Hockey

Markkanen: «Nessuna pressione, tanta motivazione»

A colloquio con il nuovo portiere dell’HC Lugano
Il 19.enne portiere dell’HCL Juho Markkanen. ©CDT/CHIARA ZOCCHETTI
Flavio Viglezio
10.02.2022 16:50

A volte l’età è davvero solo un numero. A soli 19 anni Juho Markkanen, il nuovo portiere finlandese – con licenza rossocrociata – del Lugano, ne ha già viste tante. Anche troppe. È nato in Canada e seguendo la carriera di papà Jussi ha vissuto in Svizzera e in Russia. Da bambino, nel 2008, ha dovuto superare la tragica scomparsa del fratello maggiore Olli-Mathias, caduto da una finestra al quinto piano dell’appartamento moscovita in cui la famiglia Markkanen viveva all’epoca. Fanno diventare grandi in fretta, certe esperienze. Ed allora il giovane Juho è pronto a raccogliere questa nuova sfida in bianconero. Senta troppa pressione, ma con tanta voglia di fare bene. «Il mio prestito al Lugano – spiega – mi ha colto comunque di sorpresa. Ho iniziato a sentire qualche voce a proposito una settimana prima del mio trasferimento e due giorni dopo aver deciso di compiere questo passo, ero già a Lugano».

A fare il tifo per papà

Si potrebbe facilmente pensare che papà Jussi – ex portiere dello Zugo tra il 2009 e il 2013 e oggi General Manager dei SaiPa Lappeenranta – abbia giocato un ruolo decisivo nel passaggio di Juho al Lugano. Non è così, invece. «In realtà – afferma Markkanen – mi sono sempre detto che prima o poi avrei giocato in Svizzera. L’ho sempre considerata un’ottima opportunità per crescere e maturare, sperando che un giorno mi aiuti a compiere il salto verso la NHL. Ho vissuto a Zugo e ho tanti bei ricordi di quel periodo. E proprio a Zugo ho cominciato a fare il portiere. Sono stati giorni felici, non mi perdevo per nulla al mondo una partita casalinga dei Tori e facevo il tifo per papà. Adoravo sentire i tifosi che cantavano il suo nome, dopo una bella parata. Desideravo tornare in Svizzera, insomma, e mio padre non ha influenzato questa mia decisione. Né in un senso né nell’altro».

Qualche consiglio e alcune dritte sul campionato svizzero Jussi li avrà pur dati al giovane figlio: «Sinceramente no. Papà non mi ha detto quasi nulla dell’hockey che si pratica qui. So che è un po’ differente dallo stile finlandese, ma non credo che avrò problemi ad abituarmi. Papà mi ha invece dato qualche informazione sulla cultura elvetica, sulla mentalità della gente. Sono qui da poco, ma mi sento già a mio agio. Sono stato accolto nel migliore dei modi da tutti: mi alleno con tanto entusiasmo e ho già avuto modo di disputare una partita con la U20 Elit bianconera». Un incontro vinto dal Lugano per 2-1 contro il Kloten.

Il sogno nordamericano

Le ambizioni di Juho – con tutto il rispetto per gli Juniori bianconeri – sono però altre. «Cerco sempre di dare il meglio di me durante gli allenamenti e voglio dimostrare di poter fare bene nel campionato svizzero. Ad essere sincero non avverto una grande pressione sulle mie spalle: sento invece tanta motivazione».

Draftato nel 2020 dai Los Angeles Kings, come tutti i ragazzi della sua età che giocano a hockey anche Juho Markkanen sogna la NHL: «Certo, mi auguro di poter giocare un giorno nella migliore Lega al mondo. Non so se e quando accadrà: so però che farò di tutto per arrivarci e sono certo che l’esperienza a Lugano mi aiuterà molto, in questo senso. Per ora sono concentratissimo su questa avventura in bianconero e poi a fine stagione vedrò quel che succederà. Il draft? Avevo già avuto qualche contatto con i Kings e quindi la loro scelta non mi ha sorpreso. Mi ha invece fatto piacere il fatto di essere stato draftato già al quarto turno, non me l’aspettavo».

Leggende di un tempo

Ni si aspettava nemmeno la telefonata di Hnat Domenichelli, Juho. Che da un giorno all’altro si è ritrovato catapultato in una nuova realtà: «È la prima volta in vita mia che vivo da solo (sorride, NdR), ma credo che me la caverò. Ho la fortuna di saper parlare l’inglese e un po’ di tedesco: chissà, magari faro in tempo ad imparare anche qualche parola di italiano».

I suoi illustri predecessori finlandesi hanno fatto la differenza sul ghiaccio con la maglia del Lugano, ma con la lingua di Dante hanno sempre fatto fatica: «Davvero? Vorrà dire che proverò pure io a farmi valere in pista. So che qui sono passati tanti giocatori finlandesi molto forti. Di chi mi ricordo? So che Petteri Nummelin è rimasto nel cuore dei tifosi. E anche in Finlandia è una leggenda».