Hockey

Rabbia e lacrime in un divorzio alla leventinese

Il riassunto di una giornata per certi versi surreale, con tutti gli ingredienti di un reality show - Paolo Duca: «Non siamo noi ad andarcene, di fatto siamo stati esautorati, ci hanno tagliato le gambe» - Il presidente Filippo Lombardi: «Mi scuso con loro, ma noi non li abbiamo esonerati»
© CdT/Gabriele Putzu
Fernando Lavezzo
08.10.2025 18:25

Rabbia, orgoglio, commozione, tradimento. In questo divorzio alla leventinese, ci sono tutti gli ingredienti di un reality show. Uno di quelli spettacoli televisivi in cui le coppie – un trio, in questo caso – si dicono addio tra rimpianti, amarezza, incomprensioni, sventolando in pubblico i panni sporchi. Tra l’Hockey Club Ambrì Piotta e due dei suoi simboli moderni, Paolo Duca e Luca Cereda, entrambi in carica dalla primavera del 2017, la rottura è stata ufficializzata questa mattina alla Gottardo Arena, in un’affollata e surreale conferenza stampa. «Noi non abbiamo esonerato nessuno», ha tenuto a precisare il presidente Filippo Lombardi. «La decisione di andarcene non è nostra, è vostra», ha replicato Duca in un momento ad altissima tensione. «Tutto ciò è una conseguenza delle vostre azioni», ha aggiunto l’ormai ex direttore sportivo. «La volontà di combattere ce l’avevamo ancora, eccome. Ma siamo stati esautorati. Il fatto che abbiate avuto dei colloqui con un altro candidato alla panchina e con alcuni giocatori, senza che noi ne sapessimo niente, ci ha tagliato le gambe e ci ha tolto credibilità all’interno della squadra». «Capisco la vostra posizione – ha ribattuto seccato Lombardi –, ma la mia interpretazione è diversa. Non avete ricevuto lettere di terminazione del rapporto».

La «pugnalata»

Il vaso è finito in mille pezzi ieri sera, quando si è venuto a sapere dell’incontro – avvenuto lunedì a Zurigo – tra Lombardi e Christian Dubé, papabile nuovo allenatore della squadra biancoblù, penultima in classifica con un bilancio di 10 sconfitte in 12 partite. Un incontro, quello tra il presidente leventinese e l’ex tecnico del Friburgo (di cui era anche ds), che ha fatto imbufalire Paolo Duca: «Ci avete pugnalato alle spalle dopo aver lottato fianco a fianco, gomito a gomito, in innumerevoli battaglie», ha detto «Duke» rivolgendosi al presidente e al CdA. «Sono estremamente deluso e mi fa molto male», ha aggiunto. «Pur riconoscendo di avere un carattere impulsivo, diretto, penso di essere sempre stato intellettualmente onesto e pronto a discutere lealmente con il solo obiettivo di fare il bene dell’Ambrì. Ancora due domeniche fa (il 28 settembre, ndr.) ci siamo incontrati con il CdA per dialogare e capire come procedere. Era quello il momento giusto per dirsi le cose in faccia, ma non è successo. E in seguito sono state prese decisioni diverse da quanto discusso».

Peccato di ingenuità

Il presidente Filippo Lombardi ha rimesso il suo mandato a disposizione dei colleghi del CdA – rieletto quattro giorni fa – assumendosi la responsabilità per una separazione che rientra nella logica dello sport, ma che andava gestita meglio: «Sono arrabbiato prima di tutto con me stesso», ha detto il numero uno del club. «Non ho approfondito a sufficienza il fatto che l’indissolubile legame tra Duke e Cere, unito alla fiducia che c’era tra noi, richiedeva di affrontare una situazione critica in modo diverso. Mi sono scusato con loro, ma so che questo non potrà rincollare i pezzi del vaso».

Il CdA – ha precisato Lombardi – non ha ancora nominato un successore. L’interim sarà assicurato dagli assistenti René Matte ed Eric Landry, che già si sono occupati dell’allenamento di questa mattina. «Ci sono diversi coach nel mondo e l’HCAP non è il solo club alla ricerca di un tecnico», ha spiegato il presidente. «Nei giorni scorsi abbiamo effettivamente sondato il terreno e ho peccato di ingenuità, perché la fuga di notizie andava messa in conto. Un errore mio. Mi auguro che la squadra possa riprendersi e reagire, che Paolo e Luca possano sormontare la legittima amarezza di questo momento e che i nostri tifosi capiscano la situazione».

