Hc lugano

La stagione dell’incostanza

Tempo di bilanci e pagelle in casa bianconera al termine di un campionato caratterizzato da prestazioni e risultati altalenanti – I più deludenti sono stati Boedker e Bertaggia, ma nei playoff sono mancati anche i gol di Fazzini e Carr, oltre alla sicurezza di Schlegel
La squadra di Chris McSorley ha vissuto il suo periodo più buio tra inizio ottobre e la pausa di novembre. Troppi gli scontri diretti persi a fine stagione. / © CdT Gabriele Putzu
Fernando Lavezzo
02.04.2022 06:00

Per il Lugano si è chiusa una stagione incostante. Il quarto di finale contro lo Zugo è stato emblematico, con la perenne alternanza di cose buone e letali passaggi a vuoto. Complici gli infortuni (in primis quello di Schlegel), i bianconeri hanno vissuto il loro periodo più buio tra inizio ottobre e la pausa di novembre: 14 partite, 11 sconfitte. Dopo la sosta, con il rientro di molte pedine, la squadra di McSorley ha conosciuto la sua fase più positiva: 8 vittorie e 2 sconfitte. Subito dopo Natale è stata la COVID-19 a destabilizzare i bianconeri, che prima delle Olimpiadi hanno ritrovato un buon ritmo. Insufficiente (e con Schlegel di nuovo ai box) la ripresa dopo i Giochi, con un bilancio di 4 vittorie e 6 sconfitte. A causa degli scontri diretti persi, il sesto posto è scappato a 11 punti. Proprio quei pre-playoff che si volevano evitare hanno però rappresentato il punto più esaltante dell’anno, con il Ginevra estromesso in due partite. Poi il già citato epilogo contro i campioni in carica. Un «cappotto» severo, ma indicativo sui passi che restano da compiere al club.

È dunque tempo di bilanci. Per la dirigenza bianconera, ma anche per noi. Ecco i nostri voti alla stagione dell’HCL.

Il quartetto straniero iniziale
Voto: 4,5

Una seconda parte di stagione in crescendo ha permesso a Mark Arcobello di sfiorare il punto a partita (22 gol, 29 assist) e di chiudere al sesto posto la classifica marcatori. Il capitano ha giocato tutte le partite e ha pagato a livello di lucidità il periodo caratterizzato dagli infortuni altrui. Nel complesso, è stato un protagonista assoluto. Daniel Carr, condizionato dalla lunga assenza per una commozione cerebrale, ha confermato le sue doti attorno alla porta, ma ha accusato un netto calo nella serie con lo Zugo. Troy Josephs non è stato risparmiato dalla sfortuna (due stop per lui), ma nel rapporto «qualità/prezzo» è stato sorprendente. Ad affossare il voto del quartetto ci pensa Mikkel Boedker, autore di sole 4 reti in 44 partite. Il suo apporto è stato insignificante e infatti Chris McSorley lo ha accantonato appena sono iniziate le cose serie.

Gli altri stranieri (e i portieri)
Voto: 3,5

Il portiere canadese Leland Irving, ingaggiato in fretta e furia dopo il primo infortunio di Schlegel, ha giocato solo 7 partite. Senza incantare. A beneficiare della situazione d’emergenza è stato Thibault Fatton, che ha accumulato esperienza. Ma forse è stata sprecata l’occasione di pescare una saracinesca all’estero. Un tema che resta d’attualità per il futuro, visto che Schlegel appare fisicamente delicato e nei playoff non ha mai «rubato» una partita. Tornando agli stranieri ingaggiati in corso d’opera, Libor Hudacek ha fatto il suo in termini di reti (8 in 10 partite), ma non ha mai convinto il coach, che appena ha potuto scegliere lo ha parcheggiato in tribuna. Lo slovacco è così tornato in KHL. L’unico innesto ad aver lasciato il segno è stato il carismatico Justin Abdelkader. Shane Prince ha avuto poco tempo per inserirsi e ha mancato di concretezza nei playoff.

Lo zoccolo duro
Voto: 4,5

Nella prima parte del campionato il Lugano si è aggrappato a Luca Fazzini. Eclissatosi nei playoff, lo sniper di Arzo ha vissuto la sua miglior regular season in termini di punti (43), ma non solo. È cresciuto a tutta pista. Il prossimo passo? Confermarsi nei giochi per il titolo. Alessandro Chiesa ha annunciato il ritiro al termine di una delle sue migliori stagioni in termini di concretezza. Pochi fronzoli e tanta fisicità in una difesa leggerina (Müller escluso). Il «Gesa» mancherà come punto di riferimento. Un’eredità che un giorno potrebbe raccogliere Elia Riva, sempre più sicuro e concreto. Giovanni Morini è andato ancora in doppia cifra (12 gol), girovagando tra una linea e l’altra. Julian Walker si è messo al servizio della squadra come centro della quarta linea. Un brutto infortunio lo ha privato dei playoff. Deludente Matteo Nodari, girato al Kloten in Swiss League, ma anche Alessio Bertaggia, troppo spesso al di sotto del suo potenziale. L’aria nuova di Ginevra gli farà bene. Se ne va anche Romain Loeffel, destinazione Berna. Per il difensore romando è stata la migliore delle quattro stagioni in bianconero, nonostante due mesi di assenza per commozione cerebrale. Nei playoff è però mancato il suo apporto offensivo (0 punti). Loic Vedova è rimasto sempre aggregato alla squadra, lavorando per guadagnarsi ogni minuto di ghiaccio. Avrà spazio in un Lugano più ambizioso di questo? Difficile.

Gli innesti rossocrociati
Voto: 5

Bene, benissimo Calvin Thürkauf, l’innesto meno chiacchierato dell’estate 2021. Reduce da un anno difficile, condizionato dalla frattura a una tibia, l’ex Zugo si è dimostrato centro di quantità e qualità. Possente e costante, anche nella produzione offensiva. Non ha deluso le (elevate) attese Mirco Müller, sempre sicuro, con e senza disco. Più incostante Santeri Alatalo: la produzione offensiva è da straniero (5 gol e 33 assist), ma non sono mancate le distrazioni e gli errori grossolani. Stagione senza picchi per Samuel Guerra. Dopo un inizio difficile, il difensore ticinese si è stabilizzato, ma nei suoi anni migliori (soprattutto a Davos) giocava con più fiducia. Il giovane Yves Stoffel si è ritagliato tanto spazio: iperattivo, deve diventare più concreto per tenersi il posto in National League: 0 gol in 51 partite gridano vendetta. Arrivato a stagione in corso e subito infortunatosi, Yannik Herren ha lasciato solo intravedere il suo potenziale offensivo. Basterà per una conferma?