Trail running

L’inarrestabile «omino» fulmine degli scatti ripidi

Il marocchino e ticinese d’adozione Elhousine Elazzaoui sta spopolando nella competizione Golden Trail World Series - Vittorioso domenica scorsa negli USA, punta a vincere il 29 giugno anche in Messico
© GoldenTrailSeries
Marco Ortelli
24.06.2025 23:45

Prima di trasferirsi in Svizzera, e in Ticino, otto anni fa, Elhousine Elazzaoui, in Marocco, da bambino correva nei villaggi nomadi e nel deserto meridionale, da adulto fungeva anche da guida turistica. Ritornando a vestire quei panni, in quale luogo della Svizzera italiana ci condurrebbe oggi il trail runner tra i più veloci del mondo? La risposta è rapida: «Dal Pizzo di Claro alla Capanna Cava». Un sentiero di 17, 7 chilometri, dislivello di 1.187 metri. Tempo di percorrenza segnalato sulle guide 8 ore e 33 minuti. «L’ho fatto di mattina, tranquillo, incrociando anche un cervo e un camoscio». Chissà cosa avranno pensato i due animali vedendo il «berbero volante» - così è soprannominato dagli addetti ai lavori Elhousine Elazzaoui - sfrecciare lungo il sentiero (in meno di 8 ore, certo).

La forza in testa

Stargli dietro è difficile. Lo sanno anche i kenyani Patrick Kipngeno e Philemon Kiriago che domenica scorsa, 22 giugno, lo hanno visto tagliare il traguardo davanti a loro nella quinta delle otto tappe previste della Golden Trail World Series (GTWS), la Broken Arrow svoltasi tra la California e la Sierra Nevada, negli Stati Uniti. GTWS di cui Elhousine Elazzaoui è detentore del titolo. Un arrivo quasi al fotofinish, che ha evidenziato la forza di questo atleta esile d’aspetto, ma roccioso quando mette le scarpe da runner ai piedi. «Volevo piangere, volevo ridere - il suo commento dopo il successo -, nella testa avevo una grande confusione. Poi ho ripensato a tutta la mia storia e mi sono detto… infine, l’ho fatto».

Confusione in testa, forse, al traguardo, in gara invece la forza sta proprio «nella testa - racconta Elazzaoui -, la strategia di solito consiste nel non partire forte. Nella tappa precedente, la Zegama-Aizkorri di 42 chilometri, in Spagna, ho visto i miei avversari andare via veloci». Aneddoto divertente: «Ad un certo punto della corsa mi sono ritrovato con un gruppo italiano, ci siamo messi a parlare di tante cose, anche di polenta, a scherzare, finché ho detto ‘‘basta parlare’’, corriamo…». Elhousine, attardato di 5 minuti dal leader, ha lasciato tutti sul posto, raggiunto il leader staccandolo a sua volta di oltre 7 minuti.

Un altro suo punto di forza, apprendiamo, consiste nell’ascolto: «Correndo ascolto il corpo, in questo modo sono in grado di capire quale sforzo fare».

Un talento naturale

Il campione elvetico di corsa in montagna e skyrunning Rémy Bonnet ha caratterizzato il marocchino e ticinese d’adozione come «incredibilmente veloce in discesa». È infatti soprattutto quando il percorso si fa ripido verso il basso che egli fa la differenza, come è stato negli Stati Uniti e in Spagna. Inizialmente non era così. «Nei primi anni la discesa mi faceva paura», osserva, anzi c’era chi vedendolo correre rideva di lui. Nessuno più ride, adesso egli fa paura agli avversari, basti pensare che in una competizione in discesa ha raggiunto i 25 chilometri orari. Provare (per credere).

Quando non gareggia, Elhousine Elazzaoui non se ne sta con le scarpe in mano. «Percorro circa 150 chilometri alla settimana, che diventano 200 se ad esempio devo preparare una maratona». Segue una dieta alimentare particolare? «Naturale e artigianale, mi piace il formaggio e bevo tè, tè marocchino».

Mente sana in un corpo sano e in una squadra che, visti i risultati, sembra abbia funto e stia fungendo da ulteriore propulsore. Ci riferiamo al suo ingresso, nel 2024, nel Team Nnormal dell’iconico scialpinista, ultramaratoneta e skyrunner spagnolo Kilian Jornet: «In questi mesi mi ha dato consigli tecnici e tattici molto preziosi», spiega.

Fatica tanta, soldi pochi

La vita del trail runner e skyrunner professionista è molto dura fisicamente, ricompensa emozionalmente, ma è latitante economicamente. Vincere una tappa della GTWS porta nelle tasche circa 3.200 dollari, a cui se ne aggiungono poco più di 15 mila vincendo la classifica assoluta. Da aggiungere i rimborsi per le spese viaggio da parte degli organizzatori. Qualche sponsor. «In Ticino ricevo mille franchi dall’Associazione Aiuto Sport Ticino, che tengo molto a ringraziare». Finisce qui. Soldi dalla Svizzera - dalla Federazione svizzera di atletica - non ne arrivano, forse succederà se andrà in porto la sua naturalizzazione in cittadino svizzero. «Per ora, l’obiettivo mio e di tutti gli atleti, anche svizzeri, di questa splendida disciplina sportiva è cercare di migliorarsi sempre». Gara dopo gara. Guadagnare non tanto soldi, quanto visibilità.

La bellezza

Dalle dune del deserto ai picchi disseminati nel mondo ai percorsi in Ticino - sentieri, dislivelli vertiginosi, ascese e discese - qual è la bellezza del correre tra cielo e terra? «La beauté? La semplicità, la libertà e l’energia che ti trasmette la natura. La senti proprio… E le persone che incontri in montagna sono diverse da quelle che corrono per strada». Qui riportiamo una sua frase emblematica, evocativa della sua vita vissuta correndo: «Immagino che oltre la vetta ci sia un bellissimo tramonto». La fatica, l’emozione.