Michael Joly: «In Finlandia sono maturato: l’hockey europeo è ideale per me»

Miglior marcatore dello scorso campionato finlandese, l’attaccante canadese è sbarcato in Ticino con una gran voglia di effettuare un ulteriore salto di qualità, a livello personale: «Amo le nuove sfide – ci confida – e aspettavo da tempo l’opportunità di giocare in Svizzera. L’hockey europeo si adatta bene alle mie caratteristiche».
«Sì, possiamo parlare in francese. Quello “normale”, però, perché se mi esprimessi in québecois rischieresti di capirci poco». Michael Joly, al termine del primo allenamento sul ghiaccio con l’HC Lugano, sfoggia un enorme sorriso. L’inizio della preparazione in pista con la sua nuova squadra lo rende estremamente felice: «Ho l’impressione – afferma l’attaccante canadese – che la gente qui sia molto aperta. Sono arrivato in Ticino una settimana fa e mi ha subito colpito l’atmosfera positiva che si respira nello spogliatoio. E abbiamo immediatamente cominciato a lavorare sodo. Per il momento non posso dire altro, ma le prime sensazioni sono molto buone».
È cresciuto in una famiglia di hockeisti, Joly. Per il 28.enne di Gatineau è stato naturale, fin da piccolo, calzare i pattini e impugnare il bastone: «Sì, la mia famiglia è molto legata a questo sport. E negli anni ottanta mio zio Yvan era pure passato da Ambrì. Diciamo che giocare a hockey per me è stato qualcosa di normalissimo: inoltre ero uno dei più giovani del mio gruppo e dovevo sempre dare il massimo per farmi valere. Uno spirito di competizione che mi ha poi aiutato nella mia carriera professionistica. Da bambino pensavo solo allo sport: mettevo i compiti sul tavolo e uscivo a giocare. Quando i miei genitori rientravano a casa dal lavoro vedevano i quaderni sulla scrivania e pensavano che avessi fatto i compiti (ride, Ndr)».
In Nordamerica la carriera di Joly si è sviluppata soprattutto tra AHL e ECHL.
Poi, nel 2021, arriva la decisione di trasferirsi in Europa e più precisamente in Finlandia: «Ho sempre saputo che prima o poi sarei venuto in Europa. In molti mi dicevano che qui avrei trovato l’hockey ideale per le mie caratteristiche. Ho avuto dei buoni allenatori, che mi hanno consigliato di varcare l’oceano: ho ricevuto un’offerta dalla Finlandia e ho deciso di compiere il grande passo».
E nel campionato finlandese, con la maglia dell’Hämeenlinna, le qualità offensive di Joly sono letteralmente esplose: 50 punti in 60 partite il primo anno, 64 (sempre in 60 incontri) nella passata stagione con tanto di premio quale miglior marcatore del torneo. «Sono maturato e ho sviluppato il mio gioco. Nel campionato finlandese si pattina parecchio e il gioco è molto rapido: ho dovuto compiere un salto di qualità per potermi imporre. La squadra, inoltre, mi ha permesso di esprimere appieno il mio potenziale».
Dopo la Finlandia, ecco la Svizzera e il Lugano. Per una nuova sfida personale: “Sì, si tratta effettivamente di una nuova sfida. So che la Lega svizzera è una delle migliori in Europa e quando ho ricevuto l’offerta del Lugano mi sono detto che si trattava dell’opportunità che attendevo da tempo. Non ci ho messo molto a decidere di trasferirmi qui». Non ha insomma avuto bisogno di informarsi più di quel tanto, Joly. A convincerlo è bastata la reputazione di cui gode il nostro campionato. «Conoscevo un po’ la Svizzera, ma nemmeno troppo a dire il vero. Alcuni giocatori che hanno militato nel vostro campionato mi hanno detto che qui si pratica un ottimo hockey, molto offensivo. E che ci sono tanti giocatori davvero forti. Credo che potrò divertirmi e, soprattutto, aiutare il Lugano a raggiungere i suoi obiettivi. Mi piace raccogliere nuove sfide e d’altra parte anche quando ho deciso di trasferirmi in Europa non conoscevo praticamente nulla dell’hockey finlandese. Ci ho messo un paio di mesi ad abituarmi e poi le cose sono andate sempre meglio».
Sul piano offensivo nella scorsa stagione il Lugano ha spesso incontrato qualche problema di troppo a trovare la via della rete. Da Michael Joly i tifosi – ma anche il club – si attendono molto in termini di reti e assist. Come tutti gli stranieri che militano in Svizzera, anche il canadese dovrà essere bravo a gestire la pressione: «Direi invece che sono spinto da una motivazione supplementare. Non ho avuto la fortuna di giocare nella NHL e magari qualcuno pensa che fare ciò che ho fatto in Finlandia non sia poi qualcosa di tanto difficile. Questo mi spinge a dare sempre il massimo per dimostrare il mio valore».
Il Lugano ha sette stranieri sotto contratto, ma solo sei possono scendere in pista: «Conosco le mie qualità e sono fiducioso. Lavorerò forte, darò il massimo e poi vedremo ciò che succederà. Non sono una persona che si agita per le cose che non può controllare: sarà il coach a decidere chi giocherà e inoltre durante una lunga stagione può succedere di tutto».