Calcio

La festa dei campioni: il Basilea è tornato a fare la voce grossa

Il 21. titolo dei renani è stato certificato dalla vittoria sul Lugano e dal pari del Servette - La reazione di Shaqiri: «È un traguardo speciale per tutti, anche i tifosi si meritavano questa gioia» - L’emozione di Celestini: «Questo trofeo mi mancava e lo volevo a ogni costo, è un sogno che si realizza»
© KEYSTONE/Georgios Kefalas
Alex Isenburg
11.05.2025 21:30

«Abbiamo aspettato per troppo tempo, adesso il lavoro è stato portato a termine. Lo posso e lo voglio dire: siamo campioni svizzeri». Sì, il Basilea ha conquistato - per la 21. volta nella sua gloriosa storia - il massimo campionato elvetico. L’attesa menzionata dal tecnico Fabio Celestini - poche ora prima del pareggio del Servette, che ha definitivamente chiuso i conti - si è conclusa. Ora il titolo è ufficialmente nelle mani dei renani. Dopo tanti anni, troppi - otto per la precisione - il Basilea è tornato a primeggiare in Super League. In campo il trascinatore assoluto - che ha triturato la concorrenza a suon di gol mirabolanti e assist al bacio - è stato sicuramente Xherdan Shaqiri. «È stato emozionante vedere quanti tifosi basilesi sono venuti a sostenerci in Ticino - ha affermato dopo la tripletta decisiva inflitta al Lugano - sembrava di giocare in casa. È stato meraviglioso vederli festeggiare come ai vecchi tempi e credo che anche loro si siano meritati questo successo dopo diversi anni in cui hanno vissuto poche gioie. È un titolo speciale, per tutti». E i festeggiamenti sfrenati di questa sera sulla Barfüsserplatz sono lì a dimostrarlo.

Quasi all’inferno, ora il paradiso

Detto di Shaqiri, leader indiscusso della squadra, il ritorno al vertice del club rossoblù porta, inevitabilmente, anche la firma indelebile di Celestini. «Don Fabio», d’altronde, si era insediato sulla panchina del Basilea nell’ottobre del 2023, prendendo in mano una squadra allo sbaraglio. Ultima, addirittura, dopo dodici giornate. E dai bassifondi è partita una lunga e faticosa scalata, dapprima valsa una salvezza - ottenuta comunque con un certo agio - e che si è poi spinta lassù, fino alla conquista del titolo. Sino a qualche mese fa difficile da pronosticare, ma a posteriori del tutto meritato. Già, perché l’incertezza che per diversi mesi ha contraddistinto il campionato elvetico, è infine stata spazzata via da una squadra che si è tramutata in uno schiacciasassi dal ruolino di marcia implacabile.

Forte, va detto, anche di un calendario più snello delle rivali - cimentatesi, chi a lungo e chi meno, anche in campo europeo - il Basilea è cresciuto con il passare delle giornate e negli ultimi due mesi è stato dominante. Le otto affermazioni consecutive - compreso il penultimo atto di Coppa Svizzera, non va infatti dimenticato che solo il Bienne potrebbe scongiurare una doppietta del club di David Degen - si sono logicamente riflesse sulla classifica. Dove - al di là dei parecchi punti di vantaggio accumulati sulle inseguitrici - spicca una differenza reti completamente a sé stante.

«Più nulla da dimostrare»

L’ultima vittoria, quella ottenuta a Cornaredo, ha certificato le enormi qualità dei neocampioni; capaci - ancora una volta, la terza consecutiva in Super League - di timbrare per ben 5 volte il cartellino. Una sfida in cui il Basilea - paradossalmente, ma neanche troppo - ha fatto la differenza con un uomo in meno sul campo, in seguito all’espulsione di Ajeti. «Forse questo episodio ha portato il Lugano a sottovalutarci, mentre noi - ha affermato fieramente Dominik Schmid, cresciuto proprio nella società renana - siamo stati incredibilmente solidi mentalmente. Eravamo consapevoli della nostra forza. Non abbiamo davvero più nulla da dimostrare».

