La pallanuoto di Francesco Caprani, un maestro sulle note di Guccini

È un mercoledì pomeriggio piovoso e autunnale. I ragazzini della SP Bissone si allenano nella piscina di Trevano sotto la guida di Francesco Caprani. Subito notiamo che l’allenatore è uno appassionato del suo mestiere. Lascia i giovani sguazzare nell’acqua e ci racconta della Scuola Nuoto, che si svolge durante l’anno, ma anche dei corsi che invece si tengono d’estate al lido di Bissone. «Sono arrivato in Ticino nel 2015 dopo un’esperienza professionistica in Italia», dice il nostro interlocutore che aveva esordito a 15 anni e che oggi ne ha 41. «Dai 18 ai 23 anni avevo giocato come portiere nella Como Nuoto per poi andare in serie A1 per i successivi 12 anni. Praticamente ho giocato in tutta Italia e ho imparato tantissimo. Mi sono talmente innamorato di questo sport, che mi è sembrato giusto rimettermi in gioco anche se in un altro modo. Ed eccomi qui a tentare di trasmettere la mia passione ai giovanissimi».
Una chiara direzione
Quello dell’allenatore è un lavoro non sempre facile e Caprani ne è consapevole. Ma la motivazione e la voglia di insegnare hanno sempre il sopravvento: «Mi occupo di 45 ragazzini dai 6 ai 15 anni, suddivisi in tre categorie: U11, U13 e U15. Tutti devono imparare le regole e devono anche rendersi conto che per emergere sono necessari molti sacrifici. Questo sport sa comunque ripagarti, soprattutto se lo affronti con l’impegno che merita». Il nuoto è la base. Caprani si è assunto il compito di scovare i talenti e di coltivarli. Ma anche di prepararli affinché possano crescere e maturare mostrando attaccamento alla società.
Quali le differenze rispetto all’Italia? «Un po’ ce ne sono - dice. Qui in Svizzera la pallanuoto è sicuramente uno sport ancora più di nicchia rispetto a quanto lo sia nel mio Paese. Ma bisogna dire che è anche una disciplina di tradizione. Tutti sanno che c’è la Pallanuoto Lugano con i suoi innumerevoli titoli vinti nel campionato svizzero, ma ci siamo anche noi (ndr: l’anno di fondazione della SP Bissone è il 1974, mentre la stagione 1983-84 era stata memorabile per la promozione a punteggio pieno in serie A) con le nostre caratteristiche. Se un tempo c’era una squadra di Attivi, che pure si era tolta diverse soddisfazioni in campionato, oggi lavoriamo piuttosto con l’intento di rinforzare la base puntando sui giovani del vivaio. Ma è possibile che già dalla prossima stagione si riesca a creare una formazione di U17. Questa sarebbe già una grande soddisfazione. Vorrebbe dire che stiamo lavorando nella giusta direzione».
Una dedica speciale
Anche la pallanuoto ha dovuto fare i conti con le prime ondate della pandemia da coronavirus. «Purtroppo sì - afferma Caprani – ma per nostra fortuna siamo riusciti a ricreare i gruppi che volevamo. Come dicevo, durante l’anno svolgiamo la Scuola, con Davide Besomi che è impegnato sul fronte del nuoto. Ricordo che per chi vuole provare c’è un mese gratuito. Una bella occasione per prendere contatto con la società. E, magari, anche per allacciare delle amicizie. In questo senso le attività sportive sono importantissime. Ci deve sempre essere una giusta sinergia tra giovani, genitori e monitori. Questo è, perlomeno, quello che noi cerchiamo di sviluppare».
Se la pallanuoto, con l’attività fra Trevano e Bissone, è l’attività principale di Caprani, c’è un altro universo che dal 2017 lo impegna in Svizzera riservandogli grandi soddisfazioni: la creazione di birre artigianali attraverso il Laboratorio birrario ticinese (www.laboratoriobirrario.ch), che si appoggia alle strutture del Birrificio Sottobisio. Se questo hobby era iniziato quasi per gioco, gli apprezzamenti sono presto arrivati un po’ da tutto il cantone. «È vero - conclude l’allenatore - e mi piace sottolineare che tutti i nomi delle birre che produciamo richiamano titoli di canzoni di Francesco Guccini: l’Avvelenata (la prima nata), Scirocco, Il frate, Incontro, Atomica ticinese e Asia. «A suggerire il nome di quest’ultima birra era d’altra parte stato lo stesso Guccini, che ho conosciuto grazie a un suo ex musicista, Juan Carlos Flaco Biondini». I due Francesco si erano incontrati a Pàvana, negli Appennini tosco-emiliani. «Trovare il Guccio a casa sua è stato davvero bellissimo. E in quell’occasione sono perfino riuscito a farmi firmare una chitarra», conclude Caprani.