Hockey

Per il Lugano è già tempo di regali

A Davos i bianconeri pagano a carissimo prezzo la loro indisciplina e la pessima gestione delle situazioni speciali
Il Davos festeggia, Canonica se ne va sconsolato ©Keystone/JUERGEN STAIGER
Flavio Viglezio
21.12.2025 17:00

Si può perdere a Zurigo, a patto di non fare regali a due fenomeni cone Malgin e Andrighetto. Si può perdere anche in casa della capolista Davos, a patto però di non mettere nelle condizioni migliori di colpire due fuoriclasse come Stransky e Zadina. Sì, dopo la sconfitta alla Swiss life Arena è arrivata anche quella nei Grigioni. E pensare che il Lugano non perdeva due incontri di fila da fine settembre. Due sconfitte al cospetto di due super potenze del campionato, favorite però dalle lacune bianconere. Non è il caso di farsi prendere dal panico – c’è subito la possibilità di rifarsi, ospitando l’Ajoie – ma queste battute d’arresto possono e devono far riflettere il Lugano. La squadra di Mitell non ha sfigurato nei Grigioni, ha dato battaglia e non ha mai mollato. E nel terzo tempo ha fatto tremare il Davos. Ma, nel complesso, nelle ultime due uscite è venuta a mancare quella compattezza difensiva che aveva caratterizzato e favorito i successi ottenuti dalla formazione di Tomas Mitell nelle settimane precedenti. Niente drammi insomma: la testa deve già essere ai due impegni che precedono la breve sosta natalizia, contro Ajoie, appunto, e a Langnau martedì.

Una penalità inutile e stupida
A punire il Lugano oltre misura nei Grigioni sono state le situazioni speciali. Troppe le occasioni concesse dai bianconeri ad un Davos che non ha bisogno di questo tipo di regali. A cominciare da quella – totalmente inutile – che ha mandato Connor Carrick sotto la doccia (contro l’americano è stata aperta una perocedura e con l’Ajoie non ci sarà) nelle fasi conclusive del primo periodo. Permettendo al power-play del Davos di scatenarsi: «La penalità di partita di Carrick – spiega Giovanni Morini – è stata un “turning point» della sfida. Diciamo che l’ha condizionata parecchio. Non mi piace far polemica, gli arbitri hanno deciso così e dobbiamo accettarlo. C’erano però un paio di situazioni piuttosto dubbie a nostro favore. Amen, lo accettiamo e andiamo avanti».

Reazione positiva
Ha ragione, l’attaccante di Como. Un paio di episodi non fischiati a favore dei bianconeri ci sono stati, ma la sconfitta non è maturata per colpa degli arbitri. Fatto è che il Lugano ha subito tre delle cinque reti in situazione di box play, e una quando si trovava in situazione di superiorità numerica. È insomma facile capire cosa abbia fatto la differenza nei Grigioni. Peccato, allora, che la reazione nel terzo tempo - tardiva - non abbia portato i frutti sperati: «Non credo – prosegue Morini – che si possa dire che la nostra reazione sia arrivata tardi. In realtà anche nel secondo periodo abbiamo fatto delle cose positive in cinque contro cinque. Sinceramente a Davos le situazioni speciali non hanno girato a nostro favore. Diciamo che non siamo stati abbastanza bravi contro di loro. Abbiamo subito reti in box-play e pure una quando eravamo noi in superiorità numerica. Questo ci è costato la partita. Nel secondo e nel terzo periodo abbiamo avuto tante occasioni».

La giusta mentalità
£Il merito principale del Lugano è stato quello di non mollare dopo un periodo centrale chiuso in svantaggio di tre reti. I bianconeri hanno affrontato gli ultimi venti minuti di gioco con grinta e determinazione. Con la consapevolezza – in altre parole – di poter avere ancora qualcosa da dire. Non lasciarsi mai andare e lottare fino alla fine: sono segnali importanti, che testimoniano come la mentalità di questo Lugano sia lontana anni luce da quella dello scorso anno: «Dopo il periodo centrale ci credevamo ancora. Eravamo sotto di tre reti, certo, ma era uno svantaggio figlio di episodi. Ci siamo detti che dovevamo continuare a spingere, cercando di trovare un gol il prima possibile. L’hockey è uno sport in cui il momentum gira in fretta e ci abbiamo provato. Purtroppo alla fine non siamo riusciti a pareggiarla».
No, non l’ha pareggiata, il Lugano, ed allora un po’ di amaro in bocca rimane. Ma è difficile pensare di andare a punti – su piste complicate come quelle di Zurigo e Davos – subendo così tante reti. I bianconeri – tocca ripeterlo – hanno costruito i loro successi sulla solidità difensiva. Che, allora, bisogna ritrovare al più presto: «I tanti gol subiti a Zurigo e a Davos sono maturati perché non abbiamo giocato al nostro meglio. Quando non ti esprimi al massimo delle tue possibilità, lo paghi a caro prezzo. Il Davos ha uno dei migliori attacchi del campionato e lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. Non si può permettere di concedere nemmeno un centimetro, ai grigionesi».

Una chiara lezione
No, nemmeno un centimetro. Ed allora la sconfitta a Davos – e lo ribadiamo fino alla noia, anche quella di Zurigo – deve fungere da insegnamento in vista dei prossimi impegni. Perché ormai lo sanno anche i sassi: quando non si gira a pieno regime, in questo campionato si può perdere con tutti. Figuriamoci contro una corazzata come quella grigionese. «La lezione è chiara: in questa lega, appena togli un po’ il piede dal gas, vieni punito. Senza la massima concentrazione e la cura dei dettagli non possiamo aspettarci di vincere. Sotto diversi aspetti abbiamo perso queste due partite per motivi diversi. A Zurigo non abbiamo gestito bene alcuni dettagli, a Davos non siamo stati abbastanza lucidi e – come ho detto – le situazioni speciali hanno fatto la differenza. Sapevamo che si trattava di due trasferte impegnative. Volevamo fare punti, ma purtroppo non ci siamo riusciti. La testa deve andare subito alla sfida con l’Ajoie». Un Ajoie che, ultimamente, ha dato qualche segnale di vita e che non va assolutamente sottovalutato: «Contro i giurassiani, davanti ai nostri tifosi, vogliamo subito interrompere questa mini serie di sconfitte. Non ci interessa l’avversario, dobbiamo solo pensare a noi stessi. È una partita in casa e vogliamo i tre punti.»

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