stanno andando come volevamo. La stagione non è iniziata come speravamo. D’altronde ci sono stati alcuni cambiamenti burrascosi. Ecco perché l’Ambrì deve fare quadrato su sé stesso. Parlo della squadra, dello staff e anche dei tifosi. L’eredità del club leventinese è proprio questa. Siamo un club piccolo, di montagna, che ha sempre lavorato come una famiglia. E la famiglia, nei momenti difficili, si unisce e lavora insieme. Questa sarà la chiave contro il Servette. Scendere in pista con grinta e voglia di lavorare insieme per costruire una vittoria casalinga».

Guardando avanti

«Cambiamenti burrascosi», li ha definiti il numero 7 biancoblù. L’addio di Duca e Cereda, è naturale, ha lasciato il segno anche in lui. Qualche giorno fa suo fratello Zaccheo descriveva la separazione dal coach leventinese come una notizia che lo ha colto all’improvviso. Isacco, invece, l’ha vissuta in modo diverso. «Era inevitabile che accadesse qualcosa, ma mi ha sorpreso la modalità. Per me, forse, è stato un momento ancor più particolare rispetto ad altri giocatori. Arrivo da un infortunio che mi ha obbligato a concentrarmi molto su di me e sul ritrovare buone sensazioni fisiche e mentali. La convalescenza mi ha dunque persino aiutato un po’, togliendomi pressione esterna. Ora però sono passate due settimane. Bisogna guardare avanti e fare squadra tutti insieme. Il passato non si può cambiare».

Il futuro invece sì, cercando di centrare un’importante vittoria e dare un ritmo all’Ambrì Piotta che somigli di più al bel Danubio blu di Johann Strauss, un dolce valzer viennese in tre quarti.

«Il match con il Berna? Il risultato di giorni intensi»

Dopo la disastrosa partita contro gli Orsi, Eric Landry non aveva rilasciato dichiarazioni. È quindi stato doveroso riavvolgere il nastro anche con lui, per capire cosa non ha funzionato martedì sera alla Gottardo Arena. «La verità è che ci è mancata lucidità mentale. Venivamo da due settimane altalenanti, con buone partite alternate a momenti difficili. Da quando guidiamo la squadra gli incontri casalinghi sono sempre stati anticipati da momenti difficili. Non è una scusa, ma un fattore che può influire. Questo richiede un grande dispiego di energie. Se i giocatori mettono anche solo il 2% in meno di concentrazione le cose cambiano parecchio. La gara con il Berna è stata il risultato di queste settimane intense. Eravamo stanchi mentalmente». Come sta, invece, l’Ambrì Piotta in vista del match odierno? «Direi che, nonostante tutto, c’è una buona crescita in corso. Ci siamo allenati molto bene e lo spirito è buono - ha spiegato l’allenatore dei leventinesi -. Inoltre, Pauli Jaks è tornato sul ghiaccio e questo ha riportato un po’ di gioia in squadra». Eppure, verso la fine della preparazione, si è visto Eric Landry dare indicazioni, per poi, poco dopo, richiamare tutti a sé con una bastonata sulla balaustra. Pareva un gesto di stizza, ma l’allenatore minimizza. «Avevo solo tanta neve sul bastone e volevo toglierla. Ho richiamato i giocatori perché mancava un elemento che desideravo fosse presente. Ho rispiegato la cosa e poi l’esercizio è stato eseguito correttamente».

Se in squadra tutto sembra filare per il verso giusto, lo stesso non si può dire per i tifosi biancoblù. Sono stati molti quelli che, dopo il già citato drammatico secondo tempo contro il Berna, hanno abbandonato il loro posto alla Gottardo Arena, fischiando la brutta prestazione di Pestoni e compagni. «Non ha fatto piacere ai ragazzi, questo è certo. Ma loro sanno cosa devono fare, indipendentemente da ciò che arriva dai fan. Devono concentrarsi sul ghiaccio, perché ciò che accade fuori non è sotto il loro controllo».