Quegli spazi vuoti nel line-up di Mitell

Mai in 13 a tavola, dicono gli scaramantici. Quasi mai in 13 in attacco, risponde il Lugano di Tomas Mitell. Nelle prime 31 giornate, il coach svedese ha infatti riempito ogni slot disponibile (20 giocatori di movimento) solo in 13 occasioni. I bianconeri non hanno mai schierato 8 difensori (Samuel Guerra è stato dapprima confinato in tribuna, poi - dal 25 settembre - è finito in prestito a Zugo) e solo in 15 gare hanno puntato su un attaccante supplementare. E lo hanno fatto appena 3 volte nelle ultime 17 partite. Anche mercoledì a Zurigo, nonostante il rientro di Bertaggia, l’HCL è sceso in pista con 7 difensori e 12 attaccanti, lasciando uno spazio vuoto nel line-up. Il giovane Cyrill Henry era indisponibile, poiché impegnato con la Nazionale Under 20 in vista dei Mondiali di categoria. C’era però un attaccante in sovrannumero, rimasto a casa per decisione dello staff: Marco Zanetti, solitamente titolare.
Gestione delle energie
«Abbiamo voluto concedergli un turno di riposo, visto che durante la pausa è sceso in pista con l’Italia per tre giorni di fila, venerdì, sabato e domenica», spiega Mitell, spegnendo sul nascere ogni speculazione. «Marco tornerà in pista sabato a Davos. Siamo molto contenti del suo gioco, ma con l’infermeria che si sta svuotando, possiamo anche scegliere di gestire le energie». Ci sta. Come detto, però, non è la prima volta che il Lugano scende in pista con solo 19 giocatori di movimento. «Non ho nulla contro l’idea di schierare 13 attaccanti, ma va detto che in molte occasioni non abbiamo avuto la possibilità di farlo», afferma l’allenatore bianconero. Ha ragione: tra infortuni e squalifiche, Mitell ha spesso dovuto fare i salti mortali, inventandosi anche Jesper Peltonen all’ala. Ma un principio sembra regolare la gestione della rosa: salvo cataclismi, i giocatori in prestito restano dove sono. Oltre a Guerra, ci sono anche Jakob Lee e Nick Meile al Sierre. E fino al 25 ottobre, in Vallese, c’era pure Cole Cormier, poi ceduto all’Ajoie a titolo definitivo. L’idea di richiamarli di tanto in tanto non ha fatto breccia. A volte, inoltre, il giovane Henry è stato lasciato a disposizione degli U20 Elit, nonostante la disponibilità di un posto in prima squadra. Il 18.enne è stato impiegato solo 3 volte come 13. attaccante, ma ben 8 nelle 4 linee titolari. Evidentemente, si ritiene che per lui sia più utile giocare tanti minuti con la U20, piuttosto che fare pochi cambi in NL da tredicesimo.
La svolta a metà ottobre
Il Lugano di Mitell ha preso forma nel tempo. E una volta trovato l’assetto vincente, ha puntato sulla continuità, al netto degli infortuni e di alcuni cambi nel contingente straniero (da Omark a Emanuelsson). Nelle prime 14 giornate, un 13. attaccante c’era praticamente sempre: una volta è toccato ad Aleksi Peltonen, una a Henry, una a Morini, una a Tanner, due a Lee e sei a Cormier. Da Lugano-Davos del 16 ottobre in poi, però, Mitell ne ha fatto ripetutamente a meno. Gli infortuni (nell’ordine: Kupari, Bertaggia, Sgarbossa, Perlini e Thürkauf) o le squalifiche (si pensi a quelle rimediate da Sekac e Simion), oltre a qualche attacco influenzale, hanno limitato il margine di manovra dello staff tecnico. Ma in 8 occasioni è stato scelto di lasciare fuori qualcuno e di presentarsi in pista con un line-up «monco». Ora, salvo nuovi infortuni (tocchiamo ferro), la musica potrebbe cambiare. Sabato a Davos lo sapremo.
