«Le nostre americane sono partite con il primo volo»

È finita con venti giorni d’anticipo l’avventura ticinese di Branndais Agee e Tia Wooten, le due americane del Riva Basket. In piena emergenza coronavirus, con tante incertezze legate a viaggi, frontiere e sicurezza, il club ha deciso di farle rientrare già questa mattina negli USA. Ne parliamo con il presidente Francesco Markesch.
Quando lo raggiungiamo al telefono, attorno alle 11.00, Francesco Markesch si trova in auto, sulla via del ritorno da Zurigo. Ha appena lasciato le sue due giocatrici straniere all’aeroporto con in mano un biglietto di sola andata: destinazione Detroit per Branndais Agee, rotta su Washington per Tia Wooten. «È stata la decisione migliore per tutti, anche le due ragazze erano contente di poter tornare a casa dalle loro famiglie, vista la situazione molto delicata».
Già, molto delicata e complicata, anche per lo sport. Il basket svizzero si è fermato almeno fino al 15 marzo e domenica prossima alle 15 si riunirà a Friburgo per decidere il da farsi. Al Riva restano da disputare solo tre partite nel girone intermedio che definisce le posizioni dal 5. al 9. rango. Ultima con zero punti, la squadra ticinese non ha possibilità di accedere ai playoff, ma neppure rischia la retrocessione, che non è prevista. «A maggior ragione, non aveva senso trattenere le americane. Ma la nostra decisione va al di là delle questioni sportive. A preoccuparci sono la salute e la sicurezza delle nostre ragazze. Riva è pur sempre a due passi dalla dogana con l’Italia».
Il rischio di restare a lungo
La decisione di liberare le due straniere è iniziata con l’annullamento del loro volo, già prenotato per la fine della stagione cestistica. «Brandi e Tia avevano un contratto valido fino alla fine di marzo e il primo aprile avrebbero dovuto partire da Malpensa per tornare negli Stati Uniti», spiega Markesch. «La American Airines, però, ha cancellato i voli su Milano e anche noi abbiamo ricevuto la comunicazione dell’annullamento. In seguito, poi, è arrivata l’incertezza sull’apertura delle frontiere e su ciò che potrebbe capitare in futuro. I casi di contagio da coronavirus stanno aumentando anche nel nostro Paese e nessuno può prevedere cosa succederà da qui alla fine del mese. E se si interrompessero i voli tra la Svizzera e gli USA? E se in America decidessero di limitare le entrate o di mettere in quarantena chiunque proviene da zone più colpite dall’epidemia?».
Insomma, c’era il rischio che le due straniere del Riva rimanessero bloccate in Ticino più a lungo del previsto. «Proprio così», afferma il presidente momò. «Magari fino a maggio, o giugno. Chi lo sa? Abbiamo valutato la situazione insieme all’allenatore Montini e alle due dirette interessate, optando per un loro rientro anticipato. Agee e Wooten erano ben contente di partire. Innanzitutto per la loro salute, che viene prima di tutto, ma anche per evitare problemi e complicazioni al momento del rimpatrio. Abbiamo prenotato il primo volo disponibile e le abbiamo lasciate andare».

Tre partite ininfluenti
Il Riva si è anche confrontato con Swiss Basketball: «Le tre partite che ci restano – ribadisce Francesco Markesch – sono ininfluenti e potrebbero anche saltare. Se si decidesse di continuare a giocare, sarebbe meglio partire subito con i playoff, interrompendo questa fase intermedia. È proprio quello che proporrò domenica all’assemblea dei presidenti, convocata da una Federazione altrettanto preoccupata per la situazione. Sono tutti in allarme, nessuno sa quanto durerà questa fase. Noi, con le nostre americane, abbiamo fatto la cosa migliore. Volevamo evitare loro ogni tipo di problema. Se poi la Federazione ci dirà di giocare le ultime tre partite, lo faremo con le giovani. Non protesteremmo mica».
Le emozioni dell’ultima cena
Prima di congedarsi da Branndais Agee e Tia Wooten, il Riva si è concesso un’ultima cena in compagnia, come ci racconta il numero uno del club: «Lunedì sera era previsto un allenamento, ma abbiamo deciso di portare tutta la squadra a mangiare una pizza a Bellinzona. Le giocatrici ticinesi sono state avvisate per tempo ed erano tutte presenti. È stato un momento bellissimo, toccante, dopo tanti mesi trascorsi insieme. Le americane erano dispiaciute, perché qui si sono trovate benissimo, ma al tempo stesso sollevate».
Per il Riva è stata una stagione complicata, con un campionato fatto di sole sconfitte. Questo, però, non ha intaccato lo spirito di gruppo, come testimonia Markesch: «Le nostre ragazze non hanno mai mollato, neppure in allenamento. Le più giovani, con l’aiuto delle due americane, sono cresciute molto anche tecnicamente. Giocando con un gruppo di sedicenni e con due sole straniere, contro le tre delle avversarie, non era facile competere. Lo sapevamo sin dall’inizio. E sapevamo che sarebbe stato difficile arrivare fino in fondo senza perdere pezzi per strada. Invece il gruppo ha tenuto duro, con la giusta motivazione. Alla cena di lunedì ho ringraziato tutte quante per il loro grande impegno. Non era evidente continuare a lottare senza mai togliersi la soddisfazione di una vittoria. Tutte le trasferte, anche quelle interminabili a Ginevra, sono state affrontate con tanta voglia di dare il massimo e fare bene. È stato l’anno più difficile della mia presidenza, sì, ma non il più brutto. Ci è servito per capire che le nostre ragazze sono davvero attaccate alla maglia e alla società. Di stagioni positive a livello di risultati ne abbiamo vissute tante. Questa ci ha regalato comunque dei momenti speciali».