Miles, la musica è cambiata: «Con Landry gioco il doppio»

No, il jazz non c’entra. Il suo nome non è un omaggio dei genitori a Miles Davis. Ma la musica, per Miles Müller, è davvero cambiata. Per quanto inutile, il gol dell’1-5 segnato sabato contro il Rapperswil è stato il suo ottavo punto nelle ultime nove partite: 4 reti, 4 assist. Tra i suoi compagni di squadra, solo Joly ha fatto meglio con 11 punti. Nelle precedenti 16 gare, il ragazzo di Bienne, 21 anni il 19 dicembre, aveva ottenuto appena un assist. «Sono cresciuto insieme a tutta la squadra», ci dice Miles. «La gara con il Rappi non è stata all’altezza e il mio gol non mi ha di certo consolato, ma escludendo questo passo falso i nostri risultati recenti sono stati molto positivi. E quando si vince, tutto diventa più facile anche a livello individuale. Sto giocando bene, ho bravi compagni al mio fianco e sono più concreto rispetto al passato. Va poi detto che da qualche settimana sto giocando di più. Da quando Eric Landry ha preso il posto di Luca Cereda, il mio minutaggio è raddoppiato. A volte triplicato. A inizio stagione è stata dura. Se giochi soltanto 7-8 minuti, o se vieni utilizzato come tredicesimo attaccante, hai poche occasioni per metterti in mostra. Diventa pure più difficile entrare in partita e avere un impatto sul gioco».
Il cronometro non mente
I dati confermano quanto dice Müller. Con il «Cere», Miles ha disputato 11 partite su 12, con un «time on ice» medio di 8’54’’. Il più delle volte è partito in quarta linea, con Diego Kostner o Lukas Landry al centro. In tre occasioni è stato utilizzato come tredicesimo attaccante. Nell’ultima gara con Cereda in panchina, quella del 5 ottobre contro il Davos, Müller è stato schierato per 13 minuti all’ala di Heim, dove è poi stato confermato da Eric Landry e René Matte, in un terzetto completato prima da Bürgler (4 gare), poi da Pestoni (2), quindi da Joly (7) e infine da Grassi (1). Complice l’infortunio di Heim, sabato Müller è tornato in una linea più difensiva con Kostner e Grassi, ma il cronometro non mente: con il nuovo staff tecnico, il suo «time on ice» è quasi raddoppiato, con 15 minuti di media e punte vicine ai 18. «Eric mi sta dando tanto spazio e spero che continui così. Quando si ricevono più ghiaccio e più responsabilità, aumenta la fiducia in sé stessi. Landry è un head coach che lascia molta libertà ai suoi giocatori. Se sbaglio me lo dice, certo, ma il suo approccio mi aiuta molto».
È tutto nella testa
Miles ha colto l’occasione, dando una svolta alla sua stagione. «Nello sport l’aspetto mentale è fondamentale», dice. «Quando le cose girano nel verso giusto, a livello di squadra e individuale, è facile cavalcare l’onda. Ma è nei momenti difficili che bisogna trovare il modo di restare positivi. Credo di esserci riuscito, continuando a lavorare sodo per guadagnarmi una chance. Nel bene e nel male, so di poter sempre contare sul supporto di amici e familiari. I miei genitori mi danno spesso dei piccoli feedback, mio papà viene a vedere molte partite, ma i consigli si somigliano un po’ tutti e non servono a molto se non sei il primo a credere nel cambiamento e ad accettare la sfida».
Miles sembra molto focalizzato sull’hockey e sul suo percorso: «Lo sport fa parte della mia vita sin da quando ero piccolo e avvolge tutta la mia quotidianità. Sono giovane, non ho figli, non ho una moglie che mi aspetta a casa dopo le partite. Per cui, durante la stagione, sono concentrato solo sull’hockey. Inoltre, sento che il fatto di giocare bene o male può influenzare anche il mio modo di essere al di fuori del ghiaccio».
Miles Müller sta giocando bene. E infatti sorride: «Questa è la mia seconda stagione da professionista e sono contento del percorso fatto fin qui. A fine campionato voglio essere un giocatore migliore di un anno fa e credo di essere sulla buona strada, ma il cammino è ancora lungo. Devo e voglio continuare ad avanzare, lavorando su ogni dettaglio. Osservo con attenzione i migliori giocatori della lega, vedo quanto sono dominanti e mi dico che un giorno vorrei essere come loro. Ad Ambrì rubo il mestiere a tutti i compagni, perché ognuno di loro ha qualcosa di speciale. Posso ispirarmi alla tecnica di Joly, ma anche alla mentalità e alla leadership di Daniele Grassi».
Voglia di riscatto
Stasera a Zurigo, i biancoblù dovranno cancellare la controprestazione di sabato contro il Rapperswil: «Nel primo tempo abbiamo perso la testa, siamo stati troppo leggeri, e questo ci è costato il match», spiega Miles. «Forse eravamo un po’ troppo soddisfatti dopo la vittoria di Davos. Nei Grigioni abbiamo lavorato sodo e anche nei momenti delicati abbiamo portato il momentum dalla nostra parte. Abbiamo imparato la lezione: ogni giorno si riparte da zero e bisogna ricominciare dalle basi, dai duelli. Contro il Rappi non lo abbiamo fatto ed è un peccato. I Lakers non stavano attraversando un buon momento e dovevamo sfruttare la fiducia accumulata nelle ultime settimane. A Zurigo dovremo tornare tutti quanti sulla stessa pagina». O sullo stesso spartito. Per tornare a suonare la musica giusta.
