Hockey

Manix Landry, l’ultima firma di Duca: «Resto ad Ambrì per crescere»

L'attaccante leventinese parla del rinnovo per la prossima stagione: «La scelta migliore» - In questo campionato il 22.enne québécois non sta però garantendo il contributo dell’anno scorso: «Credo di essermi messo troppa pressione da solo»
© CdT/Gabriele Putzu
Fernando Lavezzo
31.10.2025 06:00

Il rinnovo di Manix Landry è stato l’ultimo regalo di Paolo Duca prima dell’addio. Sebbene non sia mai stato ufficializzato dal club leventinese, l’accordo valido per la prossima stagione con il quasi 23.enne québécois non è più un segreto. Tant’è che lo stesso attaccante ne parla apertamente: «In estate avevo altre offerte, inizialmente ci ho riflettuto un po’, ma infine ho capito che restare ad Ambrì sarebbe stata la scelta migliore. Qui mi trovo molto bene e sento di poter continuare a sviluppare il mio gioco nel modo giusto. L’HCAP è un club che io e la mia famiglia abbiamo nel cuore. Sono quindi contento di poter continuare a dare il mio contributo per far crescere la squadra anche in futuro».

In questa stagione, il contributo di Manix non è però paragonabile con quanto il ragazzo di Gatineau era riuscito a fare lo scorso anno. Nel 2024-25 – dopo un primo campionato di apprendistato – il canadese con licenza svizzera era sbocciato, prendendosi gli applausi di tifosi e osservatori con un bottino personale di 14 gol e 12 assist. Tanto da diventare, appunto, un appetibile «uomo mercato». Nelle prime 20 partite di questa turbolenta stagione, invece, Manix ha firmato solo 2 gol e 3 assist. Il primo a non essere soddisfatto è proprio lui: «Non ho avuto un inizio di stagione facile, sto ancora cercando le vibrazioni positive che sentivo l’anno scorso. Devo continuare a lavorare per sperare che le cose cambino in fretta. Sono convinto che succederà».

Ancora giovanissimo, Manix Landry sta attraversando un delicato passaggio obbligato nella carriera di ogni giocatore in ascesa: quello della conferma. Rispetto a dodici mesi fa, il figlio d’arte ha molti più occhi puntati addosso, più aspettative esterne, più responsabilità. E nessun «effetto sorpresa» su cui contare. «A dire il vero, più che subire le aspettative degli altri, credo di essermi messo addosso troppa pressione da solo. Sono sempre stato molto esigente con me stesso, ma stavolta ho commesso l’errore di andare un po’ oltre. Ora sta a me voltare pagina e trovare un modo per aiutare la squadra a vincere. In fin dei conti, è questa la sola cosa che mi importa quando scendo in pista. Sono sicuro che la nostra stagione possa ancora svoltare. La squadra lavora sodo per ottenere dei risultati. Siamo ancora altalenanti, sì, ma appena riusciremo a vincere con continuità, sarà tutto più facile anche a livello individuale».

La pausa può attendere

L’Ambrì Piotta è reduce da due sconfitte consecutive e da tre k.o. nelle ultime quattro partite. Questa sera a Porrentruy – nella sfida di fondo classifica con l’Ajoie –, e domani in casa contro il Bienne – ovvero l’avversario più vicino tra quelli in zona play-in –, i biancoblù avranno una doppia occasione di riscatto. Due successi cambierebbero sensibilmente la classifica e i leventinesi potrebbero andare in pausa con serenità. Due sconfitte, per contro, potrebbero affossare le speranze e far sprofondare l’ambiente. «Sono effettivamente due gare importanti e alla sosta per le nazionali non ci pensiamo proprio», assicura Manix. «Perdere un derby fa sempre male, ma martedì abbiamo fatto diverse cose buone e questo ci ha permesso di tornare al lavoro con energia. Se non ci fosse stato niente da salvare, beh, sarebbe stata tutta un’altra storia, ma gli aspetti positivi da cui ripartire sono parecchi. Contro un Lugano in gran forma, siamo rimasti in partita a lungo, cedendo soltanto alla fine. Purtroppo la nostra situazione è complicata da inizio stagione, ma possiamo contare su un gruppo davvero resiliente. Insomma, andiamo avanti a testa bassa, convinti di poter cambiare le cose e di poter trovare maggiore continuità nelle prestazioni e nei risultati».

Rivoluzione choc

L’8 ottobre 2025, giorno della rivoluzione leventinese, non ha lasciato indifferente Manix Landry: «Ero ovviamente molto legato a Duca e Cereda, due persone che hanno creduto in me quando avevo solo 20 anni e che mi hanno sempre dato tantissimo. Vederli partire è stato uno choc, li adoravo a livello professionale, per l’incredibile lavoro svolto con me e con la squadra, ma anche come persone». Adesso, a guidare la squadra, c’è il padre Eric, affiancato dal fido René Matte. «Visto il modo in cui è successo, c’è voluto un attimino per realizzare il nuovo ruolo di papà, ma in fondo eravamo già abituati e non è stato difficile adattarsi alla novità. Oltre ad averlo avuto come vice allenatore per due anni e mezzo ad Ambrì, papà è stato già mio head coach a livello juniores, con i Gatineau Olympiques. Rispetto a tre settimane fa il suo ruolo è cambiato, ora la sua voce si sente di più sia negli allenamenti, sia nelle partite, ma lui e René non hanno di certo preso le redini della squadra con l’intento di stravolgere tutto».

La serata più bella, per la famiglia Landry, è stata quella del 18 ottobre a Kloten. Una gara vinta 3-1, decisa dalle reti di Manix e di suo fratello: «Io e Lukas avevamo già giocato insieme in passato, a livello giovanile, ma non eravamo mai riusciti a segnare entrambi nella stessa partita. Il fatto che sia successo a livello professionistico, con papà in panchina, ha reso tutto incredibile. Poter giocare con mio fratello è un privilegio. Quando sono arrivato ad Ambrì, osservavo spesso le dinamiche tra Isacco e Zaccheo Dotti, dicendomi che un giorno, forse, anche io e Lukas avremmo potuto condividere uno spogliatoio così importante. Oltre ad essere il mio fratellino, è anche il mio miglior amico sin da quando eravamo piccoli. Averlo sempre intorno rende tutto ancora più divertente e piacevole».