Questo Lugano da applausi può fare a meno di Linus Omark?

Un bimbo biondo con un vecchio casco da hockey blu della Jofa, la maglia gialla della nazionale svedese e gli occhialetti tondi sotto la griglia protettiva. «Tutto è iniziato con un sogno», scrive Linus Omark in questa sua storia Instagram. Qualche ora dopo, al termine della partita vinta 6-2 contro il Ginevra, l’attaccante pubblica un altro contenuto: il video dei suoi festeggiamenti sotto la Curva Nord. I tifosi lo richiamano più volte, lui sorride, saluta, fa partire la «ola». Si diverte, come il bambino nella foto. Già, tutto è iniziato con un sogno. E adesso? Tutto è finito? «Chissà, forse è stata l’ultima partita della mia carriera», ci dice il 38.enne di Lulea. Dopo una vittoria vissuta da protagonista, con un gol e un assist, è difficile credergli. Quel che è certo, è che il suo contratto con il Lugano, firmato il 21 settembre e valido fino alla pausa per le Nazionali, è scaduto. Arrivato in Ticino fuori forma, Omark è cresciuto parecchio, settimana dopo settimana, diventando uno degli artefici della scalata bianconera: 6 successi pieni nelle ultime 6 giornate, con addirittura 16 punti recuperati al Rapperswil, secondo in classifica e ora distante solo 6 lunghezze. Quello di sabato poteva sembrare un addio, ma il ds Janick Steinmann assicura che nessuna decisione è stata presa. E che le due parti si sentiranno durante la sosta. Omark conferma: «Non so cosa succederà. Ora tornerò in Svezia (è partito oggi, ndr.), parlerò con la mia famiglia e decideremo cosa fare. I miei figli devono andare a scuola e se troveremo una soluzione, forse tornerò. Lo vedremo».
La svolta
Il Lugano spera, perché è difficile fare a meno del Linus Omark ammirato nelle ultime partite. «Comunque vada, sono convinto che nemmeno la pausa riuscirà a fermare questo gruppo», afferma Linus. «La squadra sta giocando davvero molto bene e deve semplicemente continuare così. Quando sono arrivato, un mese e mezzo fa, la situazione era ben diversa. Non avevamo la fiducia che si è invece vista anche contro il Ginevra. Abbiamo superato un momento duro, senza però mai smettere di credere in quello che stavamo facendo. Lo staff sta svolgendo un ottimo lavoro e nel team ci sono tanti ottimi giocatori. Credo che la svolta sia avvenuta a Porrentruy, lo scorso 12 ottobre. Quella con l'Ajoie non è stata una vittoria spettacolare, ma l’abbiamo ottenuta giocando con grande solidità, gli uni per gli altri. Da quel momento in poi, nonostante il successivo stop casalingo con il Davos, tutto è andato molto bene». Proprio così. A partire dalla sfida persa con i grigionesi, il Lugano si è trasformato, trovando velocità d’esecuzione, fluidità, intesa. Poi, dal 5-1 di Losanna, è arrivata anche la concretezza fin lì mancata. I meriti vanno suddivisi sulle quattro linee, Mitell ha saputo trovare la giusta chimica tra i terzetti d’attacco. E ha potuto contare sulla fantasia e sulla tecnica di un Omark finalmente in grado di sostenere i ritmi per 60 minuti: «Quando sono arrivato, avevo pochi allenamenti sul ghiaccio nelle gambe», ricorda Linus. «Ora mi sento davvero bene e credo di aver dato il mio contributo per aiutare la squadra a vincere, facendo la mia parte in pista e nello spogliatoio. È bello vedere i ragazzi così sorridenti e consapevoli dei loro mezzi. Così è molto più facile giocare a hockey».
Qualità che mancavano
Neppure Tomas Mitell conosce il destino di Omark: «Non ho idea di cosa succederà adesso e del resto non è il mio lavoro. Come allenatore, posso dire che Linus è migliorato giorno dopo giorno, tornando a fare le sue cose con naturalezza. In linea con Simion e Thürkauf, ha trovato la sua dimensione ideale. Ha qualità che poche persone possono vantare in questa lega e che a noi, prima del suo arrivo, mancavano. Vedremo cosa succederà. Se non dovesse tornare, andremo avanti come abbiamo sempre fatto quando ci sono state delle defezioni. Contro il Ginevra, ad esempio, ci mancavano quattro attaccanti – Sgarbossa, Kupari, Canonica e Bertaggia – ma abbiamo comunque giocato una buona partita. Per diverse ragioni, i giocatori fanno dentro e fuori dal line-up continuamente, ma non per questo dobbiamo fasciarci la testa».
Il Lugano tornerà in pista mercoledì 12 novembre a Langnau. La pausa interrompe una striscia positiva, ma Mitell la accoglie con piacere: «Anche a noi servirà staccare un po’ per recuperare le energie e qualche infortunato. Stavamo cavalcando l'onda, ma sfrutteremo questi giorni per farci trovare pronti alla ripresa. La sfida con il Servette ha confermato il nostro buon momento: anche quando l’avversario si è rifatto sotto, abbiamo continuato a fare il nostro gioco, senza mai tremare. I nostri difensori ci stanno dando una grossa mano, con e senza disco. In attacco, la nostra esecuzione ha raggiunto un buon livello. Ci è voluto un po’ di tempo affinché i giocatori imparassero a conoscere me e assimilare il mio sistema di gioco. E io ho dovuto imparare a conoscere loro. Per creare questa chimica è stato fondamentale fidarsi l’uno dell’altro. Come dico sempre, bisogna restare umili e continuare a lavorare insieme. Ora è più facile guardare la classifica, ma dobbiamo restare focalizzati sul processo, continuando a imparare e a crescere».
Sabato è anche arrivata la prima rete in bianconero di Ramon Tanner, autore dell’1-0. Sempre più a suo agio, il 26.enne si sta meritando la fiducia del club. Anzi, vedendolo oggi, sembra incredibile che la sua carriera, negli ultimi anni, sia spesso passata attraverso dei «provini», a Bienne come a Lugano. «Dalla prima volta che l’ho visto, in agosto, Ramon ha fatto grandi progressi», spiega Mitell. «Non è fisicamente prestante, ma gioca con coraggio e intensità, vincendo molte battaglie. È un gran lavoratore e sono molto contento per lui». Il coach svedese è felice anche per i gemelli Peltonen: «Giocare e vincere contro la squadra allenata dal papà Ville è stato molto emozionante per loro. Questa vittoria, archiviata dal 4-2 a porta vuota di Aleksi, sarà certamente un tema al loro pranzo di Natale in famiglia».