E dire che nella prima frazione di gioco gli ospiti erano apparsi poco brillanti, nervosi, forse perfino un po’ impauriti dal possibile appuntamento con la storia. «Ogni piccolo problema sembrava ingigantirsi - ha riconosciuto Celestini - e dall’uscita degli spogliatoi non mi aspettavo neanch’io di segnare 3 reti in 12’. Nella pausa abbiamo modificato un paio di aspetti a livello tattico e ho detto ai ragazzi di crederci. Il Lugano aveva sbagliato proprio ciò che non doveva sbagliare, ossia diverse chance nel primo tempo. Hanno avuto due o tre occasioni molto importanti e non hanno segnato. Ero convinto che ce la potessimo ancora fare e così è stato. I ragazzi - ha concluso il tecnico - credono nel lavoro giornaliero e questo aspetto – quando mi trovo a dover far passare determinati input – facilita il mio compito».

«Ben vengano le critiche»

Il titolo di campioni svizzeri, dunque, non è stato altro che il più degno dei traguardi, una vetta gloriosa al termine di un tortuoso percorso durato svariati mesi. «Le sensazioni che si provano in questo momento sono incredibili - ha dichiarato l’allenatore del Basilea - abbiamo lavorato tanto e duramente, ora siamo stati premiati». L’emozione, sul suo volto, si è percepita. D’altra parte, il «Meistertitel» non figurava ancora nel suo palmarès. «È vero, mi mancava e lo volevo a ogni costo. È un sogno che si realizza perché – dopo la conquista della Coppa Svizzera ottenuta nel mio periodo a Lucerna e la vittoria della Challenge League con il Losanna - sento di aver completato il cerchio».

Nonostante quanto di buono mostrato dalla sua compagine, il futuro di Celestini è ancora avvolto dal mistero. Lui, che pure recentemente ha dovuto sopportare il peso di critiche, anche veementi da parte della stampa d’Oltralpe. «Non posso negare - ha ammesso il diretto interessato - che in alcuni momenti è subentrato un certo dispiacere». Non per questo, però, «don Fabio» ha cambiato il suo modo di vedere il calcio. «O si crede nel lavoro, oppure nel risultato. Il problema è che spesso prevale proprio quest’ultimo. Io – in qualsiasi piazza in cui sono stato - ho sempre detto di voler fare i conti a giugno e quando ci sono arrivato, generalmente, i risultati sono stati dalla mia parte. Mi è dispiaciuto che lo sviluppo della squadra sia stato sottovalutato». L’esito finale, che gli sorride, non lo porta comunque a cercare un riscatto personale. «No, non mi prendo nessuna rivincita. Le critiche fanno parte del gioco, vanno accettate. E se i risultati sono questi, ben vengano».

La chiave del successo

Shaqiri e Celestini. Celestini e Shaqiri. Gira e rigira, il successo del Basilea si racchiude qui. Un rapporto, questo, costruito nel tempo. «Molte volte - ha ammesso il mister - ci siamo anche punzecchiati a vicenda, il suo è un carattere molto forte. Con giocatori del genere, però, credo sia necessario essere trasparenti e schietti. Xherdan lo ha capito e, man mano che siamo andati avanti nella stagione, abbiamo dialogato in misura maggiore. Avevo bisogno del suo feedback». A Shaqiri, insomma, è stato riservato un trattamento speciale. «Abbiamo dovuto cambiare un po’ il nostro dispositivo di gioco, garantendogli piena libertà di azione e costruendo la squadra intorno a lui. A inizio stagione - ha ricordato Celestini - fisicamente non stava benissimo e le sue performance non erano brillanti, ma ciò non ci ha portato a dubitare. Shaqiri, inoltre, non aiuta molto in fase difensiva. Significa che altri 10 ragazzi corrono per lui, perché sono consapevoli che lui ci fa vincere le partite».

«XS», invece, si è espresso così: «Con la mia esperienza ho dato un contributo dentro e fuori dal campo. Fabio, poi, ha svolto un ruolo molto importante, ci ha spinto quotidianamente a dare il meglio. Sono molto contento per lui: si è guadagnato questo titolo».