Vicky Mantegazza: «Essere donna non è mai stato un problema»

Vicky Mantegazza non è più sola. Per tanti anni la presidente del Lugano è stata l’unica donna a ricoprire un ruolo importante nel mondo dell’hockey svizzero maschile. A farle compagnia ora ci sarà Florence Schelling, nuova direttrice sportiva del Berna. «Quanto mi manca l’hockey in questo periodo? - esordisce Vicky Mantegazza - Da uno a cento... un milione. Mi mancano le emozioni, le partite, il contatto con le persone, la vita sociale. Questa avrebbe dovuto essere la fase calda della stagione e a Lugano in programma ci sarebbe stata pure l’amichevole tra Svizzera e Italia. Purtroppo invece è tutto fermo e non possiamo farci nulla».
Una grande sorpresa
Ed allora dall’hockey giocato si passa in fretta a quello dietro la scrivania. Come valuta Vicky Mantegazza la nomina di Florence Schelling a direttrice sportiva del Berna? «È stata sicuramente una grande sorpresa, non me l’aspettavo. Florence non ha mai ricoperto in passato un ruolo di questo tipo. Sono comunque contenta per lei e per l’hockey svizzero, anche se ho sempre detto che ai miei occhi non conta molto se un dirigente porta la gonna o i pantaloni. Sorprende un po’ la sua mancanza di esperienza a questi livelli, ma d’altra parte la Schelling conosce bene l’hockey elvetico - ha giocato anche nel Bülach, una squadra di uomini - e ha di sicuro molti contatti. Inoltre a supportarla ci sarà un «maestro» come Marc Lüthi che l’aiuterà non poco».
Essere una donna in un mondo dell’hockey dominato dagli uomini non ha mai preoccupato più di quel tanto Vicky Mantegazza: «Non ho mai avvertito atteggiamenti maschilisti nei miei confronti, devo essere sincera. No, non ho mai avuto problemi in questo senso. Forse sono le donne a non avere abbastanza coraggio per decidere di lanciarsi in un universo di sicuro complicato, ma estremamente affascinante. È un peccato perché credo che la sensibilità femminile possa costituire un valore aggiunto per lo sport e per l’hockey su ghiaccio in particolare».
Nemmeno il Papa fa l’unanimità
Sono dunque competenze e conoscenze a creare il rispetto, sia per un uomo sia per una donna? «Non mi sono mai posta questo problema. Io cerco di lavorare e di lottare come tutti. Uomo o donna non fa differenza. Certo, ho notato che quando le cose non vanno per il verso giusto per la gente è più facile cadere nella tentazione di affermare: «È una donna, non capisce niente». Quando invece va tutto bene ci si dimentica di chi è al timone. Ma va bene così, fa parte del gioco. In ogni caso all’interno dell’HC Lugano ho sempre avvertito la massima fiducia nei miei confronti. Sono sempre andata avanti per la mia strada, sapendo che l’unanimità non la fa nemmeno il Papa. Io però ho sempre e solo pensato al bene del Lugano. Ecco, forse prima di diventare presidente ho dovuto dimostrare con le Ladies di saper guidare un club: magari se fossi stata un uomo mi avrebbero affidato il Lugano con più tranquillità (ride, NdR). Credo però che la sensibilità femminile di cui parlavo prima sia apprezzata all’interno del club: me lo ribadiscono spesso i miei colleghi di CdA e anche il nostro direttore sportivo Hnat Domenichelli».
Programmare è complicato
Intanto i giocatori del Lugano hanno ripreso gli allenamenti a secco, da svolgere individualmente. Come ha programmato le prossime settimane, il club bianconero? «In queste settimane di estrema incertezza è molto difficile programmare. Abbiamo studiato due o tre scenari diversi, anche perché abbiamo delle responsabilità nei confronti dei tifosi, della squadra, degli sponsor e della Città. Ma non è evidente. Ci rendiamo conto che è tutto più complicato, a cominciare dal lavoro del nostro direttore sportivo. Sembra un brutto sogno, dal quale però dovremo imparare molto. Faremo del nostro meglio, fermo restando che dovremo fare i conti con perdite finanziarie importanti».
Una mentalità vincente
Proviamo allora per un attimo ad immaginare il prossimo campionato. Che Lugano vorrà vedere sul ghiaccio la presidente Mantegazza? «Vorrei vedere all’opera giocatori che scendono in pista per vincere e non per non perdere. Vorrei vedere tanta leadership e una nuova mentalità».