Storie da derby

Maillet e Carr, vecchi amici nella pandemia

Stasera avversari alla Gottardo Arena, nel 2020-21 compagni ai Washington Capitals - Il leventinese: «Io e Daniel eravamo nei riservisti, ci allenavamo tanto insieme, ma giocavamo poco» - Il bianconero: «Ero sul ghiaccio il giorno del debutto di Philippe in NHL, ammiravo la sua caparbietà»
© CdT/Gabriele Putzu
Fernando Lavezzo
11.10.2024 06:00

Torna il derby. E con lui le sue storie uniche, curiose. Fatte di rivalità, ma anche di amicizia. Di pezzi di strada percorsi insieme. Di legami. Come quello che unisce il biancoblù Philippe Maillet – stasera all’esordio (se Luca Cereda lo vorrà...) nella «classica» ticinese – e il suo connazionale bianconero Daniel Carr, che di sfide contro i cugini leventinesi se ne intende. All’inizio della stagione 2020-21, quella del coronavirus e delle piste vuote, Carr giocò otto partite con il Lugano, prima di accettare l’offerta dei Washington Capitals e fare ritorno in NHL. In quella breve esperienza ticinese, l’attaccante canadese fece in tempo a disputare ben quattro derby contro l’Ambrì Piotta: due amichevoli e due ufficiali. Tutti vinti. Una volta rientrato in Nordamerica, Daniel venne inserito nella cosiddetta «taxi squad»: era costantemente a disposizione dei Capitals, ma giocava raramente. Solo in caso di necessità. Infatti, quell’anno, disputò appena sei partite. Proprio a Washington, in una situazione molto simile, c’era anche Philippe Maillet. Ingaggiato la scorsa estate dai biancoblù, il centro québécois era reduce da tre campionati completi in AHL. Ma a 28 anni non aveva ancora avuto l’occasione di calcare il palcoscenico più prestigioso, quello della NHL. Nella stagione della pandemia, gli capitò due volte. E in occasione del suo esordio, il 7 febbraio del 2021 contro i Philadelphia Flyers, sul ghiaccio con lui c’era anche Carr.

Sempre insieme

«Mi ricordo bene di quella partita così speciale», ci dice Maillet. «E ricordo pure che Daniel era nel line-up insieme a me. In quei mesi, io e lui avevamo legato. Essere inseriti nella ‘‘taxi squad’’ significava trascorrere moltissimo tempo con pochissimi compagni. E Carr era uno di quelli. Ci allenavamo tra di noi, dopo la seduta vera e propria della squadra. Ogni tanto, durante gli allenamenti facoltativi, lo staff tecnico ci chiedeva di riempire i buchi nel line-up. Nella ‘‘taxi squad’’ eravamo tre attaccanti, due difensori e un portiere. Una situazione anomala, un po’ alienante, sicuramente non facile da gestire. Eravamo in una sorta di limbo tra la AHL e la NHL. Facevamo parte a tutti gli effetti dei Capitals, sì, ma ci sentivamo messi un po’ da parte. Non era evidente tenere alto il livello di competitività. Era dunque importante sostenersi a vicenda. Nel complesso, però, è stata un’esperienza positiva, soprattutto per me che non avevo ancora assaggiato la NHL. Ricordo che mi chiamarono a Washington dal farm team di AHL con l’idea di farmi giocare un paio di partite, in sostituzione di un compagno ammalato. Ma alla fine, pur giocando soltanto due match, restai con i Capitals per quasi due mesi».

Forza di volontà

Anche Daniel Carr ricorda bene quel periodo: «La situazione di ogni giocatore presente nella ‘‘taxi squad’’ era diversa, ma è stato certamente importante poter contare su buoni compagni di viaggio. E Philippe lo era di sicuro. Ricordo che era un tipo molto competitivo. Di lui, mi ha sempre colpito la grande caparbietà e perseveranza. Lo dimostra il percorso che lo ha portato a raggiungere la NHL a 28 anni, dopo quattro anni di college e tre di AHL. Ci ha sempre creduto e alla fine ha realizzato il suo sogno. Per me e per tutti i suoi compagni, fu emozionante condividere con lui il suo debutto nel 2021. Ricordo le pacche sulle spalle in spogliatoio. Quest’estate, quando ho saputo della sua firma ad Ambrì, ho subito pensato che i biancoblù avessero fatto una bel colpo. Ha classe, talento e forza di volontà, caratteristiche che lo aiuteranno ad avere successo in Svizzera. Non vedo l’ora di affrontarlo, sarà divertente».

La stima è reciproca. Così come è condivisa la curiosità di affrontarsi in un derby: «Daniel è un bel giocatore, che rispetto molto», ci dice Maillet. «Ha avuto una buona carriera in NHL e qui in Svizzera è uno dei sorvegliati speciali. Mi fa molto piacere che abbia visto in me una persona caparbia. In effetti, ho dovuto lottare per realizzare il mio sogno di giocare in NHL. C’è voluto tempo, ho dovuto superare tanti ostacoli. Ma anche Carr mi ha sempre colpito per la sua etica del lavoro. È così che ci si fa largo in NHL». Ed è così che si gioca un derby.