Hockey

Oltre alla Germania la Svizzera sfida le proprie paure

Ai Mondiali lA nazionale rossocrociata si prepara ai quarti di finale contro i tedeschi
Roman Josi e Leonardo Genoni sembrano guardare con fiducia alla sfida con la Germania.. ©Keystone/Peter Schneider
Red. Sport
23.05.2024 06:00

Siamo al dunque. Un girone preliminare all’altezza delle aspettative – con in particolari i successi contro Repubblica Ceca e Finlandia e una sola sconfitta, di misura con il Canada – non conta più nulla. Ha permesso alla Svizzera di accedere ai quarti di finale, dall’alto di un invidiabile secondo posto di gruppo alle spalle dei canadesi. Ora però si fa davvero sul serio, in palio c’è una semifinale che manca ormai dal 2018, quando a Copenaghen i rossocrociati arrivarono ad un passo dal titolo mondiale. Quella finale persa ai rigori contro la Svezia brucia ancora, ma il cammino per prendersi un’eventuale rivincita è ancora lungo. Anzi lunghissimo.

Voglia di rivalsa

Il destino ha voluto che sulla strada della nazionale elvetica ci fosse ancora la sua bestia nera. Quella Germania capace di mandarci a casa due volte nelle ultime tre edizioni dei Mondiali e di darci un immenso dispiacere anche alle Olimpiadi di Pyeongchang del 2018.

Dodici mesi fa a Riga – dopo aver dominato il suo girone preliminare – la Svizzera si sciolse come neve al sole al cospetto dei tedeschi. Finì 3-1 per la Germania, al termine di una «non partita» dei rossocrociati, bloccati dalla pressione. L’occasione per prendersi una rivincita è ghiotta: in questo senso non poteva capitare un avversario migliore alla truppa di Patrick Fischer. Staff tecnico e giocatori sostengono a gran voce che questa è un’altra storia, che il passato non conta, che la Svizzera ha compiuto concreti passi avanti, a livello mentale. Ha pure ingaggiato un «mental coach» – Stefan Schwitter – per arrivare pronta alla fase ad eliminazione diretta. «Stefan – precisa Fischer – svolge un lavoro importantissimo per restare nel momento presente».

Basterà? Fatto è che l’ultimo successo elvetico sui tedeschi in un quarto di finale iridato risale addirittura al 1992, in un Mondiale disputato... a Praga. «Abbiamo tutti voglia di andare in semifinale – spiega Romain Loeffel – ma il sentimento di rivincita non deve indurci ad esagerare e a fare cose che non appartengono al nostro sistema di gioco».

La Germania – poco ma sicuro – si aggrapperà anche alla storia recente per cercare di sgambettarci per l’ennesima volta. Sono ben 16 i rossocrociati già in pista un anno fa: la speranza è allora che a prevalere sia la voglia di rivalsa e non la tensione. A partire da quella del coach, apparso già parecchio nervoso al termine dell’incontro con la Finlandia. Per gli svizzero-tedeschi, quello con la Germania è un derby. Ma l’esempio, come sempre, dovrà venire dall’alto. «Bisogna saper vivere il momento presente – prosegue Loeffel –. Il passato è il passato. Come squadra siamo migliorati nel corso del torneo, siamo andati in crescendo. Questo è un nuovo anno. È un aspetto su cui volevamo lavorare già durante la preparazione. Uno degli aspetti è anche quello di vivere il momento, mentalmente. Il passato non serve a nulla e lo stesso vale per il futuro, quindi non ha senso guardare troppo avanti. Non dobbiamo temere i tedeschi».

Occhio agli «special team»

La solidità difensiva – la Svizzera non subisce reti in cinque contro cinque da 5 partite – sarà la base sulla quale costruire un successo atteso da tutta la Svizzera. In porta Genoni – sarà senza ombra di dubbio lui, il titolare – ha fin qui disputato un ottimo torneo e garantisce calma ed esperienza. Il box-play rossocrociato però ancora non convince ed allora sarà fondamentale rimanere il più possibile lontano dalla panchina dei penalizzati. Anche e soprattutto perché il power-play tedesco non scherza. «Dobbiamo essere pronti – spiega Fischer – ad affrontare delle situazioni complicate. Durante il torneo abbiamo vissuto dei momenti difficili, ma non siamo mai crollati, siamo sempre rimasti calmi. Solo contro il Canada – dopo la penalità di partita rimediata da Fiala – abbiamo perso un po’ i nervi. Ma ci è servito da lezione».

Il fattore Josi

Insomma, sulla carta – nonostante gli enormi progressi compiuti dai tedeschi negli ultimi anni – la Svizzera rimane superiore alla Germania. Lo era anche dodici mesi fa, però. Al contrario dell’anno scorso, nella grigia e finanche tetra Ostrava ci sarà però Roman Josi: ancora una volta il capitano della nazionale e dei Nashville Predators ha confermato di essere uno dei giocatori più completi del panorama internazionale. Un trascinatore che oggi – insieme ai vari Kevin Fiala, Nico Hischier e Nino Niederreiter – dovrà caricarsi la squadra sulle spalle. E trascinarla di peso verso un ritorno festoso a Praga, per le semifinali. Meglio non guardare troppo in là, per adesso. C’è da battere la Germania, c’è da superare le nostre paure.

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