Jagr: «Gioco per non ingrassare»

Il 13 settembre del 1988, a soli 16 anni, Jaromir Jagr debuttò con la prima squadra del Kladno. Un mese più tardi, il giovane attaccante ceco segnò il suo primo gol contro il Pardubice, trafiggendo un’altra futura star della NHL, il portiere Dominik Hasek. È l’inizio di una leggenda. Di una grande storia a cui manca ancora il finale. Stasera, a 53 anni, 6 mesi e 18 giorni, Jagr è sceso in pista con la stessa maglia degli esordi per sfidare e battere il Lugano in amichevole. Una serata come tante per lui, che di ritirarsi non ne vuole proprio sapere, nonostante il fiato corto ad ogni cambio. Un momento da ricordare per il pubblico della Cornèr Arena e per i giocatori bianconeri. Soprattutto per i più giovani, che mai avrebbero immaginato di trovarsi sul ghiaccio insieme a uno dei più grandi di sempre. «È stato speciale ed emozionante», ci confida Lorenzo Canonica. Il ticinese si è trovato a tu per tu con Jagr già al suo primo cambio: «Eravamo affiancati all’ingaggio, provare a spostarlo è stata una faticaccia. Quando sono nato, nel 2003, lui era già una stella NHL. Vederlo in pista a 53 anni è incredibile. Lo ammiro moltissimo».
Passione infinita
Due Stanley Cup, un oro olimpico, due titoli mondiali. E un numero clamoroso: 1941. Che non è solo l’anno di fondazione dell’HC Lugano, ma anche il totale delle partite disputate da Jaromir Jagr in 24 stagioni di NHL, condite da 974 gol e 1.278 assist. Solo altri due monumenti ne hanno giocate di più: Mark Messier (1.991) e Patrick Marleau (1.974). Insomma, quando si parla di Jaromir Jagr, si parla di storia dell’hockey. Di eternità. «Cosa mi motiva ad andare avanti? Semplice: voglio restare in forma, non mi va proprio l’idea di ingrassare», ci confessa nei corridoi della pista, prima di andare sotto la doccia. Jagr, che del club ceco è anche co-proprietario (in gennaio ha ceduto la maggioranza all’uomo d’affari Tomas Drastil), non è un tipo di tante parole e grandi sorrisi. Ma in questi giorni in Ticino non si è negato a chi gli ha chiesto un rapido selfie. Anche durante il warm-up, i telefonini erano tutti puntati su di lui. A colpire, ancora oggi, nonostante l’evidente fatica nel reggere il ritmo, sono la serietà e la passione con cui Jaromir si infila i pattini ogni giorno. La stessa serietà e la stessa passione che gli hanno permesso di giocare in NHL fino a quasi 46 anni, con Calgary quale ultima destinazione. E di vincere tutto. Comprese le due amichevoli estive giocate in Svizzera, sabato a Davos e stasera a Lugano: «Quella elvetica è una lega molto dura, il ritmo è elevatissimo e inoltre si gioca su piste grandi. A Kladno ne abbiamo una in stile NHL e per me è sicuramente un bel vantaggio». L’hockey rossocrociato si è appena congedato dal suo eterno ragazzo, Andres Ambühl, che ha smesso a 40 anni. «Quando io ne avevo 40, lui era un esordiente», scherza Jaromir. «Sono sicuro che anche Ambühl sarebbe riuscito a giocare bene per qualche altra stagione, ma ha certamente preso la decisione giusta per lui. Io, come detto, gioco per tenermi in forma. Non mi diverto più come una volta, ma il mio corpo ne trae beneficio. Ogni anno è sempre più dura, ma mi ripaga il fatto di stare insieme ai miei compagni. Quando dirò basta, la cosa che mi mancherà di più sarà indubbiamente lo spogliatoio. Lo dice anche la maggior parte di chi si è ritirato. E io non sono ancora pronto a lasciarlo».
Standing ovation
Nel febbraio del 2024, quando i Pittsburgh Penguins ritirarono la sua maglia numero 68, Jagr pronunciò queste parole: «Se ti senti pienamente soddisfatto, allora è il momento di smettere». Per poi aggiungere: «Io forse non migliorerò più, ma voglio pensare che lo sto facendo». In quei giorni di celebrazioni, Jaromir si fermò in Pennsylvania per una settimanella, poi tornò a dar mano forte al suo Kladno, chiamato a salvare il posto nell’Extraliga. In quel campionato 2023-24 disputò solo 18 partite. Preludio all’addio? Macché. La stagione scorsa è sceso in pista 39 volte, con un bottino di 5 gol e 11 assist. E quest’estate è ripartito per una nuova avventura. Stasera non ha segnato, ma il pubblico luganese ha potuto comunque tributargli una standing ovation a fine incontro, quando Vicky Mantegazza gli ha consegnato una bottiglia di vino. Anche per la presidente è stata una serata da ricordare.