Hockey

Vicky Mantegazza: «Sogno di dedicare un titolo svizzero a papà Geo»

A colloquio con la presidente del Lugano, club che vuole tornare in alto
Vicky e Geo Mantegazza. ©ARCHIVIO CDT
Flavio Viglezio
03.09.2021 16:00

Lo scorso 22 giugno ha festeggiato i dieci anni di presidenza dell’HC Lugano. La passione di Vicky Mantegazza rimane la stessa, ma ora il club bianconero vuole tornare in alto: «Vincere è nel nostro DNA, e vorrei tanto dedicare un titolo nazionale a mio papà Geo».

Sono già trascorsi dieci anni da quando Vicky Mantegazza è diventata la presidente dell’HC Lugano. Due lustri di duro lavoro per stabilizzare il club, qualche soddisfazione sportiva rimasta incompiuta – come le due finali dei playoff perse contro Berna e ZSC Lions – e alcune delusioni di troppo. Inutile negarlo: l’eliminazione per mano del Rapperswil nei quarti di finale degli ultimi playoff brucia ancora. Ora è però tempo di voltare pagina. Il Lugano vuole tornare grande e festeggiare la conquista di un titolo nazionale – che manca dal 2006 – nei prossimi tre-cinque anni. È l’obiettivo dichiarato dalla dirigenza, senza troppi giri di parole.

Il nostro è un club destinato a vincere. Ma attenzione, non è una questione di arroganza: vogliamo essere aperti e sinceri nei confronti del nostro pubblico

Basta nascondersi
Non vuole più nascondersi, il club bianconero. «Sì – conferma Vicky Mantegazza – è questo il nostro traguardo. Il nostro è un club destinato a vincere. Ma attenzione, non è una questione di arroganza: vogliamo essere aperti e sinceri nei confronti del nostro pubblico. Ci siamo detti che non dovevamo più avere paura di rendere pubbliche le nostre ambizioni. Con questo non voglio dire che se non vinceremo il campionato quest’anno sarà un fallimento. Noi ci proveremo e vedremo come andrà a finire. Rispettiamo profondamente tutte le squadre in lizza, ma come detto non vogliamo più nasconderci».

A dare una mano al Lugano quest’anno – dopo una stagione di silenzi pesantissimi – torneranno i tifosi. Ed è forse questo il successo più bello, non solo per il Lugano, ma per tutto l’hockey svizzero. «Il pubblico per noi è fondamentale e non solo per una questione economica. Abbiamo visto nella passata stagione cosa significa giocare senza i tifosi: è un po’ come mangiare degli spaghetti in bianco, senza salsa. Il nostro sport vive di emozioni e in pista una gran parte di esse sono garantite proprio dal pubblico».

Intanto il club ha comunicato di aver venduto già più di 4’000 abbonamenti: non male, per una stagione ancora parzialmente avvolta dalle incognite legate alla pandemia: «Siamo orgogliosi di aver già raggiunto questa cifra e inoltre la nostra campagna abbonamenti non è ancora terminata. Certo, avremmo voluto confermare il nostro zoccolo duro di 5’200 abbonati della stagione precedente alla pandemia, ma dobbiamo essere realisti. E siamo estremamente felici di poter riabbracciare i nostri tifosi alla Cornèr Arena».

I meriti di Hnat
Dopo gli obiettivi dichiarati nel corso della tradizionale conferenza stampa di presentazione della squadra, il popolo bianconero ha iniziato a sognare. Ma puntare al titolo in una stagione che ha visto una riduzione del budget del dieci percento non è scontato. In molti si chiedono anzi se sdi tratti di un obiettivo realizzabile: «Ad essere sincera è una domanda che ci siamo posti anche noi. E siamo convinti che sia possibile. Come? Grazie al grande lavoro di Hnat Domenichelli. Il nostro direttore sportivo ha messo in atto una strategia sportiva molto chiara. Durante la primavera ha rinunciato a parecchi elementi che facevano parte della nostra rosa per puntare su giocatori più mirati, se così posso dire. Queste mosse di mercato ci hanno consentito di bilanciare il nostro budget. Faccio un esempio: volevamo assolutamente Daniel Carr e per averlo abbiamo deciso di puntare su Troy Josephs – elemento peraltro ingiustamente sottovalutato – come quarto straniero. Lo sport insegna che avere solo dei grandi nomi in squadra non è garanzia di successo».

McSorley? Un allenatore che mi ha spesso e volentieri fatto arrabbiare, quando guidava il Ginevra

Ripartenza nel segno di Chris
Per inseguire i suoi obiettivi, il Lugano si è affidato a uno dei tecnici più carismatici nel panorama dell’hockey elvetico degli ultimi 20 anni: Chris McSorley. «Un allenatore che mi ha spesso e volentieri fatto arrabbiare, quando guidava il Ginevra (ride, NdR). Con Chris desideriamo ripartire e costruire qualcosa di importante nei prossimi tre anni. Mi piacciono la passione e l’energia che porta: lo scorso anno, quando guardavo la nostra panchina, la vedevo troppo spesso «piatta». McSorley è invece un coach capace di tirar fuori il meglio da ogni giocatore».

Nella vista di tutti i giorni il vulcanico allenatore lascia spazio ad un uomo posato e riflessivo: «Quando l’ho conosciuto, di lui mi ha colpito soprattutto la sua tranquillità. È una persona estremamente educata e calma: è sicuro di sé, ma al tempo stesso è aperto al dialogo».

Il personaggio McSorley potrebbe rivelarsi importante anche a livello di future sponsorizzazioni: «Il «brand» HC Lugano rimane molto forte ed appetibile. Ci tengo in questa occasione a ringraziare tutti i nostro sponsor, che non ci hanno abbandonato in questo momento storico particolarmente complicato».

Questione di riconoscenza
«Non sono qui perché sono una figlia di papà», ha sottolineato Vicky Mantegazza nel suo discorso di lancio della nuova stagione. I successi di Geo Mantegazza non hanno mai messo sotto pressione la figlia, che oggi ha però voglia di togliersi una soddisfazione tutta sua. «Anche se – afferma ridendo di gusto – ricordo spesso a mio papà che, grazie alle Ladies – ho vinto più titoli di lui. Battute a parte, la mia famiglia si dedica anima e cuore al Lugano da più di 40 anni. Come amo ripetere, sono nata con un DNA bianconero. E ogni mattina, quando mi sveglio, penso a cosa posso fare per questa società. È un amore che non finirà mai».

I quattro titoli vinti da presidente da papà Geo – nel 1986, 1987, 1988 e 1990 – hanno creato il mito del Grande Lugano. «Non lo nascondo, ci terrei davvero moltissimo a dedicare un titolo nazionale a mio papà. Non dimentico che se il Lugano è diventato ciò che è oggi, lo si deve alla lungimiranza di mio padre. Tutto l’hockey svizzero ha tratto un beneficio dal suo lavoro. Lo vorrei ringraziare con qualcosa di concreto per avermi trasmesso una passione così forte, che riempie tutti i giorni della mia vita».

Sarebbe emozionante vedere in pista papà Geo con Vicky Mantegazza a festeggiare insieme l’ottavo trionfo bianconero. Un successo che manca da davvero troppo tempo: «Sì, sarebbe bellissimo abbracciarlo e dedicargli il titolo. Papà ha ormai 92 anni: gode di buona salute, ma so benissimo che il tempo per celebrare un titolo con lui non è infinito. Ed allora ci impegneremo ancora di più per raggiungere il nostro obiettivo». Che è il sogno di ogni tifoso bianconero.