L'analisi

L'acquazzone di Sion non lava via i problemi

La Svizzera fatica ma riesce a ritrovare i tre punti superando Andorra per 3-0 - La prestazione però è sottotono e l'esultanza di capitan Xhaka fa discutere
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Nicola Martinetti
12.09.2023 23:39

Avremmo dovuto capirlo sin dal pomeriggio. Quando, durante il nostro viaggio verso il Tourbillon, abbiamo scorto una sola, unica nuvola nera in mezzo a un cielo azzurro. Stazionata, sì, proprio sopra Sion. Ahia. Un cattivo presagio che ha poi preso definitivamente forma durante Svizzera-Andorra. E no, non solo per il forte acquazzone che ha segnato il match. Ma anche e soprattutto per quanto accaduto sull’inzuppato campo dell’impianto vallesano. La pioggia, piovuta copiosamente nel corso della sesta partita di qualificazione a Euro 2024, non ha infatti lavato via i problemi in seno alla Nazionale rossocrociata. Dove la situazione, al netto del ritrovato successo, resta complicata.

Un primo tempo inguardabile

Per venire a capo della modestissima Andorra, in effetti, gli elvetici ci hanno messo più di un tempo. Spingendo i novemila tifosi accorsi al Tourbillon a chiedersi se nei primi quarantacinque minuti la squadra, dopo le polemiche di Pristina, stesse effettivamente giocando contro il proprio selezionatore. Dubbi sfociati poi nei copiosi fischi piovuti dalle tribune, al rientro negli spogliatoi per la pausa. Nemmeno l’emozionante addio al calcio di Ildefons Lima Solà insomma, uscito dal campo al 22’, tra gli applausi ha addolcito una prima parte di confronto totalmente da dimenticare. Cara grazia, allora, che in avvio di secondo tempo Itten, fin lì poco in luce, ha trovato il guizzo vincente in grado di scardinare la generosa prova difensiva degli ospiti. Indirizzando, a quel punto sì, il match sui giusti binari.

Un dito indigesto

Nel finale, effettivamente, sono poi cadute altre due reti. Firmate, guarda un po’, dai giocatori più chiacchierati dopo il pareggio rimediato in Kosovo: Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri. Tutto risolto, allora? Beh, no. Quantomeno per ciò che concerne il capitano. Il quale, dopo aver raddoppiato con un tiro da fuori area all’84’, ha pensato bene di portarsi l’indice alla bocca in segno di sfida. Come dire: metto a tacere tutti. Un’esultanza che, va da sé, è destinata a tenere banco nei prossimi giorni, facendo discutere e alimentando le polemiche. L’esatto contrario di ciò che una Svizzera confermatasi fragile e in difficoltà anche contro la debole Andorra, avrebbe necessitato. Anzi, paradossalmente quanto accaduto potrebbe persino finire col vanificare il ritorno al successo. Di certo ha guastato un 3-0 che al netto dei tre punti, risulta invero fin quasi bugiardo per quanto dimostrato sul campo. Insomma, se il pareggio contro la Romania nel mese di giugno aveva acceso una prima spia in casa rossocrociata, le sfide contro Kosovo e Andorra ne hanno alimentate almeno altre due. E con tre spie accese, una scrupolosa revisione al motore è d’obbligo. Altrimenti in vista dei prossimi viaggi, in particolare quello in Israele in programma nel mese di ottobre, c’è il serio rischio di finire appiedati. 

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