L’addio di Sauber dalla F1 segna la fine di un’epoca

Oltre a sancire l’incoronazione di Lando Norris quale nuovo campione iridato, il Gran Premio di Abu Dhabi ha segnato la fine di un’epoca. Innanzitutto, si è chiusa - senza troppi rimpianti, per la verità - l’era dell’effetto suolo. Sul circuito di Yas Marina, inoltre, è stato utilizzato per l’ultima volta il tanto discusso dispositivo DRS. Ma per gli affezionati di Formula Uno c’è stato un altro addio, ben più doloroso, ovvero quello della Sauber.
Una degna conclusione
D’altronde, la scuderia elvetica era una delle più longeve del Circus e - salvo qualche eccezione, vedi la disastrosa annata 2024 - ha sempre saputo farsi valere nella lotta a centro griglia. Reduce, per l’appunto, da una stagione pessima, conclusasi con appena 4 punti all’attivo - tra l’altro immagazzinati tutti al penultimo GP - il team rossocrociato ha saputo rialzare la testa, chiudendo in modo più che dignitoso la sua lunga esperienza in F1. Sono stati 70, quest’anno, i punti raccolti dalla coppia costituita dall’esperto Nico Hülkenberg e dal promettente Gabriel Bortoleto. Il che, tra l’altro, equivale al miglior rendimento dal 2012, quando sedevano al volante dell’allora C31 Kamui Kobayashi e un giovane Sergio Perez. Vero è che nel frattempo il calendario si è dilungato - mettendo perciò in palio un bottino di punti superiore - e che la Stake F1 Team Kick Sauber - giusto per citare il nome completo - quest’anno ha pur sempre concluso al penultimo posto del Mondiale costruttori.
L’uscita di scena, tuttavia, può comunque considerarsi nobile. In primis, grazie all’eccezionale e inaspettato 3. posto conquistato da Hülkenberg a Silverstone. Un podio, questo, che il tedesco inseguiva da una carriera intera, mentre alla Sauber mancava da ben 12 anni. Un traguardo raggiunto grazie a un pacchetto di aggiornamenti - dilazionato in tre parti - che ha drasticamente cambiato l’efficienza della C45. Con una vettura maggiormente bilanciata - rispetto alla prima parte dell’anno - anche l’esordiente Bortoleto ha saputo esprimere il suo talento, cogliendo, in particolare, un fantastico 6. rango in Ungheria. Chissà, allora, se l’aver lanciato il classe 2004 potrà diventare un motivo di vanto per la scuderia di Hinwil. L’ennesimo, verrebbe da dire. Sì, perché uno dei meriti principali della compagine creata da Peter Sauber è stato proprio quello di scovare dei talenti che hanno poi contribuito a riscrivere i libri di storia del Motorsport. La lista di piloti - divenuti in seguito campioni, o vicecampioni, del mondo - che hanno esordito nella massima serie sotto la sua ala protettrice è abbastanza impressionante: Heinz-Harald Frentzen; Kimi Räikkönen; Felipe Massa; Sebastian Vettel; Sergio Perez; Charles Leclerc.
Collaborazioni di prestigio
Dall’ormai lontano 1993, quando la scuderia diretta dall’imprenditore zurighese ottenne l'accesso all’élite dell’automobilismo, la Sauber ha dovuto fare i conti con lo spietato mondo della Formula Uno. Ha dovuto inventarsi e reinvitarsi, nel corso degli anni, cambiando in svariate circostanze il proprio nome, così come i rispettivi partner commerciali e tecnici. Il tutto, però, mantenendo il medesimo spirito e quell’incrollabile volontà di restare al vertice dello sport a quattro ruote. Sin dagli albori, peraltro, si è legata a dei marchi - tornati o divenuti nel tempo - storici. Pensiamo innanzitutto alla Mercedes-Benz, riportata alle corse automobilistiche al fianco della Sauber. O, nei tempi più recenti - seppur da sponsor e non in quanto fornitrice dei motori - al ritorno dell’Alfa Romeo. Ma non va neppure dimenticata la collaborazione con Red Bull, il cui nome sbarcò inizialmente nel paddock grazie alla stessa Sauber.
Insomma, al fine di sopravvivere, la scuderia di Hinwil ha cambiato volto in maniera camaleontica. In più occasioni, infatti, il team si è trovato in affanno dal punto di vista economico ma quando era sull'orlo del baratro ha paradossalmente vissuto il momento di massimo splendore. Nel 2006, Peter Sauber, a causa dei debiti accumulati, cedette – pur mantenendo il ruolo di consulente operativo – il controllo alla BMW. Ne nacque, sotto la loro proprietà, un quadriennio brillante, condito dal primo (e unico) successo in Formula 1: la storica doppietta in Canada nel 2008 firmata da Robert Kubica e dal compagno di squadra Nick Heidfeld. Il legame, che si pensava essere stabile e duraturo si spezzò, però, rapidamente a causa di un «riorientamento strategico dell’azienda» della casa costruttrice di Monaco di Baviera. Peter Sauber, in qualche modo, ha saputo riacquistare e salvare l’azienda, mantenendola poi per altre16 stagioni – in cui ha sfruttato il motore Ferrari – in Formula Uno.
Il passaggio di consegne
A partire dalla prossima stagione, tuttavia, il romanticismo che accompagnava la compagine svizzera lascerà spazio alle smisurate ambizioni del vorace Gruppo Volkswagen, sotto le vesti di Audi. Il passaggio di consegne con la casa di Ingolstadt è stato ufficializzato da tempo, tanto che perfino il tipo di livrea – caratterizzata dai colori argento, rosso e nero – delle monoposto dei Quattro Anelli è già noto. Il nome del title sponsor sarà quello di Revolut (colosso della fintech), mentre i sedili della RS26 saranno ancora occupati da Hülkenberg e Bortoleto. La piacevole abitudine di vedere una bandiera rossocrociata nel paddock, quindi, è destinata a svanire. Dopo addirittura 33 anni, il nome Sauber non sarà più parte della Formula Uno. Ma i suoi ricordi, quelli sì, rimarranno indelebili.
