«L’agonismo è importante ma prima viene l’etica»

Etica, salute e integrità. Sono le tre parole chiave che hanno caratterizzato l’incontro promosso dalla Federazione svizzera di ginnastica a Bellinzona. Il presidente Fabio Corti, eletto il 31 ottobre scorso, ha parlato di quanto è stato fatto negli ultimi mesi per ricostruire l’immagine di questo sport nel suo insieme.
Chi non ricorda le brutte vicende delle ragazze maltrattate dagli allenatori? Difficile dimenticarle, così come i famosi protocolli di Macolin. «Sono stati momenti delicati e li abbiamo vissuti con molta attenzione proprio perché si trattava di ripartire dopo aver fatto chiarezza su tutti gli aspetti», ha detto Corti sottolineando il fatto che si era resa necessaria la sostituzione di diverse figure tra dirigenti e allenatori. Decisioni a volte dolorose, ma imprescindibili, per ripartire con uno spirito nuovo. Per presentare i piani futuri della Federazione all’incontro non c’era solo il presidente - il primo ticinese in una storia lunga 190 anni - ma anche la nuova direttrice Béatrice Wertli (prima donna nel ruolo), Loris Galbusera (presidente dell’Associazione cantonale ticinese di ginnastica), nonché il direttore operativo della ACTG Diego Raveglia.
«L’inizio è noto - ha detto ancora Corti -. Siamo partiti dall’analisi dello studio legale di Zurigo per valutare cosa era successo negli ultimi 10 anni nella ritmica. Naturalmente ci siamo affidati a persone indipendenti. Noi ci siamo però impegnati a comunicare in modo attivo quanto è emerso. Per questo ringrazio molto la signora Wertli e ricordo che sosteniamo incondizionatamente quanto si fa nell’ambito di «Swiss Sport Integrity».
Rispetto delle persone
«Parlare di sport agonistico e di risultati è importante - hanno riferito all’unisono i nuovi dirigenti elvetici - ma adesso la priorità è un’altra, la tutela e il rispetto delle persone. Insomma l’etica viene prima e deve andare a braccetto con l’agonismo».
La nuova filosofia
Questo è l’elemento cardine alla base della nuova filosofia della federazione - la più grande numericamente a livello nazionale con i suoi 3.000 club e quasi 400.000 membri - che è stata messa a dura prova anche dalla pandemia da coronavirus. Il compito di chi dirige è quello di aiutare e sostenere i club, a maggior ragione nei momenti delicati. «In Ticino, dove si contano 31 società, c’è stato un calo consistente dei membri (da 8.000 a 5.000, circa il 30%), stiamo lavorando per cercare di invertire i numeri e di risvegliare l’interesse di chi si sente vicino alle sei discipline raggruppate nella nostra federazione. A livello strutturale, con i nostri tre centri regionali siamo ben messi, ma per animare un’attività sportiva, anche e soprattutto per ragioni aggregative, bisogna cercare di invertire la tendenza», ha spiegato Raveglia, ribadendo quanto esposto da Galbusera in merito alla tradizione ginnica ticinese. Una tradizione che parte da lontano, che ha regalato enormi soddisfazioni e che deve volgersi al futuro con un sentimento di ottimismo.
Al di là delle questioni etiche, si è parlato anche di agonismo e lo si è fatto mettendo in risalto il successo ai recenti campionati europei di ginnastica artistica tenutisi a Basilea, rigorosamente senza pubblico e con tutte le regole sanitarie allora vigenti. L’evento ha regalato tre medaglie agli atleti rossocrociati, che partiranno alla volta dei Giochi olimpici di Tokyo con grandi stimoli ed ambizioni.
Lo sguardo al futuro
Il messaggio inviato dai nuovi dirigenti è chiaro: la ginnastica deve continuare ad avere un futuro importante. Sia pensando alla base, sia spronando gli atleti di punta. Corti, la Wertli, Galbusera e Raveglia hanno parlato di ginnastica in senso lato (ndr: ricordando che a livello elvetico la ritmica per ragioni legate ai numeri e alle attuali pressioni non sarà rappresentata in Giappone) e di manifestazioni importanti. Prima fra tutte la Festa federale, la cui ultima edizione ha avuto luogo nel 2019 ad Aarau, raccogliendo l’adesione di 70.000 ginnasti. «Anche questi sono numeri che non possiamo dimenticare. È il segnale che il nostro sport è ancora molto amato».