Zach Sanford: «Amo avere responsabilità e sognavo di venire in Europa»

È l’ultimo arrivato, in ordine di tempo. È sbarcato a Lugano sabato, ma nonostante il lungo viaggio e il jet-lag Zach Sanford ha voluto scendere in pista la sera stessa per affrontare il Kladno di Jaromir Jagr. La giusta mentalità – come il buongiorno – si vede dal mattino: «Sì – ci spiega l’attaccante americano – sono arrivato sabato e sono sceso subito in pista. Non sapevo se ce l’avrei fatta, ma credo che per me e per ogni giocatore il modo migliore di integrarsi in un nuovo gruppo e di conoscere una nuova realtà sia quello di disputare una partita. Mi sento abbastanza in forma, durante l’estate, a Boston, mi sono allenato con un gruppo di professionisti, come si è soliti fare tra elementi che non possiedono ancora un contratto per la stagione a venire. Eravamo un bel gruppo, ci siamo divertiti ma abbiamo lavorato sodo.
Un primo approccio
In forma, sì. Ma la sfida con il Kladno di sabato scorso è stata una sorta di scoperta a tutti i livelli per Zach Sanford. «Non è ovviamente evidente gettarsi così nell’acqua fredda, a cominciare dalle dimensioni della pista. Per me si è trattato di un primo approccio, devo abitarmi a tante cose e trovare progressivamente il mio ruolo all’interno di questo gruppo. Sono appena arrivato, non posso pretendere che tutto sia già perfetto. Anche per me si tratta di una specie di processo di apprendimento.
Anche perché Sanford non conosce praticamente nessuno dei suoi nuovi compagni. Quasi nessuno: «Conosco un po’ Connor Carrick, insieme abbiamo fatto parte dell’organizzazione di Washington. Avevamo svolto assieme un campo di allenamento. Per il resto è tutto nuovo: ma non ci sono problemi, nei prossimi giorni imparerò a conoscere i miei nuovi compagni e lo staff tecnico».
Opportunità colta al volo
Dopo una carriera trascorsa a calcare i palcoscenici della NHL e della AHL, Sanford ha deciso di attraversare l’oceano per provare una nuova esperienza. Una decisione non scontata, a 30 anni compiuti: «Durante la mia carriera ho frequentato tanti giocatori europei. Ho sempre sentito tante belle cose riguardo alla cultura, alla gente e ovviamente all’hockey del vecchio continente. Ho sempre pensato che un giorno mi sarebbe piaciuto trasferirmi in Europa e confrontarmi con una nuova realtà. L’opportunità è arrivata con il Lugano e l’ho colta al volo. Sono qui da poco, ma le prime impressioni sullo spogliatoio e sulla città sono ottime. Ed è bello iniziare su impressioni positive.
Non è mai facile parlare di sé stessi, ma Sanford prova a descriversi. Il general manager, Janick Steinmann, lo ha descritto come un elemento particolarmente versatile: «Penso di essere un attaccante two-ways che ama assumersi delle responsabilità. Mi piace sfruttare la mia velocità e il mio fisico e ritengo di essere in grado di leggere piuttosto bene il gioco. Naturalmente mi diverto molto in fase offensiva, ma so quanto sia importante nell’hockey di oggi essere disciplinati e solidi a livello difensivo».
Da ultimi alla Stanley Cup
Stagione 2018-2019. Zach Sanford è in forza ai St. Louis Blues. La franchigia soffre, durante l’inverno è addirittura ultima in classifica. Poi avviene il miracolo. I Blues si scatenano e conquistano addirittura la Stanley Cup. A realizzare la rete decisiva – in gara-7 della finale – è un certo Zach Sanford. L’attaccante nordamericano prova a spiegare questa metamorfosi: «È una buona domanda, alla quale non c’è una risposta secca. C’erano stati tanti cambiamenti in quella squadra e ci è voluto un po’ di tempo affinché tutto girasse per il verso giusto. A volte le cose non vanno come vorresti, ma poi quando iniziano a funzionare tutto diventa più bello e più facile. E il mix tra giovani ed elementi più esperti era comunque di qualità. A fare la differenza è stato comunque uno sforzo collettivo di gruppo, dallo staff tecnico ad ogni giocatore della rosa.
Tra Matt Gaudreau e Josi
A livello di college, a Boston, Sanford ha avuto la possibilità di giocare con Matthew Gaudreau, tragicamente scomparso un anno fa con il fratello Johnny: «La famiglia Gaudreau è una delle più belle che io abbia mai conosciuto. Ciò che è successo è semplicemente terribile. Da parte mia ho dei bellissimi ricordi del tempo trascorso con Matt.A Nashville Sanford ha invece avuto l’opportunità di frequentare una vera e propria leggenda dell’hockey svizzero. Roma Josi. «Sì, Roman è davvero una leggenda a Nashville. È un grande giocatore, ha una classe incredibile e per quanto ho potuto conoscerlo si tratta anche di un’ottima persona. È un ragazzo semplice, che adora ciò che fa e ci mette davvero tanta passione».
Passione fa rima con pressione. A Lugano attualmente ci sono sette stranieri per sei posti in pista e le aspettative sugli import sono sempre enormi. Come la mettiamo? «Ovunque c’è pressione. In Nordamerica è quotidiana quando si lotta per avere un posto nel line-up. Un professionista non dovrebbe mettersene troppa sulle spalle. Io personalmente, preferisco scendere in pista e giocare il mio miglior hockey senza pensare troppo al resto».