L'Ambrì Piotta e quell'inspiegabile mancanza d'appetito

Dopodomani è un altro giorno, si vedrà. Si vedrà se l’Ambrì, atteso a Zurigo, saprà riscattare la controprestazione di ieri. «Il Rapperswil ha voluto la vittoria più di noi e questo non può succedere», ha sentenziato Eric Landry dopo un 1-5 da incubo. Nella loro situazione, i biancoblù non possono permettersi serate così, con la testa altrove e le gambe molli. Nonostante i recenti risultati positivi, anche il pubblico della Gottardo Arena si è spazientito. Qualche fischio dalle tribune, qualche invito a lottare e a giocare per la maglia dalla Curva. Basta poco per vanificare il lavoro delle ultime settimane. I tifosi ne sono consapevoli. I giocatori forse no, a giudicare dall’attitudine.
Quindici tiri, cinque gol
Entrata in materia disastrosa (0-3 a metà del primo tempo), power-play inguardabile, reazione sterile. Poi il crollo definitivo. Con i loro primi 15 tiri, i Lakers hanno segnato 5 reti. Dopo 6 minuti, Landry ha chiamato il time-out. Dopo 10, si è giocato l’ultima carta a disposizione per scuotere i suoi: fuori Gilles Senn, dentro Philip Wüthrich. E così lo staff tecnico leventinese si trova tra le mani una nuova sfida delicata: ridare fiducia all’ex portiere dei New jersey Devils, rimasto in panchina con Friburgo e Davos e uscito subito di scena con il Rappi, dopo aver incassato 3 gol su 7 tiri. Il coach lo assolve: «Ha subìto 3 reti su 3 occasioni nitide, il cambio era voluto per provare a invertire il momentum», spiega. «Il Rapperswil ha giocato bene, mentre noi abbiamo commesso troppi errori individuali». Sulle prime due reti, è stata decisiva la passività della coppia difensiva formata da Zgraggen e Bachmann (bilancio di -3 in meno di 9 minuti per il giovane terzino). All’origine del 3-0 in contropiede di Strömwall c’è invece un disco perso da DiDomenico, tornato arruffone dopo la spettacolare performance di giovedì a Davos. Il canadese ha avuto la chance di riaprire i conti nel periodo centrale, in una fase di pressione, ma il disco si è fermato sulla linea di porta: «Abbiamo creato buone occasioni, specialmente nel secondo tempo, ma stavolta le cose non sono andate dalla nostra parte», dice Landry, lodando l’operato del portiere avversario: «Nyffeler è stato molto bravo nel proteggere il loro vantaggio».
Senso di appagamento
L’Ambrì ha sbagliato approccio e atteggiamento. È apparso appagato dai recenti successi contro Friburgo e Davos, seconda e prima forza del campionato, e non ha avuto la fame necessaria per competere con un avversario in difficoltà, reduce da 8 sconfitte nelle precedenti 9 partite. «Venerdì i Lakers avevano perso e volevano rifarsi, mentre noi eravamo rilassati dopo la vittoria di giovedì a Davos», osserva Landry. «Avremmo dovuto essere più duri nei contrasti, il Rappi è andato sui dischi vaganti con più determinazione. Lo ripeto: ha voluto la vittoria più di noi e questo non può succedere. Dovremo rifletterci».
In un campionato equilibrato, che obbliga anche le squadre più forti a dare il massimo ogni sera, non si spiega come l’Ambrì – immischiato nella lotta tra play-in e playout – possa avere problemi di motivazione dopo aver battuto la capolista in trasferta. «Sotto questo aspetto siamo ancora in fase di apprendimento, sia noi dello staff, sia i giocatori», spiega Landry. «A Davos abbiamo speso molte energie emotive. Ha prevalso il sentimento di aver raggiunto un traguardo. Vedendo quanto è successo contro i Lakers, possiamo dire di aver imparato qualcosa sulla nostra squadra».
Stranieri sottotono
Privo dell’infortunato Heim (si attendono aggiornamenti) e dell’ammalato Virtanen, l’Ambrì ha toppato anche in superiorità numerica. Alla fine del primo tempo ha sprecato 4 minuti filati in power-play, senza mai installarsi in zona offensiva. A metà del periodo centrale, un altro 5 contro 4 mal gestito ha spento i biancoblù. Tornato nel line-up, Tierney ha confermato tutta la sua evanescenza. Ma a questo giro anche Joly, Formenton e il citato DiDomenico hanno deluso. Restando agli stranieri, Heed ha regalato a Wetter il disco del 4-0, mentre Cajkovsky, alla seconda presenza consecutiva, è in chiaro (e logico) ritardo di condizione: «Non giocava da un po’ ed era importante dargli minuti di ghiaccio», spiega l’allenatore. «Deve assimilare il sistema e adattarsi alla lega svizzera». Con o senza il difensore slovacco, martedì a Zurigo, in un’altra trasferta da «underdog», servirà lo spirito visto a Davos: «Andremo lì per vincere», conclude Landry. «Nessuna gara è scontata». I biancoblù lo hanno dimostrato nel giro di tre giorni: prima nel bene, poi nel male.
