Mitell, l'esecuzione e il cecchino

Frustrazione: «Emozione spiacevole – recita il dizionario – che si prova quando un desiderio o un bisogno non viene soddisfatto a causa di un ostacolo, creando un senso di impotenza, rabbia o delusione».
Sì, è un Lugano frustrato quello che giovedì sera ha perso in casa con il Davos. Sì, a prevalere sono state impotenza, rabbia e delusione per una sfida che avrebbe potuto e anche dovuto prendere un’altra direzione. Ancora una volta però – al di là di alcune dubbie decisioni arbitrali – i bianconeri si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano a causa della loro sterilità offensiva. Pali, aste, reti sbagliate a porta vuota, tiri poco convinti da ottima posizione. Se ne sono viste di tutti i colori, insomma. Diceva bene un collega in vena di battute, al termine della partita: «La differenza è che il Davos ha Stransky, mentre il Lugano ha Perlini». Severo ma giusto, vien da dire. Eppure – altro motivo di frustrazione – per almeno una cinquantina di minuti la formazione di Tomas Mitell ha dominato la capolista. A Losanna, questa sera – contro un’altra formazione di vertice – servirà una prestazione altrettanto convincente. Condita, ovviamente, da qualche gol.
Un passo avanti
La fluidità del gioco bianconero migliora, insomma, ma i risultati tardano ad arrivare. E – al contrario di quanto affermava in conferenza stampa mercoledì scorso il ds Janick Steinmann – la sterilità offensiva rimane il punto dolente di queta prima parte di stagione bianconera. «Ritengo che con il Davos abbiamo giocato una buona partita – afferma il coach del Lugano – e avremmo meritato un altro risultato. Siamo stati una squadra vera e i tifosi ci hanno sostenuto a gran voce. Ci è venuta a mancare l’esecuzione, l’ultimo gesto davanti alla porta avversaria, ma a livello di crescita collettiva abbiamo compiuto un ulteriore passo avanti». Senza reti però – direbbe De La Palice – non si vince. Mitell insiste sui problemi di esecuzione, anche se alcuni dischi – ad onore del vero – sembravano dovessero solo essere appoggiati in fondo al sacco. E la buona prova del portiere grigionese Sandro Aeschlimann non spiega tutto: «A volte nell’hockey capita che le partite vadano in questo modo, soprattutto quando incontri una delle migliori formazioni della Lega. Ma ci siamo espressi ai loro livelli, anzi siamo stati anche migliori dei grigionesi. Come ho detto, è venuta a mancarci l’esecuzione e la fortuna – se penso alle aste colpite da Santeri Alatalo e Luca Fazzini – non ci ha dato una mano. Ci dobbiamo però concentrare sulla prestazione e sul fatto che abbiamo avuto davvero tante occasioni per segnare, anche se non le abbiamo sfruttate».
Decisione severa
Ha fatto inoltre discutere parecchio la penalità di partita inflitta a Jiri Sekac (squalificato per una giornata), grazie alla quale Stransky ha trovato il gol del raddoppio grigionese. Una rete che ha di fatto tagliato le gambe al Lugano. Mitell ha commentato l’episodio con eleganza: «A mio avviso i cinque minuti e la penalità di partita a Sekac sono stati particolarmente severi, ma non voglio fare polemiche: gli arbitri, in pista, fanno del loro meglio. È però un peccato, perché per 37’ abbiamo avuto il momentum dalla nostra parte. Ed invece grazie a quella superiorità numerica il Davos ha trovato la rete del raddoppio. In una partita così tirata c’è una grande differenza tra l’essere sotto di una rete o di due. Durante la penalità fischiata a Sekac, i grigionesi hanno tirato in porta solo una o due volte, ma sono comunque riusciti a segnare. È stato frustrante. Loro hanno sfruttato le poche occasioni avute, noi ne abbiamo avute tante ma non abbiamo segnato. Dobbiamo guardare avanti, alla partita con il Losanna, e cercare di essere migliori. Soprattutto sotto porta. La loro rete dopo soli 17 secondi? Ovviamente non ero contento, ma il gruppo ha reagito immediatamente, disputando un ottimo primo tempo. Il Losanna? Ci attende una sfida molto difficile, ma come sempre dobbiamo concentrarci soprattutto su noi stessi. In trasferta abbiamo già più volte dimostrato di essere in grado di portare a casa punti pesanti».
Dieci in tutto
Sì, ha già dimostrato di poter fare risultato in trasferta, il Lugano. Alla Vaudoise Arena – dove mancherà ancora Sgarbossa, che ne avrà per due o tre settimane – dovrà però obbligatoriamente essere più efficace. Sperando in un risveglio globale degli attaccanti, ma soprattutto di quelli stranieri. I numeri non mentono, i sei attaccanti «import» a disposizione (va comunque considerato che Rasmus Kupari è sceso in pista una sola volta) hanno realizzato in totale solo 10 reti: 4 a testa Sanford e Sgarbossa e 2 Linus Omark. Sekac – da poco rientrato da un infortunio –, il già citato Kupari e Perlini sono invece ancora a secco. L’anglo-canadese è senza dubbio la più grande delusione di questo primo scorcio di stagione bianconera: in 13 uscite ha messo a referto un solo assist e per andare in gol sembra aver bisogno di una porta di calcio. Al momento Perlini è una scommessa persa dal ds Janick Steinmann. Possibile che sul mercato non ci fosse di meglio? Già, perché le citate 10 reti messe a segno dai sei attaccanti stranieri fanno a pugni con i numeri dei migliori scorer del campionato. Matej Stransky – tanto per rimanere in tema Davos – ha già gonfiato 10 volte la rete. Altro che non essere frustrati, arrabbiati e delusi.