Lugano, il poker d'assi e la voce grossa dei leader

Forse non tutti sanno che Tomas Mitell – nei primi anni 2000 – è stato un professionista di poker. Sì, di poker. Sarà allora stato particolarmente soddisfatto – il coach bianconero – dei quattro assi calati dal suo Lugano nelle ultime quattro uscite. Losanna, ZSC Lions, Berna e ora pure Rapperswil sono usciti con le ossa rotte dalle sfide con Fazzini e compagni. No, questo Lugano – tanto per rimanere in tema – non bluffa. Non ha bisogno di bluffare ed è impressionante la metamorfosi di una squadra che solo due settimane fa perdeva malamente in casa con il Langnau. Sì, forse Mitell qualche strategia proveniente dal mondo del poker l’ha utilizzata per trasformare questo Lugano che sembra non volersi fermare più.
Le gambe leggere
Anche al cospetto del Rapperswil – che da quanto visto non si trova al secondo posto in classifica solo per caso – i bianconeri hanno fornito una prestazione maiuscola. Nonostante le fatiche accumulate la sera precedente a Berna, sono riusciti a mantenere per almeno quaranta minuti un ritmo altissimo. Il Rappi non è di certo rimasto a guardare ed allora ne è uscita una partita gradevolissima : «Il Rapperswil – spiega Luca Fazzini – è forte, ha attaccanti molto veloci, ma noi siamo in piena fiducia. Non è stata una partita semplice, loro non sono secondi per caso, ma l’abbiamo gestita bene. Quando si vince le gambe sono più leggere e siamo riusciti ad esprimerci su ottimi ritmi, soprattutto nei primi due periodi. È una questione di testa: adesso abbiamo trovato il mix giusto tra le linee e stiamo lavorando bene come gruppo». Altroché se sta lavorando bene, questo Lugano. Gli automatismi appaiono sempre più naturali: in altre parole, i bianconeri pensano meno rispetto alla prima fase della stagione. Hanno ormai iniziato a giocare a memoria e stanno trovando la giusta continuità sull’arco di tutti i sessanta minuti di gioco. È un Lugano che non si accontenta. Basta ascoltare le parole di coach Mitell: «Forse nel terzo tempo siamo stati un po’ troppo passivi». Se lo dice lui... Intanto alcuni giocatori sembrano i fratelli bravi di quelli ammirati – si fa per dire... – lo scorso anno.
Il gruppo esalta i singoli
Basta fare due nomi (non) a caso: Calle Dahlström e Jiri Sekac. Croce senza delizia dodici mesi fa, lo svedese e il ceco appaiono ora totalmente implicati e integrati nel sistema di gioco del Lugano. L’attaccante ceco è apparso devastante in fase offensiva; lo svedese – dal canto suo – oltre ad essere cresciuto in fase difensiva, si è pure tolto la soddisfazione del gol partendo all’arrembaggio dalla propria difesa come nemmeno un pirata dei Caraibi. Un’azione che - a fine incontro – ha fatto sorridere anche Mitell. Il gruppo sta insomma esaltando le qualità dei singoli. Anche quelle di Brendan Perlini – al suo secondo gol in 24 ore – e di Joren van Pottelberghe. Gettato nella mischia per concedere un turno di riposo a Schlegel, il portiere ha risposto presente e ha potuto pure festeggiare un sempre prestigioso «shutout»: «Contro il Rapperswil van Pottelberghe ci ha dato una grande mano, disputando una prova solidissima. Siamo tutti felici per lui, si è meritato questo «shutout». Lavora forte e sempre con il sorriso. È un bravissimo ragazzo, con uno spirito costantemente positivo». Già, lo «shutout» di van Pottelberghe. Ad impressionare del Lugano – ora che ha finalmente iniziato ad andare in gol senza troppi problemi – è la tenuta difensiva. Nelle ultime quattro uscite – lo ribadiamo, contro Losanna, ZSC, Berna e Rapperswil – i bianconeri hanno concesso solo tre reti. E si ritrovano ora con la terza miglior retroguardia di tutto il campionato, dietro a quelle dello scatenato Davos e del Berna. Il «Fazz» mette l’accento sulla gestione delle situazioni di inferiorità numerica: «Una menzione speciale la merita il nostro box-play. Stefan Hedlund è arrivato, lo ha preso in mano e lo ha plasmato in maniera eccellente. Sta davvero effettuando un grande lavoro, in questo senso».
Qualcosa è cambiato
Già, è difficile oggi ricordarsi delle difficoltà incontrate nel primo scorcio della stagione. Quel terzo periodo con il Langnau – chiuso con il parziale di 0-3 – sembra lontanissimo. In seguito è arrivato uno di quei «clic» difficilissimi da spiegare, per chi non si trova nello spogliatoio. Fazzini non si nasconde e spiega le ragioni della metamorfosi: «Noi leader abbiamo fatto un po’ la voce grossa nello spogliatoio. Il gruppo non si stava rendendo conto della situazione in cui ci stavamo trovando. Sembrava che non ci fosse quella voglia necessaria per vincere le partite. Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che non potevamo continuare così. Dalla partita contro l’Ajoie – anche se era stata bruttina– qualcosa è cambiato. Adesso però l’errore più grande che potremmo commettere sarebbe quello di sentirci arrivati, di sentirci la squadra più forte del campionato. Dobbiamo continuare a lavorare sodo».
Tra gol e pali
Lavorare sodo, anche perché all’orizzonte si profila il secondo derby stagionale. Non lo dice, ma Fazzini – con un gol e ben quattro pali colpiti nel weekend – avrà tanta voglia di rivincita dopo lo smacco subito alla Cornèr Arena nella prima sfida con l’Ambrì Piotta. «Quest’anno, anche quando non segno, riesco a rimanere tranquillo. Abbiamo tanti elementi capaci di trovare la via della rete. Lo scorso anno c’erano magari solo un paio di terzetti in grado di andare in gol. In questa stagione tutte le linee hanno la capacità di colpire. Quanto le quattro linee rendono così, ci diamo sempre una chance di vincere le partite. Il gol alla PostFinance Arena? La rete a dire il vero un po’ mi mancava e sono felice di averla trovata venerdì a Berna». Ed allora va bene colpire anche quattro pali in 24 ore, aspettando il derby. Una partita in cui – per la velocità di crociera trovata dal Lugano – difficilmente Mitell mischierà le carte. Anche se è stato professionista di poker.
