L’emozione di Dusan: «Il canestro più importante della mia vita»

Svizzera e Serbia sono sul 90 pari. Marko Mladjan attira due avversari sotto il tabellone e scarica nell’angolo sinistro per il fratello Dusan. A tre decimi dalla fine, il suo tiro accarezza la retina, regalando ai rossocrociati un’impresa clamorosa nelle qualificazioni agli Europei del 2022. «Il più grande canestro nella storia del basket svizzero», grida il telecronista della FIBA. Ce lo siamo fatti raccontare dal suo autore.
Su quell’ultimo pallone è incisa la storia del nostro basket, ma anche quella di una famiglia. La storia dei Mladjan. Di Dusan e di Marko, per la prima volta in campo contro la «loro» Serbia. Dusan, 34 anni, è nato a Belgrado. Marko, 27, è venuto al mondo in Ticino, dove il padre Milan, ex nazionale jugoslavo ed eccelso tiratore, si trasferì nel 1989 per chiudere la carriera con la maglia del Bellinzona. «Sono orgoglioso del mio passaporto rossocrociato, ma anche delle mie origini», ci dice Dusan, raggiunto al telefono nella bolla finlandese di Espoo. «In Serbia vivono ancora le mie due nonne e alcuni cugini. Mi hanno assicurato di aver tifato per la Svizzera, per me e Marko. Saperli davanti alla televisione è stato un modo per sentirli vicini».
Anche l’avvicinamento alla partita è stato pieno di cose belle: «In hotel ho incontrato l’allenatore della Serbia e del Fenerbahçe, Igor Kokoskov, primo coach europeo a guidare una squadra in NBA. Mi ha parlato di mio papà, di quanto fosse forte. Lo stesso ha poi fatto il leggendario Sasha Danilovic, oggi presidente della Federazione serba. Sono stati dei momenti molto intensi».
La mano non trema
Il più intenso, però, doveva ancora arrivare. Contro la Serbia la Svizzera ha fatto corsa in testa, ma il finale si è giocato punto a punto. Sul 90-90, Patrick Baldassarre ha sbagliato due tiri liberi. Nell’azione seguente, Andjusic ha perso palla su pressione dello stesso Baldassarre, consegnando agli elvetici l’ultimo possesso. Con lucidità, la palla è arrivata proprio a Dusan. Uno che in quei casi non trema mai: «Appena il tiro mi è uscito dalle mani, ho capito che sarebbe entrato. È stato il canestro più importante della mia carriera, al termine della partita più bella. Abbiamo scritto una pagina di storia di cui ci si ricorderà a lungo. Tra 30 anni la racconterò ai miei nipotini. Abbiamo battuto la Serbia, una delle nazioni più forti e titolate al mondo, comparabile al Brasile, all’Italia o alla Germania nel calcio. Mancavano i loro giocatori della NBA, è vero, ma anche noi eravamo senza i nostri due, Capela e Sefolosha».
Dopo la gara, lo stesso Clint Capela ha esultato su Instagram, pubblicando anche una videochiamata con l’intera squadra rossocrociata: «È stato un bel gesto, lo abbiamo sentito al nostro fianco. Lui è uno dei centri più forti in NBA, ma ha sempre a cuore il destino della nostra nazionale».
E ora la Georgia
Dopo aver perso le prime due gare di questa campagna europea contro Georgia e Finlandia, la Svizzera si è rilanciata alla grande: «Abbiamo giocato con intelligenza, sfruttando le nostre qualità e mantenendo in ritmo i giocatori più talentuosi», spiega Mladjan. «Sapevamo che restare in partita nei primi 15 minuti ci avrebbe dato una chance, e così è stato. I nostri tiri hanno subito iniziato ad entrare, dandoci fiducia. Loro, invece, hanno cominciato ad avere paura». Dusan ha chiuso con 16 punti, suo fratello Marko con 18, l’altro ticinese Roberto Kovac con 14. Benissimo anche Kazadi con 16. La squadra di Gianluca Barilari ha tirato con il 56% da 3, infilando 13 «bombe» su 23.
Domani alle 15 la selezione rossocrociata cercherà un’altra impresa contro la Georgia. Un avversario molto forte, già qualificato in quanto Paese organizzatore di Euro 2022: «Non ci regaleranno nulla», afferma Dusan. «Fin qui hanno vinto tre incontri su tre, giocando con serietà e con i loro elementi migliori, alcuni dei quali protagonisti in Eurolega. Batterli potrebbe darci una spinta verso la fase finale, alla quale la Svizzera manca da 65 anni». Per riuscirci, bisogna arrivare davanti a una tra Serbia e Finlandia: «Potremmo giocarci tutto in febbraio nello scontro diretto con i nordici, ma battere la Georgia sarebbe un affare. Abbiamo perso Jurkovitz, avremo le rotazioni ridotte e rischiamo di pagare più degli altri questi sforzi ravvicinati. Però ci proveremo. Negli ultimi 6 anni abbiamo già sconfitto la Russia, l’Islanda, ora la Serbia. Abbiamo fatto ottime figure contro Italia, Croazia e Francia. Siamo una bella generazione, rispettata anche all’estero. E io sono fiero di poter contribuire».
L’età non conta
E dire che qualche anno fa la federazione svizzera decise di escludere Dusan Mladjan dalla Nazionale per ripartire dai giovani: «Ripensarci oggi mi fa solo sorridere. In Nazionale devono sempre giocare i migliori, non conta l’età. Soprattutto in Svizzera, dove il bacino a cui attingere è ridotto».
Dusan ci regala un ultimo aneddoto: «Nella Serbia mancava Milos Teodosic, grande playmaker della Virtus Bologna. Il preparatore atletico degli emiliani, che conosco bene, mi ha detto di aver guardato tutta la partita insieme a lui e mi ha riportato i suoi complimenti. Anche questo mi ha emozionato».
Emozioni che Dusan manifesta raramente: dopo il canestro decisivo è rimasto impassibile, a differenza del fratello. «Abbiamo caratteri diversi. Io resto calmo, nella vittoria e nella sconfitta. Ma dentro di me ho esultato tantissimo».