Ramon Tanner, un coltellino svizzero forgiato in Appenzello

La Victorinox ha sede nel Canton Svitto, ma esiste un modello di coltellino svizzero fabbricato in Appenzello. È il modello Ramon Tanner. Piccolo e tascabile, ma resistente agli urti. Sempre pronto all’uso, utile in mille situazioni diverse. Punge, taglia, cuce. Lo sa bene Tomas Mitell, che sulla versatilità del suo attaccante numero 7 ha sempre potuto contare: centro oppure ala; in prima o in quarta linea; in box-play o in power-play. Dove lo metti, sta. Una qualità che gli è valsa il rinnovo fino al 2028. Eppure, per il 26.enne di Herisau, era iniziato tutto con un tryout. Un provino estivo, da stagista dell’hockey. «Quando l’ho visto per la prima volta, in agosto, non lo conoscevo», racconta Mitell. «Ma gli abbiamo dato una chance e lui l’ha colta. Lo abbiamo visto crescere, giorno dopo giorno. Oggi è come avere un giocatore nuovo».
Una vita a sgomitare
Un gol e 5 assist non dicono molto. Di Tanner, semmai, colpiscono la grinta e l’affidabilità, testimoniata dal +8 personale. E la fame. Caratteristica che Ramon ha sviluppato negli anni, passati a inseguire il posto fisso in National League. Neppure a Bienne, dove ha trascorso gran parte della carriera, ha avuto una vera stabilità. È finito due volte in prestito a La Chaux-de-Fonds e una a Langnau. Lo scorso anno, i Seeländer lo hanno confermato solo dopo un lungo tryout. Insomma, Tanner è abituato a lottare: «Quando Janick Steinmann mi ha dato la possibilità di venire a Lugano per conquistarmi un posto, ho cercato di giocare al meglio le mie carte. Lo staff tecnico mi ha dato fiducia, i compagni hanno creduto in me, e dopo alcune buone partite, il 1. ottobre sono riuscito a ottenere un contratto fino a fine stagione». A inizio dicembre, ecco il rinnovo per due ulteriori anni: «Nello sport, le cose possono andare molto veloci. Ottenere spazio ogni sera, in un team di NL, non è scontato. Devi trovare il tuo ruolo ed essere costante. A Bienne, ero spesso in una posizione precaria, mentre qui ho continuità nel minutaggio, con compiti che mi si addicono. Da juniores segnavo tante reti, ma nei professionisti le cose cambiano. Non tutti possono essere topscorer, ma tutti possono aiutare la squadra. A inizio stagione, gli allenatori mi hanno detto di credere in me stesso e di fare ciò di cui sono capace, nella consapevolezza di non poter controllare tutto quello che mi sta attorno. È stato un ottimo consiglio».
Modelli illustri
Ramon è cresciuto nell’Herisau. Come Timo Meier, stella dei New Jersey Devils, tre anni più grande di lui: «Timo ha lasciato presto l’Appenzello, a 14 anni, andando a giocare nei Pikes di Turgovia e poi nella U20 del Rapperswil. Ma dalle nostre parti erano tutti consapevoli del suo talento. Per una regione piccola come la nostra, è un grande orgoglio essere di nuovo rappresentati sul palcoscenico della NHL, come era già successo con Jonas Hiller».
Anche Ramon ha lasciato Herisau a 14 anni, trasferendosi a Davos: «Ero a un bivio. Da una parte l’hockey, dall’altra la scuola. I miei genitori non mi avrebbero mai permesso di lasciare gli studi, così la soluzione più logica è stata lo Sport-Gymnasium di Davos, dove avrei potuto ottenere la maturità continuando la mia formazione hockeistica in un club di altissimo livello. Con i grigionesi, ho anche debuttato in NL, giocando una sola partita sotto la guida di Arno Del Curto. Avrei tante storie da raccontare su di lui, ma forse è meglio non farlo. Di sicuro, è stato un periodo molto divertente».
Voglia di riscatto
A Davos, Tanner ci torna stasera con tutto il Lugano, desideroso di cancellare la sconfitta di mercoledì a Zurigo: «Non siamo felici di come abbiamo giocato. Pur restando in partita, qua e là ci siamo disuniti, e questo non viene perdonato. Sappiamo cosa fare per rimediare e sono certo che reagiremo. Abbiamo un gruppo unito, che ama stare insieme. Mi ricorda il Bienne del 2023, con cui raggiunsi la finale sotto la guida di Törmänen. Un ambiente sano, in cui ognuno conosce e accetta il proprio ruolo, è alla base di ogni successo».
