Philip Wüthrich, portierone da trasferta: «Ma non vedo l'ora di debuttare alla Gottardo Arena»

Corsin Camichel, il mental coach dell’Ambrì Piotta, osserva l’allenamento con grande interesse. Il momento dei biancoblù è delicato e richiede la massima attenzione di tutti. Anche di chi, per mestiere, cerca di leggere nelle teste dei giocatori, indirizzando i loro pensieri e incanalando le loro emozioni. Sul ghiaccio, gli stati d’animo sono contrapposti. Da una parte ci sono sedici attaccanti in difficoltà, autori di una sola rete in quattro partite; dall’altra due portieri in ottima forma e in piena fiducia, Gilles Senn e Philip Wüthrich. Quest’ultimo è stato schierato soltanto in trasferta, prima a Langnau e poi nella sua Berna. E in entrambi i casi è stato il miglior leventinese in pista. Senza le sue parate, le sfide della Ilfis e della PostFinance Arena sarebbero finite molto prima. E chissà che per il 27.enne non sia arrivato il momento del debutto casalingo, stasera contro gli ZSC Lions. «Ovviamente non vedo l’ora di giocare davanti ai nostri tifosi, ma saprò aspettare la mia occasione», ci racconta Philip, ragazzo tranquillo e di pochissime parole. «Negli scorsi anni ho conosciuto l’ambiente della Gottardo Arena da avversario e mi sono sempre divertito molto. Vivere questa atmosfera indossando la maglia biancoblù sarà ancora più bello e speciale».
Una notte da ex
Di speciale, tre giorni fa, c’è stata la sfida contro i suoi ex compagni del Berna, la squadra in cui è cresciuto e con cui ha debuttato in National League: «C’erano tante emozioni in ballo, ma ho cercato di liberare la mente e di godermi la serata». Peccato per la sconfitta, ma Wüthrich è stato comunque un protagonista in positivo: «Parare è il mio lavoro», ci dice con estrema modestia. «A livello personale posso ritenermi soddisfatto del mio inizio, ma sono mancati i risultati, che restano la cosa più importante. Continuerò quindi a lavorare sodo per fare ancora meglio. Ogni sera io e Senn dobbiamo dare alla squadra una possibilità di vincere, tenendola in partita il più a lungo possibile. Con Gilles ci conosciamo da diversi anni e ci spingiamo a vicenda, sotto la guida di un tecnico esperto quale Pauli Jaks. Con quest’ultimo avevo già lavorato in passato, era il mio allenatore nella Nazionale U18. Mi sono sempre trovato molto bene con lui».
Con un attacco così sterile, il peso sulle spalle dei portieri è ancora maggiore. Ma per Philip Wüthrich la situazione non è grave come sembra: «Non c’è nessuna ragione per farsi prendere dal panico. Tutti noi sappiamo di cosa siamo capaci, si tratta solo di sbloccarsi, di fare il famoso click. Da portiere, posso garantirvi che i nostri attaccanti hanno grandi qualità. In allenamento cerco di rendergli la vita difficile, ma non sempre ci riesco. Ne sono convinto: i gol arriveranno».
Sana concorrenza
Classe 1998, prima di trasferirsi in Ticino Philip Wüthrich ha vissuto tutta la carriera nell’orbita del Berna. Campione nazionale U20 con gli Orsi nel 2016, tra il 2018 e il 2020 ha giocato in prestito nel Langenthal, vincendo anche lì un titolo di Swiss League. Nel 2020 è tornato nel club della capitale, dapprima alternandosi con il finlandese Tomi Karhunen (20 presenze nel 2020-21), poi diventando l’indiscusso numero uno, affiancato da un back-up d’esperienza come Daniel Manzato: 39 presenze nel 2021-22 e addirittura 53 – tra regular season e playoff – nel 2022-23. Nel 2023-24 il Berna ha però deciso di puntare su un nuovo portiere straniero, Adam Reideborn, e per Philip lo spazio si è ridotto: 12 partite in quell’anno e 24 nella scorsa stagione, quando l’ex nazionale svedese ha palesato non pochi problemi. Reggere le aspettative della PostFinance Arena e dei suoi 16 mila spettatori, nel regno che è stato di Renato Tosio, Marco Bührer e Leonardo Genoni, non è facile per nessuno. «Ma io la pressione non l’ho mai avvertita», afferma Philip. «Non me ne sono andato per quello. Semplicemente, era arrivato il momento di provare qualcosa di nuovo. L’Ambrì mi ha offerto la possibilità di formare una buona coppia di portieri elvetici insieme a Gilles. Al giorno d’oggi, con un calendario sempre più intenso e un livello del campionato sempre più alto, quasi tutte le squadre vogliono due buoni estremi difensori». Meglio ancora se entrambi svizzeri, aggiungiamo noi. «La concorrenza nel nostro ruolo è diventata la normalità, indipendentemente dal passaporto. Con Reideborn a Berna è stato un po’ difficile all’inizio, perché venivo da due stagioni da titolare, ma poi è andata bene anche lì».
Amante del tennis («Ma in estate in Ticino ho praticato anche il padel»), Philip ama trascorrere il tempo libero con i compagni: «Per conoscerli meglio». E magari per spiegargli come superare un portiere.