Samuel Guerra: «A Lugano vengo apprezzato come giocatore e come persona»

Arrivato alla Cornèr Arena nel 2021, Samuel Guerra ha prolungato il suo contratto con il Lugano fino al 2027: «Qui mi sento valorizzato, non è sempre stato così in carriera», spiega il 30.enne difensore. Il club bianconero conta su di lui anche per lo sviluppo dei giovani: «Mi piace aiutare i compagni, d’altra parte quando smetterò di giocare farò il mental coach».
Samuel Guerra ha dunque prolungato di ulteriori tre stagioni il suo contratto con il Lugano. Arrivato nel 2021 alla Cornèr Arena in provenienza da Davos – con il quale ha vinto due titoli nazionali – , il difensore ticinese rimarrà in bianconero almeno fino al 2027: «Da quando sono qui – spiega Guerra – mi sono sempre sentito valorizzato come giocatore e anche come persona. Viene apprezzato il mio modo di lavorare, quotidianamente: non è sempre stato il caso, in carriera. Fa piacere, soprattutto a 30 anni, e questa è una delle ragioni principali che mi ha spinto a rinnovare il mio accordo con il club bianconero. A Lugano mi sento a mio agio e so che posso ancora crescere e migliorarmi. Inoltre da qualche tempo ho notato un cambiamento di mentalità in seno alla società: non si guarda troppo ai risultati o alla classifica, ma si lavora costantemente e duramente per costruire qualcosa di solido e di duraturo».
Al momento di comunicare l’estensione contrattuale, il direttore sportivo Hnat Domenichelli ha sottolineato l’importanza di Samuel Guerra anche nello sviluppo dei giovani bianconeri. Un ruolo che il terzino apprezza parecchio: «Ho appena trascorso 15 minuti in pista con Leandro Hausheer – al termine dell’allenamento – per aiutarlo un po’ nella tecnica dei tiri in porta. Per dargli qualche consiglio, insomma. Mi piace molto questo ruolo. Inoltre qui a Lugano ci sono dei giovani a cui piace farsi aiutare, si fidano di me. È un dare e ricevere estremamente gratificante».
Al termine della stagione 2026/2027 Guerra avrà 33 anni. Il difensore ticinese ha già programmato il suo futuro nell’ambito della psicologia sportiva: «Sono contento di parlare di questo aspetto della mia vita, perché si lega a quanto ho detto in precedenza. Ho visto quanto mi piace lavorare con i giovani e quindi ho maturato la decisione di intraprendere una formazione per diventare un mental-coach. Nelle prossime settimane inizierò a preparare la maturità online, che dovrà poi portarmi a fare un bachelor in psicologia, nei prossimi anni. Il progetto di iniziare a pensare al mio post carriera esiste dunque già da un po’ e sta progressivamente prendendo forma»
A livello individuale i tifosi bianconeri hanno ancora davanti agli occhi il Guerra in formato super della seconda parte della scorsa stagione. Quest’anno l’inizio è stato un po’ più timido: «Effettivamente la mia prima parte di campionato è stata un po’ tribolata. Ho avuto tanti piccoli infortuni, non gravi, che hanno però condizionato il mio rendimento in pista. Ho dovuto imparare ad allenarmi in maniera diversa, anche fuori dal ghiaccio. Adesso ho però l’impressione di essere sulla strada giusta: in partita sono tornato ad avvertire le sensazioni giuste, ho l’energia necessaria per affrontare al meglio i duelli. Ho pure imparato a non pensare troppo, a giocare e basta, e sta funzionando. Da alcuni mesi mi sento molto meglio, ma so che posso dare ancora di più. Sono una persona che non si accontenta mai: vedo che ho ancora del margine e l’obiettivo è quello di spingermi sempre al limite delle mie possibilità».
A livello di squadra il nuovo anno non è iniziato nel migliore dei modi per il Lugano, con le tre sconfitte contro Davos, Ginevra e Zugo. Le prestazioni sono però sempre state piuttosto incoraggianti. Se l’è praticamente sempre giocata fino in fondo, la formazione di Luca Gianinazzi: «Spesso mi viene chiesto quale sia l’atmosfera nello spogliatoio, dopo tre sconfitte consecutive. Rispondo che l’ambiente è molto positivo, perché in queste tre partite abbiamo visto che – nonostante le molte assenze pesanti – il gruppo c’è ed è molto solido. Abbiamo sempre lottato per ogni centimetro, specialmente a livello difensivo, giocando un hockey abbastanza semplice. Questo ci ha portato ad avere la possibilità di vincere ogni partita contro squadre molto forti e in forma. Abbiamo insomma accumulato fiducia e positività per affrontare la fase finale della regular season. Abbiamo visto che aggressività e disciplina possono e devono essere i nostri punti di forza. Ora si tratta di aggiustare il tiro per continuare a lottare per la qualificazione diretta ai playoff. La classifica rimane corta e tutto rimane possibile. Siamo lì, sappiamo che il campionato sarà equilibrato fino all’ultimo e questo lo rende ancora più bello ed interessante. Anche quando torneremo al completo, dovremo ricordarci quali sono stati i nostri punti di forza nei momenti di difficoltà».
Samuel Guerra in carriera ha già vinto tre titoli nazionali, due con il Davos e uno con gli ZSC Lions. È sottile la differenza tra una buona squadra e una formazione vincente: «Ci sono vari aspetti che fanno la differenza, a partire dallo stato di forma che il singolo giocatore e il gruppo raggiungono nei playoff. A mio modo di vedere una squadra deve godersi il processo dal primo all’ultimo giorno di una stagione regolare. Ci sono sempre degli alti e bassi: quando un gruppo riesce ad approfittare anche dei momenti più difficili, e non solo di quelli belli, arriverà pronto ai giochi per il titolo. I playoff sono un po’ come il servizio militare: a volte bisogna spegnere il cervello e andare a mille per raggiungere l’obiettivo. La positività aiuta ad affrontare le partite decisive con più leggerezza, con la consapevolezza di non avere nulla da perdere. Questo aiuta a vincere le varie serie e il titolo».