Hockey

Svizzera al tappeto, la Cechia è sul tetto del mondo

Ai padroni di casa basta una sassata di Pastrnak nel terzo periodo per fare la differenza, poi Kämpf fissa il risultato sul 2-0 – I rossocrociati lasciano il ghiaccio con più di un rimpianto
©Petr David Josek
Red. Online
26.05.2024 22:48

La Repubblica Ceca è sul tetto del mondo. Con merito, certo, grazie a una rete di Pastrnak caduta nel terzo periodo e al 2-0 a porta vuota di Kämpf. Ma la Svizzera, questa Svizzera così solidale e incredibilmente generosa, merita tanti, tantissimi applausi. L'oro va ai padroni di casa, mentre i rossocrociati devono accontentarsi dell'argento. Come nel 2018. Come nel 2013. Peccato, già. Anche perché la squadra di Patrick Fischer lascia il ghiaccio di Praga con più di un rimpianto. 

La Repubblica Ceca, c’era da aspettarselo, preme sull’acceleratore sin dalle primissime battute. Costringendo la Svizzera nel proprio terzo, nonostante i nostri provino più volte a riprendere in mano il pallino del gioco. Genoni, manco a dirlo, è sollecitato con una certa frequenza: sul taccuino, al 10’, annotiamo la prima parata salva-risultato. Più che un portiere, beh, pare un santo. San Leonardo. Capace di opporsi con relativa calma e serenità alla grandinata di tiri piovutagli addosso. Con il passare dei minuti, i ritmi indiavolati di inizio partita si fanno un pochino più blandi. Consentendo ai rossocrociati di mettere il naso oltre la metà campo e di costruire qualcosa. Anche più di qualcosa, a immagine del palo clamoroso colpito da Bertschy dopo una splendida azione preparatoria. Sarebbe stato forse troppo, visto l’andamento del match. Ma quanto ci avrebbe fatto comodo andare in vantaggio. 

Il periodo centrale comincia con gli elvetici in inferiorità numerica, complice un’azione scorretta proprio di Bertschy. Per la prima volta, la nazionale di Patrick Fischer si trova in situazione di 4 contro 5. Poco male, verrebbe da dire, dato che la Svizzera non solo regge l’urto ma provoca una penalità ceca. Ritrovandosi, così, a sua volta in powerplay. Senza tuttavia riuscire a bucare la porta avversaria. Ma la Svizzera, in generale, c’è. Eccome se c’è, pur rischiando in fase difensiva. La partita scorre via veloce. Senza particolari sussulti ma nemmeno fra la monotonia generale, anzi. Le due squadre pattinano, lottano, si danno da fare. A prevalere, però, sono sempre i portieri. Con Genoni all’ennesima serata di grazia, per quanto aiutato pure dal palo a un certo punto. Niente da fare, insomma, il risultato non si sblocca dallo 0-0. 

L’ultimo terzo segue, di fatto, il canovaccio degli altri due periodi. Cechia in pressione, a tratti asfissiante, Svizzera brava (comunque) a crearsi le sue opportunità. Pensiamo al palo, su deviazione, di Thürkauf. Certo, disporre di un portiere come Genoni aiuta. E pure parecchio. Perché para tutto, ma soprattutto perché le sue parate infondono pure una certa tranquillità ai compagni. Della serie: tranquilli, sono qui per voi. La partita, sin qui indemoniata o quasi, si ferma per la sostituzione di un plexiglas, incrinatosi dopo una carica durissima, ma regolare, su Glauser. Una pausa che permette alle due squadre di respirare o, peggio, interrompe il buon momento della Svizzera. Tant'è che alla ripresa del gioco la Repubblica Ceca trova il pertugio giusto: la sassata di Pastrnak al 49'13'', sulla quale nemmeno un fenomeno come Genoni può fare qualcosa, vale l'1-0. Un gol che pesa come e più di un macigno nell'economia della finale. Il pubblico di casa è in estasi, mentre i rossocrociati provano a raccogliere cocci e idee per impostare un'offensiva degna del pareggio. E la Svizzera, in effetti, rialza subito la testa. Iniziando a spingere. E a crederci come non mai. Ma il gol, quel gol che ci permetterebbe di trascinare la partita all'overtime, non arriva. Nonostante mille e più sforzi e tentativi. Arriva, al contrario, il 2-0 ceco a 19 secondi dalla fine con Kämpf, abile a seguire il disco e a segnare a porta vuota. Peccato, proprio peccato. 

Domani, la selezione elvetica farà il suo rientro a Kloten. C’è da scommetterci che l’accoglienza sarà da urlo. Nonostante il risultato. E l'assenza, fra i bagagli a mano, della coppa.

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