Tra bastone e carota il Giana ci crede sempre
Ci sono treni che, nella vita, passano una volta sola. Bisogna essere bravi a prenderli. Il Lugano, in questo senso, è fortunato. Non ha ancora perso quello che porta ai pre-playoff, anche se a volte sembra che faccia di tutto per arrivare tardi in stazione. Ma non può più giocare con il fuoco, la squadra bianconera. Il problema è che nessuno sa quale volto mostrerà la squadra di Luca Gianinazzi a Zugo e poi in casa contro il Kloten. Quello promettente delle quattro vittorie consecutive – e mettiamoci pure la sconfitta a Rapperswil – oppure quello orribile della disfatta contro il Friburgo?
Prestazione inaccettabile
L’impresentabile e inaccettabile primo periodo dell’altra sera è ancora davanti agli occhi di tutti. Mai, da quando esistono i playoff, il Lugano si era trovato in svantaggio di cinque reti, in casa, dopo venti minuti di gioco. C’è da rialzare la testa per l’ennesima volta, in casa bianconera, per fare in modo che una stagione mediocre non diventi addirittura drammatica. Luca Gianinazzi non si nasconde. Come potrebbe farlo, d’altra parte? «In casi come questi – spiega il coach – bisogna utilizzare sia il bastone sia la carota. Ovviamente non si può essere soddisfatti dopo un primo tempo del genere: abbiamo detto chiaramente alla squadra che prestazioni simili sono inaccettabili. Ci siamo in seguito focalizzati sugli errori commessi, ma poi abbiamo girato pagina. No, non abbiamo svolto allenamenti punitivi. Non mi piace questa parola. A volte in uno spogliatoio i toni si alzano, ci possono essere degli scambi accesi, ma il comportamento deve sempre rimanere corretto».
La prospettiva del momento
A caldo, dopo la débâcle con il Gottéron, il Giana aveva definito «inspiegabile» il primo periodo disputato dalla sua squadra. A mente fredda il tecnico ticinese un’idea se l’è fatta. E punta indirettamente il dito sull’attitudine dei suoi giocatori: «Fino alla sconfitta casalinga con il Davos eravamo messi peggio di adesso, sia a livello di classifica sia di prestazioni. Dopo quella partita abbiamo cominciato a giocare, senza porci troppe domande. Dopo le quattro vittorie di fila abbiamo un po’ perso la prospettiva del momento: non appena abbiamo iniziato ad annusare un’aria migliore abbiamo guardato troppo alle squadre che ci precedono in classifica. E siamo stati puniti con il patatrac contro il Friburgo».
Questione di tempistica
Ha fatto però anche parecchio discutere la passività dello staff tecnico: niente time-out per cercare di salvare il salvabile, e un Mikko Koskinen tolto dai pali solo sullo 0-5, a giochi ormai fatti. «Quando affermo che dobbiamo migliorare e crescere, penso in primis a me stesso. Devo accumulare quell’esperienza che, al momento, non ho. Ma rimango convinto delle mie capacità e del lavoro che stiamo portando avanti. L’altra sera, con il senno di poi, non avrei dovuto pensare così tanto al cronometro. Il Friburgo ha segnato la sua terza rete al 16’27’’: mi sono detto che avevamo tre minuti e mezzo da "uccidere" prima di una pausa in cui avremmo potuto riordinare le idee. Purtroppo sono poi rapidamente arrivati altri due gol e a quel punto la situazione era di fatto compromessa».
Osservato speciale
Ora, per l’ennesima volta, bisogna guardare avanti. Il Lugano torna ad essere un sorvegliato speciale: tutti – dalla dirigenza ai tifosi – si attendono una reazione: «Ce l’aspettiamo tutti. Voglio vedere una squadra in grado di riproporsi sui livelli che ci hanno permesso di ottenere quattro successi consecutivi. Per riuscirci dovremo tornare a vincere le battaglie, i duelli uno contro uno: sotto questo aspetto non siamo assolutamente stati all’altezza con il Friburgo. E sarà fondamentale mettere nuovamente l’accento sulla fase difensiva del nostro gioco: abbiamo dimostrato di poter avere successo, quando siamo difensivamente solidi».
Non rimane che attendere le sfide contro Zugo e Kloten, allora. Poi ci sarà l’ultima sosta per la Nazionale prima di un volatone finale che si annuncia incandescente: «Vogliamo fare bene in queste due partite, non è questo il tempo per pensare alla pausa». No, è molto meglio pensare ad arrivare a tempo in stazione. Per non perdere l’ultimo treno che passa.