Ora Heim è tornato davvero: «Anche nell’anno più duro, l’Ambrì mi ha sempre capito»

Un anno fa, di questi tempi, André Heim chiudeva la sua breve parentesi con i St. Louis Blues per rientrare in Leventina. Il vero Heim, però, è tornato solo nelle scorse settimane. Nelle ultime cinque partite, ha infatti segnato tre reti. Tante quante ne aveva realizzate nelle 44 gare precedenti. Un giocatore rinato. Finalmente.
Andata e ritorno
Era il 12 ottobre del 2023. Tagliato dai St. Louis Blues, che gli avevano offerto un contratto su segnalazione di Claude Julien, André Heim si imbarcò sul primo volo per la Svizzera. Ma come capita con i bagagli, una parte di lui rimase a terra, dimenticata in qualche deposito dell’aeroporto. Persa nei meandri della mente umana. Sì, perché alla fine è tutta una questione di testa. André era partito per il Nordamerica in settembre, con un sogno tra le mani e un futuro di promesse. La realtà si dimostrò tanto diversa quanto crudele. E l’avventura durò poco: un campo di allenamento, un’amichevole, il passaggio al farm team dei Blues e infine la risoluzione del contratto. L’attaccante bernese rientrò in Leventina sfiduciato; la stagione gli scivolò tra le mani, senza acuti, con pochi sorrisi. L’ombra del giocatore ammirato nei primi due campionati in biancoblù.
Una rete liberatoria
Un anno dopo il ritorno a casa, anche il bagaglio smarrito è stato finalmente ritrovato. «Sì, finalmente». André non si nasconde. Sa benissimo di aver giocato un campionato 2023-24 al di sotto delle aspettative. Anche il primo scorcio di questa stagione non è stato particolarmente brillante per il centro numero 44. Ma il gol all’overtime contro il Davos, lo scorso 1. ottobre, lo ha rilanciato. Tre giorni dopo, Heim ha segnato anche contro il Ginevra. Nel derby con il Lugano ha dato origine al decisivo 2-1 di De Luca. E sabato a Friburgo ha firmato la sua terza rete in cinque partite. Nelle precedenti 24, tra il 7 gennaio e il 28 settembre, era rimasto a secco. «La rete della vittoria segnata contro il Davos mi ha davvero liberato e mi ha tolto tanta pressione dalle spalle», racconta il 26.enne. «Sapevo che quel gol sarebbe arrivato e ho mantenuto la pazienza. In seguito, tutto è stato più facile».
Lezione di vita
«Non ho mai smesso di lavorare duramente e adesso anche la fortuna è dalla mia parte», prosegue Heim. «Mi sento bene, spero di continuare così. Nei momenti complicati, ho comunque imparato tanto, soprattutto su me stesso. Nelle mie prime sei stagioni da professionista, tra Berna e Ambrì, ho sempre fatto dei progressi. L’anno scorso, per la prima volta, ho invece dovuto affrontare delle difficoltà. Mentalmente è stata una prova dura, ho dovuto battagliare, pazientare, insistere. Ho cercato di concentrarmi su me stesso, sulle basi del mio gioco, sui piccoli dettagli, senza andare ossessivamente a caccia di gol e assist. Insomma, ne ho approfittato per imparare a gestire questo tipo di situazioni, che sono abbastanza comuni nella carriera di un giocatore di hockey».
Comunque orgoglioso
«Oggi, per me, la NHL non è né un sogno, né un incubo», aggiunge Heim ripensando alla sua (dis)avventura americana. «Sono sereno: ci ho provato, non ha funzionato, ora è un capitolo chiuso. Adesso, se guardo indietro, sono orgoglioso di aver vissuto quell’esperienza. Non capita a tutti di ottenere una chance in NHL e io, onestamente, penso di aver fatto tutto il possibile per giocare al meglio le mie carte. Ma un anno fa, di questi tempi, i sentimenti erano ben diversi. Il mese trascorso a St. Louis è stato il più duro nella mia vita di giocatore. Tornato a casa, non ero né felice, né fiero. Anzi, mi chiedevo perché lo avessi fatto. Sono stati giorni difficili, non solo per me, ma anche per chi mi stava vicino. Con l’aiuto di tante persone care, dalla famiglia alla squadra, ne sono venuto fuori. Ho presto capito che essere tornato ad Ambrì mi avrebbe reso felice».
Attestato di stima
Due mesi dopo il suo rientro in Leventina, Heim firmò un nuovo contratto con i biancoblù, prolungandolo dal 2025 al 2027. Una bella dimostrazione di stima, nonostante il calo di rendimento: «Durante tutta la scorsa stagione, l’Ambrì è stato molto comprensivo nei miei confronti. La dirigenza, lo staff e i compagni hanno capito le mie difficoltà, mi hanno concesso il tempo per riprendermi, mi hanno parlato di altri giocatori passati da una situazione simile. Sapevano che ero io stesso, più di tutti, a mettermi addosso pressione. Ho anche approfittato della presenza del mental coach, Corsin Camichel. Io sono un tipo riflessivo e a volte penso un po’ troppo. Parlando con lui, ho capito che questo poteva essere controproducente».
Nuovi compagni
La rinascita di André Heim non è solo una questione di gol e assist. Sono le performance, il linguaggio del corpo, la fiducia nelle giocate, a confermare una ritrovata serenità: «Sto giocando molto meglio dello scorso anno, sto di nuovo aiutando la squadra nel modo giusto: solido in zona difensiva e sempre in controllo. Inoltre, posso contare sull’aiuto dei miei compagni di linea. Ultimamente sto giocando con Inti Pestoni e Tommaso De Luca, due attaccanti di grande talento, con una predisposizione per il gioco offensivo. Stare in mezzo a loro due è un piacere, mi diverto tanto. Il mio compito è di portare un po’ di equilibrio, devo essere il primo a ripiegare in difesa. Formiamo un bel mix, le cose funzionano benissimo. Aver deciso il derby con una nostra triangolazione è stato super».
Equilibrio estremo
Dopo la vittoria per 2 a 1 sul Lugano, sabato è arrivata la sconfitta per 4 a 3 a Friburgo. Per i biancoblù, 10 partite su 11 si sono decise con una sola rete di scarto, 6 delle quali oltre i tempi regolamentari. Uno stress che alla lunga potrebbe pesare oppure, al contrario, un ottimo allenamento per i nervi? «Ovviamente vorremmo chiudere prima le partite – conclude André –, ma non la definirei una situazione stressante. Siamo in forma, abbiamo quattro linee in grado di giocare con intensità per 60 minuti e oltre. Abituarsi a vincere queste partite così tirate, ha un impatto positivo a livello mentale. Si impara anche a pazientare, a non forzare le decisioni, a restare negli schemi. Insomma, si cresce». E con il vero Heim, tutto è più facile.