La perla di Shaqiri, la Panda di Spalletti e i falli degli steward

Gli amanti del calcio spesso ricordano le estati tramite i grandi eventi. Per dire, l’estate 2010 rimarrà sempre quella dei Mondiali in Sudafrica e di Waka-Waka, e quella del 2021 della magica serata di Svizzera-Francia, culminata con la parata di Sommer su Mbappé. Con Euro 2024 che volge al termine, abbiamo provato allora – in maniera del tutto soggettiva – a selezionare i momenti che, nel bene o nel male, resteranno impressi nella nostra memoria.
TOP – Le nuove stelline
Il palcoscenico se lo sono preso loro, i giovanissimi. In primis Lamine Yamal, nuovo marcatore più giovane della storia degli Europei e finalista con la Spagna. Ma anche i vari Arda Güler, Jamal Musiala, Nico Williams, Kobbie Mainoo e – perché no – il nostro Dan Ndoye, hanno catturato le luci dei riflettori.
TOP – Il siparietto di Spalletti
Il post partita di Svizzera – Italia è stato tutto da Rieder(e). Il collega di 20 Minuten ha chiesto a Spalletti se si fossero sentiti una Fiat Panda al cospetto di una Ferrari. Il c.t. non è sembrato gradire il paragone. O forse ha trovato il pretesto ideale per sviare l’attenzione da un incontro disastroso (per lui) e memorabile (per noi), regalandoci però uno dei momenti più ilari dell’Europeo.
TOP – Il gol di Xherdan
Troppo difficile scegliere la rete più bella di questo Euro. Tanti sono stati i gol che ci hanno fatto saltare in piedi e strabuzzare gli occhi. Ricorderemo a lungo la geniale perla di Xherdan Shaqiri contro la Scozia, ma anche la rovesciata di Jude Bellingham e l’arcobaleno all’incrocio di Lamine Yamal.
TOP – La guerra dei cartelloni
Sugli spalti si è scatenata la creatività dei tifosi. Il famoso cartellone «Fondue is better than Goulash» ha dato vita ad una vera e propria battaglia di sani sfottò tra i sostenitori, con paragoni culinari ma non solo. Il nostro preferito? «Il vostro re guarda Wimbledon, il nostro l’ha vinto 8 volte» durante Svizzera – Inghilterra.
TOP – La favola Georgia
All’esordio nella competizione, i georgiani sono stati anche la sorpresa di Euro 2024. La vittoria contro il Portogallo rimarrà un cimelio nazionale, e la prestazione contro la Spagna agli ottavi una lodevole prova di coraggio. E attenzione a Georges Mikautadze, che è ancora in corsa per il titolo di co-capocannoniere.
FLOP – I bomber mancati
Come per i top, iniziamo i flop parlando dei calciatori. Ci aspettavamo reti su reti da parte di Cristiano Ronaldo e Kylian Mbappé. L’ex e il nuovo attaccante del Real Madrid hanno invece largamente deluso le aspettative, così come le loro rispettive squadre. Solo una rete dagli undici metri per il francese, zero e un rigore sbagliato per il portoghese CR7. Male male. Europeo in crescendo, invece, per Harry Kane.
FLOP – I trasporti
Doveva essere l’Europeo «più verde di sempre». Forse lo è stato, ma dal punto di vista dei trasporti si poteva certamente fare di più. Poche squadre hanno accolto l’invito a utilizzare il treno. La Francia ha addirittura scelto l’aereo per spostarsi di soli 124 km (circa 20 minuti di volo). Ma forse – vista l’inefficienza mostrata dalle ferrovie tedesche – capiamo anche il motivo.
FLOP – Invasioni pericolose
Due ruvidi interventi da cartellino rosso hanno rischiato di infortunare seriamente Gonçalo Ramos e Alvaro Morata. Già, peccato che a commetterli non siano stati due difensori, bensì gli steward. Un sintomo che comunque – con tutte le invasioni di campo a cui abbiamo assistito – qualcosa a livello di sicurezza non abbia funzionato.
FLOP - Merih Demiral
Stava disputando un torneo impeccabile. Poi - subito dopo la sua doppietta - si è lasciato andare a quel gesto infelice. Un gesto che va oltre il cattivo gusto e sfocia nella provocazione politica, idealmente estranea a una competizione sportiva. Un gesto sciocco anche, che ha privato il turco stesso della possibilità di giocare i quarti di finale.
FLOP - I tormentoni assenti
L’inno ufficiale Fire di MEDUZA, OneRepublic e Leony non ha «spaccato». Un tormentone alla This One’s For You, Waka-Waka o l’iconico «po-popopo-po» è mancato. E allora - dato che l’inno spagnolo non ha parole - se diventasse proprio «it’s coming home» la canzone simbolo di Euro 2024?