La storia

Vent’anni fa, l’unico derby che valse l’Europa

Il 25 novembre del 2000 Ambrì Piotta e Lugano si sfidarono alla Valascia nelle semifinali della Continental Cup - Per l’ex portiere biancoblù Gianluca Mona si trattò del primo derby in carriera: «L’unico che riuscii a vincere»
Gianluca Mona difende la gabbia biancoblù, davanti a lui il compagno Fredy Bobillier e il bianconero Chris Lindberg. ©Ti-Press/Samuel Golay
Massimo Solari
25.11.2020 06:00

Il 25 novembre del 2000 il derby tra HC Ambrì Piotta e HC Lugano varcò i confini del piccolo Ticino. Addirittura assunse una dimensione europea. Un unicum nella storia dell’hockey cantonale, nel quadro delle semifinali della Continental Cup. Proprio quel giorno, Gianluca Mona sfidò per la prima volta in carriera i cugini bianconeri.

L’ex portiere biancoblù apre volentieri il libro dei ricordi. «Forse perché, 20 anni fa, le cose andarono piuttosto bene per il sottoscritto» ammette ridendo. E non era scontato, tutt’altro. Il motivo? «Pauli Jaks s’infortunò una settimana prima del torneo» spiega Gianluca. Prima del derby in Continental Cup ci fu dunque anche l’esordio in campionato: dapprima uno spezzone di gara contro il Davos, poi la titolarizzazione a Berna. «Avevo appena 21 anni e ricordo bene con quali premesse scesi sul ghiaccio in uno dei templi dell’hockey svizzero. In sostanza l’allora direttore sportivo Jacques Noël disse: “Proviamo con il Gianluca e se va male cerchiamo un sostituto”. Della serie: un pizzico di pressione. E quindi no, non affrontai la gara esattamente a mio agio. Si trattò di una sorta di all-in».

Pauli Jaks s’infortunò e io esordii in campionato già sette giorni prima. La mia carriera decollò così

Valascia senza pienone

Mona, dicevamo, giocò intelligentemente le sue carte. «A Berna perdemmo 4-1, ma parai bene, fermando anche un rigore di un ex giocatore della NHL. Johansson forse?». Proprio lui, Andreas Johansson. «Cavolo non ho dimenticato tutto allora» esclama il nostro interlocutore. Insomma, la sua promozione a numero 1 in occasione delle semifinali di Continental Cup - disputate ad Ambrì e a Biasca - fu pienamente meritata. «Partimmo con il piede giusto, battendo gli ucraini del Berkut Kiev il venerdì. Peccato che alla Valascia si presentarono in pochissimi. Nemmeno mille». Diverso il discorso 24 ore dopo, quando in Leventina salì il Lugano di Jim Koleff. Eccolo il primo (e sin qui ultimo) derby valido per l’Europa. «Lì sì che ci fu il pienone» sottolinea Mona. O forse no? «Ah erano solo 3.600 gli spettatori? Forse allora mi confondo con il derby giocato una settimana dopo. Un’altra prima per me, questa volta in campionato».

Ma qualcuno s’impose?

Affluenze a parte, Mona non si è scordato di quella semifinale: «Una sfida a dir poco speciale. A maggior ragione per un giovane come me, che aveva la casa a cento metri dalla Valascia. Rammento la tensione così come le emozioni, fortissime, provate quella sera». A guardarsi negli occhi l’Ambrì, duplice detentore del titolo, e il Lugano vicecampione svizzero. «Beh i bianconeri erano uno squadrone. Non a caso chiusero in testa la regular season, grazie ai vari Dubé, Chris Lindberg, Bozon, Jeannin» indica Mona. E l’HCAP? «Da un lato potevamo vantare i successi di Kosice e Berlino, nelle due precedenti edizioni. Dall’altro, però, quella squadra allenata da Pierre Pagé visse una stagione difficile, conclusa ai playout. Cosa che, paradossalmente, mi avvantaggiò». Il ghiaccio, ad ogni modo, disse altro. Almeno in parte. Finì 2-2, con i biancoblù Marois e Gardner bravi a ribaltare il provvisorio vantaggio di Lindberg prima di farsi riacciuffare da Julien Vauclair a 10 dalla fine. Tantissime penalità e un punto a testa. «Io però l’ho sempre considerata una vittoria, perché la partita si concluse ai rigori e noi riuscimmo ad avere la meglio». Proprio così: l’Ambrì trovò quattro volte il pertugio giusto, mentre Mona bloccò tre bianconeri su cinque. Quanto basta per meritarsi il premio quale miglior giocatore in pista. «Addirittura, se non erro, fui nominato miglior portiere del torneo» aggiunge il diretto interessato. Unico neo: a qualificarsi per l’atto finale a Zurigo non furono né i biancoblù, né il Lugano, ma i Monaco Barons diretti da Sean Simpson.

Cristobal Huet? Spesso giochiamo a tennis insieme. Gli ricorderò volentieri di essere stato più bravo di

Sliding door

Quel derby fu il primo di tre giocati in carriera da Gianluca Mona. «L’unico vinto, per altro. E non gli attribuisco meno valore solo perché legato alla Continental Cup. Anzi. L’Ambrì della stagione 2000-01, oltretutto, era molto ticinese. E per noi, il derby è sempre il derby. La settimana dopo, come detto, ci incrociammo ancora alla Valascia. E non andò bene: l’HCL s’impose 2-0. In gennaio, alla Resega, subentrai invece a Pauli Jaks sul 3-0 per i bianconeri». E a proposito del portierone biancoblù. Sentite Mona: «Pauli era il mio idolo. Il primo svizzero protagonista in NHL. Il solo affiancarlo in allenamento mi rendeva orgoglioso. Poi è strano, ma senza l’infortunio occorsogli nell’autunno del 2000 la mia carriera, forse, non sarebbe mai decollata. Come detto offrii buone prestazioni e l’anno successivo firmai con il Friburgo. La classica sliding door, sì».

Il 25 novembre 2000, alla Valascia, era presente un altro estremo difensore che ha scritto la storia, alzando la Stanley Cup dieci anni dopo con i Chicago Blackhawks. «Abito e lavoro a Losanna e incontro spesso Cristobal Huet» ci svela Mona: «Andiamo a giocare a tennis e ora che mi avete ricordato del derby in Continental Cup non mancherò di ricordargli che, quella volta ai rigori, fui più bravo io».