L'intervista

La ricetta di Muci: «Percorro la mia strada guardando sempre in alto»

L'attaccante ticinese si racconta dal ritiro della Nazionale U21: «Il mio futuro a Lugano? Onestamente non ci penso»
© KEYSTONE / SALVATORE DI NOLFI
Nicola Martinetti
12.10.2023 06:00

Fino a pochi mesi fa, là davanti a reggere le sorti dell’attacco della Svizzera U21, c’era un certo Zeki Amdouni. Oggi questo compito è stato assegnato, tra gli altri, pure al bomber ticinese Nikolas Muci. La carriera della punta di 20 anni, sempre più protagonista in Challenge League con la maglia del Wil, è in rampa di lancio: «Ma io penso soltanto al presente», ci dice dal ritiro di Losanna.

Nikolas, come ci si sente ad aver raccolto l’eredità di un talento come Zeki Amdouni, oggi titolare in Premier League e punta di riferimento nella nazionale maggiore?

«È un grande onore, sono estremamente felice di poter vestire la maglia rossocrociata e spero di ripagare questa fiducia con tante reti, aiutando la squadra a raggiungere i suoi obiettivi. Amdouni per me è un esempio, negli ultimi anni ha saputo fare il botto compiendo grandi passi in avanti. Siamo due giocatori differenti, ma sicuramente il suo percorso è un grande stimolo per me. Riuscire a seguirne le orme sarebbe bellissimo».

L’inizio è stato sicuramente promettente. Tutti abbiamo ancora negli occhi la tua splendida rete in semirovesciata contro la Finlandia. Un ottimo modo per presentarti e bagnare al meglio il tuo debutto con l’U21...

«Sono ancora giovane, ma ad oggi quello è certamente il gol più bello della mia carriera professionistica. Realizzarlo è stata una questione di puro istinto. Un gesto naturale, poco ragionato. Quasi non mi sono accorto di aver segnato, finché non ho visto il pallone in porta. Ripensandoci, provo ancora emozioni forti. Non capita spesso di realizzare una rete del genere in un tale contesto, rappresentando il proprio Paese, al debutto in una nuova selezione».

Riuscire a seguire le orme di Zeki Amdouni sarebbe bellissimo. Per me è un esempio

Tra l’altro tu, volendo, di Paesi potresti rappresentarne addirittura tre. Giusto?

«Esatto. Mio papà è di origini italiane, mentre mia mamma è tedesca. Io però sono nato e cresciuto in Svizzera, e quindi nella mia mente ci sono solo i colori rossocrociati».

Torniamo allora alla Nazionale e alla nuova «Mission21». Come sta andando questa nuova avventura, sotto la guida di Sascha Stauch?

«Le sensazioni sono estremamente positive. Il gruppo si è riunito per la prima volta solo poche settimane fa, nell’ultima finestra internazionale, ciononostante si è già creato un bel ambiente. Questo anche grazie al fatto che quando ci incontriamo svolgiamo spesso delle attività tutti insieme, che aiutano a cementare l’intesa. Prova ne è che nella sfida contro la Finlandia, si è già visto un grande affiatamento. Per quanto riguarda il mister invece, io lo trovo davvero molto bravo. Lo avevo già avuto nelle altre nazionali giovanili e mi ero trovato bene. Far parte di questa squadra è davvero bello. Ora abbiamo un grande obiettivo davanti a noi: la qualificazione agli Europei del 2025. È una grande opportunità e daremo tutto per riuscire a coglierla».

Attaccante titolare del Wil in Challenge League e della Svizzera U21. A 20 anni, senti di essere in linea con lo sviluppo che auspicavi per la tua carriera?

«Il mio motto è “sempre prendere passo dopo passo”. Sento che come giocatore sto progredendo, migliorando giorno dopo giorno. Ritengo che il mio percorso, sin qui, sia stato quello giusto. Chiaramente voglio sempre di più, perché sono fatto così. È nella mia indole. Però sì, penso di essere sulla buona strada. Una strada che percorro con lo sguardo rivolto verso l’alto, conscio che ho ancora grandi margini di miglioramento».

Quali?

«Beh innanzitutto voglio diventare più esplosivo negli ultimi metri. E poi mi piacerebbe segnare di più. Le statistiche non sono tutto, ma il mio compito, in qualità di attaccante, è fare gol. Voglio riuscirci con più regolarità».

Non ho un contatto diretto con Mattia Croci-Torti. Né con Carlos Da Silva o altri membri della società bianconera

L’estate scorsa il Lugano aveva deciso di cederti in prestito al Wil per due stagioni, una cosa piuttosto inusuale nel mondo del calcio. A posteriori, ritieni sia stata la mossa giusta?

«Assolutamente. Infatti già l’estate scorsa, che avevo iniziato aggregato alla prima squadra bianconera, non ho provato alcuna delusione all’idea di andare a Wil e scendere quindi di una categoria. È stato ed è tuttora un passo importante per la mia carriera, che ho deciso di vivere con l’intenzione di guadagnarmi sul campo un ruolo di primo piano. Ho dovuto fare la “gavetta”, come si suol dire. Dapprima prendendo le misure della nuova realtà, e poi - piano piano - ritagliandomi sempre più spazio. Non è stato semplice, ma lavorando sodo ci sono riuscito. Devo altresì ringraziare alcune figure molto importanti in questo processo. Penso a Carlos Silvio, un ormai ex compagno di reparto dal quale ho appreso molto. E ovviamente al mister Brunello Iacopetta, un grande formatore».

Vedendo il Lugano brillare in Conference League, non hai il rimpianto di non far parte di quella squadra?

«Sarebbe un sogno potere un giorno disputare una competizione simile, ma al momento sono concentrato sul Wil e sulla Svizzera U21. Il mio focus è tutto lì».

Tuttavia al termine del girone d’andata, volendo, i bianconeri potrebbero decidere di riportarti a Cornaredo. Ci speri?

«Onestamente non ci penso. Ribadisco: la mia mente è focalizzata su due fronti, il Wil e la nazionale. Per il resto si vedrà».

Ma il club bianconero ti fa sentire la sua vicinanza? Mattia Croci-Torti ti scrive ogni tanto?

«No, non ho un contatto diretto con il “Crus”. Né con Carlos Da Silva o altri membri della società. Di questo se ne occupa il mio agente. So che mi monitorano, e che di tanto in tanto vengono a vedermi di persona».

Intimamente, però, sicuramente hai degli obiettivi per il futuro della tua carriera. Dei sogni. Quali sono?

«Come suggerivo prima, sogno di arrivare sempre più in alto, al massimo delle mie possibilità. Migliorandomi così tanto, da poter arrivare a giocare ad alti livelli. L’ho detto in precedenza: sono uno che lavora sodo, dando sempre tutto. E di solito, quando fai così, prima o poi ti viene concessa un’occasione. Poi sta a te sfruttarla. A Wil sento di esserci riuscito. Vedremo cosa mi riserverà il futuro».

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