Anni intensi

Con diplomazia, Luca Cereda ha ringraziato il club per l’opportunità ricevuta nel 2017 e i tifosi: «Mi sono stati vicini nei momenti belli e in quelli difficili. Sono stati anni intensi, con tante battaglie e tantissime emozioni. Vado fiero di diverse cose: del fatto di aver tenuto insieme l’intero staff per quasi nove anni, della qualifica alla Champions nel 2019, della vittoria della Spengler nel 2022 e di essere stato l’allenatore del trapasso dalla vecchia Valascia alla nuova Gottardo Arena. Io e Paolo abbiamo sempre cercato di fare il massimo per il bene dell’Ambrì, risolvendo le problematiche insieme. È vero, la squadra sta vivendo un momento difficile, ma personalmente non l’ho percepito più complicato di altri vissuti in passato. Come sempre, abbiamo discusso molto su come invertire la tendenza, dialogando anche con i membri del CdA. Già due anni fa avevamo ragionato insieme a loro, per capire se fosse giusto continuare o meno. Alla fine della scorsa stagione lo abbiamo fatto di nuovo, dicendoci che durante questo campionato avremmo preparato la successione. Due domeniche fa ho detto al CdA che se qualcuno stava pensando a un cambiamento, allora non bisognava aspettare più a lungo. Invece ci siamo dati appuntamento per la settimana successiva, dicendoci che avremmo rifatto il punto della situazione. Ma è andata diversamente. E questo fa male».

Tocca alla squadra

Il «Cere» ha augurato alla squadra di riprendersi: «Ora conta solo che l’Ambrì possa tornare a vincere. Io e Paolo purtroppo non saremo più lì. Toccherà ai giocatori invertire la rotta e credo che siano molto vicini a riuscirci. Auguro al club di ritrovare emozioni positive». Un auspicio a cui si è unito anche Duca: «L’Ambrì esiste da 88 anni. C’era prima di noi e ci sarà anche dopo. Io e il Cere abbiamo portato il sacco per quasi nove anni, ci siamo assunti le nostre responsabilità, facendo il possibile e l’impossibile con grande impegno e dedizione in condizioni difficili. Ora il sacco lo dovrà portare qualcun altro. Il mio auspicio, citando De André, è che dal letame nascano i fiori. Serve una presa di coscienza forte da parte dei giocatori, affinché possano invertire la tendenza. Auguro all’Ambrì di ritrovare in fretta vigore e risultati, che sono la migliore medicina. Sono grato per aver avuto la possibilità di svolgere questo mestiere. È stato un onore, a tratti un onere. L’ho fatto con orgoglio».

Dagli abbracci del derby all'addio

Sembra un’eternità. Una vita fa. Invece è passata poco più di una settimana. Martedì 30 settembre, l’Ambrì sbancava la Cornèr Arena da ultimo in classifica, aggiudicandosi il primo derby stagionale per 2 a 1 e riprendendo fiato dopo 8 sconfitte filate. Grandi abbracci, anche tra Filippo Lombardi e Luca Cereda, davanti alle telecamere di TeleTicino. Due giorni prima, domenica 28 settembre, il tecnico leventinese e il direttore sportivo Paolo Duca avevano incontrato il loro presidente e il resto del CdA per fare il punto di una situazione delicata. Tanti i temi sul tavolo. Cosa succede alla squadra? Come invertire la tendenza? Le parti si sono congedate con la promessa di lasciar passare altre tre partite e di rivedersi dopo una settimana, per riaggiornarsi. La prima di quelle tre gare, il derby, è andata bene. Poi sono arrivate due battute d’arresto: sabato a Rapperswil, giocando male, e domenica pomeriggio in casa contro il Davos, tenendo testa alla capolista e venendo penalizzati da alcune decisioni arbitrali. Il nuovo incontro previsto tra CdA, direttore sportivo e allenatore non è mai avvenuto. Lunedì Lombardi ha incontrato Christian Dubé a Zurigo. Martedì la notizia è uscita su due portali. Fin lì ignari, Duca e Cereda hanno così capito di essere stati messi da parte. «Esautorati», dicono. Niente più abbracci.