La lunga attesa di Fischer e le 24 ore folli di Niederreiter

Grazie al laborioso successo sul Kazakistan, la Svizzera è sicura di chiudere il Gruppo B nei primi due posti. Ma ancora non conosce il nome dell'avversario e la sede del suo quarto di finale. «Vedremo, non ci resta che aspettare» dice Patrick Fischer. «Non cambia molto, in realtà. Dovremo vincere contro chiunque e in qualunque pista. Herning ci piace, ma a Stoccolma ci vogliamo arrivare, perché è lì che si assegnano le medaglie».
Sarà dunque una lunga giornata d'attesa, con tanti scenari possibili. Interessante sarà innanzitutto la sfida del pomeriggio tra Cechia e USA. Un successo americano regalerebbe ai rossocrociati il primato nel girone, altrimenti sarà secondo rango. Ma per delineare le sfide del primo turno a eliminazione diretta bisognerà comunque attendere le partite della sera: Svezia-Canada e Stoccolma e Danimarca-Germania qui a Herning.
La Svizzera ha chiuso con sei vittorie in sette partite. Gli unici punti lasciati per strada sono stati quelli persi all'esordio contro la Cechia, impostasi all'overtime. La sfida con il Kazakistan non è stata esaltante, ma la missione intermedia può dirsi compiuta. «Sapevamo che la gara con i kazaki sarebbe stata complicata. Giocare a mezzogiorno non è mai evidente, la pista era mezza vuota e inoltre i nostri avversari lottavano per non retrocedere. All'inizio non eravamo pronti, nel primo tempo ci siamo complicati troppo la vita, ma poi siamo stati in grado di cambiare marcia e ritrovare concretezza. Nel quarto di finale servirà certamente di più, ma per oggi è andata bene così. Ho vissuto molte partite in situazioni di questo tipo e non sono mai evidenti da affrontare. Soprattutto a livello mentale: sei già qualificato e inevitabilmente pensi già alla prossima importantissima partita. Sono contento per i tre punti e per il fatto che non si sia fatto male nessuno».
Indipendentemente dall'avversario dei quarti, dopo tre partite «soft» contro Norvegia, Ungheria e Kazakistan, la Svizzera sarà chiamata ad alzare il suo livello di gioco e di intensità: «Ne siamo consapevoli. Conosco la mia squadra e so che giovedì saremo prontissimi», afferma il tecnico rossocrociato. Tra infortuni (Hischier) e nuovi innesti in corso d'opera (prima Fiala, poi Niederreiter), la selezione elvetica è ancora alla ricerca della stabilità a livello di line-up: «Contro il Kazakistan si trattava di inserire Nino e di testare un po' di alternative, ma ho le idee in chiaro per la prossima sfida. Per noi e per Niederreiter era importante che lui potesse giocare già oggi, poco dopo il suo arrivo a Herning. È una decisione che abbiamo preso insieme. Aveva bisogno di entrare nel ritmo e di ritrovare il timing con i compagni».
Da Winnipeg al... Kazakistan
«Le ultime 24 ore sono state un po' folli», racconta Nino Niederreiter, eliminato dai playoff NHL con i Jets nella notte tra sabato e domenica. «Sono partito da Winnipeg, ho fatto scalo a Minneapolis e ad Amsterdam per poi arrivare in Danimarca. Non sapevo se sarei riuscito a trovare un volo per arrivare in tempo alla partita con il Kazakistan, ma è andata bene. Sull'aereo ho anche dormito un pochino, ma non benissimo. Detto questo, ci tenevo davvero a giocare subito. Era importante riprendere un po’ di confidenza con le piste europee prima dei quarti di finale. Solitamente, prima di una partita, mangio un piatto di pasta, ma stavolta mi sono accontentato di un cornetto. Infatti ora sono affamato. Corro in hotel a mangiare, poi vado a dormire un pochino». Tutto di corsa, insomma: «Sono arrivato in pista 40 minuti prima del warm-up. Ho salutato i compagni in spogliatoio, poi Fischer mi ha mostrato qualche schema, in particolare per quanto riguarda il power-play».
Dopo Kevin Fiala, anche «El Nino» ha dimostrato un grande attaccamento alla maglia rossocrociata: «Sono qui per senso di appartenenza e per quel sentimento di poter fare qualcosa di grande, come capita ormai da alcuni anni. Nel 2013, quando Sean Simpson ci disse di pensare a una medaglia, noi ridemmo. Non lo credevamo possibile. Adesso la mentalità di noi giocatori è cambiata completamente». Lo scorso anno, Nino vinse il suo terzo argento in 11 anni: «È difficile paragonare questa Nazionale a quella di dodici mesi fa. A Praga potevamo contare su Josi e Hischier, purtroppo infortunatosi qualche giorno fa, ma non avevamo a disposizione Timo Meier. I giovani hanno fatto passi in avanti. Non conosco ancora bene tutti gli esordienti, ma avrò tempo per recuperare». Dopo un po' di riposo.