US Open

La solita solfa o emerge una voce fuori dal coro?

Domenica scatta l’ultimo Major stagionale e i grandi favoriti non possono che essere Sinner e Alcaraz - Si sono imposti nelle ultime sette prove dello Slam e una finale tra di loro determinerebbe la prima posizione ATP - Il tabellone dell’altoatesino appare favorevole, quello dell’iberico è più complicato: Djokovic è finito dalla sua parte
©Reuters/Aaron Doster
Alex Isenburg
22.08.2025 22:30

Da quasi due stagioni a questa parte, nei più grandi palcoscenici tennistici, suona sempre la solita solfa e a dirigere l’orchestra sono Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. È francamente difficile pensare che lo spartito – che si ripete ormai dall’inizio della scorsa stagione – possa essere stravolto e che una voce fuori dal coro possa così interrompere un duetto che prosegue imperterrito da ben sette appuntamenti dello Slam. È una striscia di successi, quella intrapresa dai primi due giocatori del ranking mondiale – e iniziata in Australia, nel 2024 – che comincia a fare impressione. L’ultimo periodo in cui vigeva una tale egemonia era quello in cui – per due anni, tra il Roland Garros del 2010 e quello del 2012 – la coppia dominatrice era formata da Novak Djokovic e Rafael Nadal, capaci – in quel lasso di tempo – di conquistare la bellezza di nove Major consecutivi. A mettere fine al duopolio, allora, ci aveva pensato Roger Federer sull’amata erba di Wimbledon. È scontato affermare che un’alternativa del genere, attualmente, non esiste neanche lontanamente.

Occhio a Jack Draper

Insomma, allo US Open – che scatta di domenica per la prima volta nella storia – è lecito aspettarsi un’ennesima finale tra Sinner e Alcaraz. In palio, eventualmente, ci sarebbe persino la prima posizione delle classifiche ATP. Ma gli altri? A dir la verità qualche insidia – soprattutto nella parte bassa del tabellone – pare esserci. E in questo senso, a beneficiarne dovrebbe essere Jannik Sinner. Dinnanzi al campione in carica – in cerca di una riconferma che a New York manca dal 2008, quando Federer ottenne il suo quinto titolo filato a Flushing Meadows – si staglia un percorso tutt’altro che impervio. Vero è che al secondo turno – dopo l’esordio, che si preannuncia una formalità contro il ceco Kopriva – l’altoatesino non ha pescato proprio benissimo. Probabilmente, infatti, se la dovrà vedere con Alexei Popyrin, l’avversario più scomodo tra i giocatori che non figurano tra le teste di serie. Salvo clamorosi k.o. la strada fino ai quarti di finale può dirsi comunque tutto sommato agevole. Lì, invece, dovrebbe scontrarsi con Jack Draper. Ed è proprio il britannico, sulla carta – considerando anche una potenziale semifinale con uno tra Zverev, Rublev o Khachanov – il rivale più ostico sino alla finale.

Il numero 5 del mondo, in singolare, non gioca da Wimbledon a causa di qualche acciacco fisico. Per quanto possa essere poco indicativo, lo stato di forma che ha palesato nel recente torneo di doppio misto dello US Open – disputato al fianco di Jessica Pegula – è sembrato essere incoraggiante. Lo stesso Sinner, fermato da un virus a Cincinnati, pare aver lasciato alle spalle i problemi di salute ed è apparso sorridente nella sortita sull’Arthur Ashe, in occasione dell’allenamento prima del debutto. L’altoatesino, d’altronde, è forte di quanto raccolto sul cemento da diversi mesi a questa parte. L’uomo da battere, a maggior ragione su questa superficie, è proprio lui.

Le insidie nel lato inferiore

Il sorteggio, suggerivamo, è stato d’altro canto meno benevolo nei confronti di Carlos Alcaraz. Già, perché nel suo lato del tabellone sono finiti Djokovic, Rune, Mensik e Fritz. Uno di loro potrebbe essere l’avversario in un’ipotetica semifinale, ma per arrivare a quello stadio della competizione lo spagnolo dovrà vedersela magari con Medvedev (o Davidovich Fokina) e – soprattutto, nei teorici quarti di finale – con l’idolo di casa Ben Shelton. Senza dimenticare, inoltre, che all’esordio l’iberico sarà chiamato difendersi da un altro big-server a stelle e strisce, ossia Reilly Opelka.

La parte inferiore del tabellone, dicevamo, appare più competitiva e ricca di giocatori che in un contesto del genere potrebbero esaltarsi. Non per forza, per Alcaraz – che l’anno scorso era uscito già al secondo turno al cospetto di Botic van de Zandschulp – questo aspetto potrebbe rivelarsi uno svantaggio. Lui, infatti, è solito adattare il suo livello di gioco agli avversari. Dover fronteggiare dei rivali ostici sin dalle prime battute, potrebbe quindi permettergli di mantenere alta la tensione e raggiungere l’ultimo atto dello Slam newyorkese che gli manca dal 2022 (quando vinse il suo primo Major e divenne il numero uno più giovane della storia).

Il più felice è Nole?

Il più contento di stare dalla parte di Alcaraz, con ogni probabilità, è Novak Djokovic. Il serbo, d’altronde, pare non avere più gli argomenti per insidiare Sinner, che ultimamente – vedi gli cinque incontri persi, di cui tre a livello Slam – gli ha sempre sbarrato la strada. Con Carlitos, invece, Nole vanta ancora un bilancio positivo e il precedente sul cemento di quest’anno (tenutosi a Melbourne nei quarti di finale) potrebbe tramutarsi in una dose di fiducia importante.