Verso la finale

L'incredibile notte di Istanbul, diciotto anni fa

Lo stesso stadio che sabato accoglierà Manchester City e Inter, il 25 maggio del 2005, fu teatro di una finale di Champions League allo stesso tempo magica e (sportivamente) tragica – Di fronte c'erano Milan e Liverpool
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Red. Online
10.06.2023 11:00

Può, una partita di calcio, essere racchiusa in una sola parola? Sì, secondo la CNN. Pensateci. Chiunque dica «Istanbul», al di là degli steccati del tifo, con la mente corre subito a ripescare la notte del 25 maggio 2005. La notte in cui Milan e Liverpool, all'interno del catino dell'Atatürk, lo stesso stadio che ospiterà Manchester City-Inter, diedero vita alla finale di Champions League più pazza di sempre. 

Una finale inizialmente dolcissima per i rossoneri, i vantaggio per 3-0 alla pausa grazie al gol-lampo di capitan Maldini e alla doppietta di Crespo. E invece, nella ripresa gli inglesi furono protagonisti di una rimonta memorabile. Forse la più memorabile, proprio perché in ballo c'era il trofeo dei trofei a livello di club. Una rimonta culminata con la vittoria ai rigori, grazie a quel diavolo di Dudek fra i pali. Dalle parti di Anfield, al solo pensiero, gli occhi dei tifosi si riempiono di commozione: «Il miracolo di Istanbul, sì».

Dudek il fenomeno

«Ogni appassionato di calcio, non necessariamente tifoso del Liverpool o del Milan, ricorda quella partita» spiegò alcuni anni fa l'ex difensore dei Reds, Sami Hyypiä. «Eravamo sotto per 3-0, contro una squadra italiana, ma riuscimmo a vincere alla fine ai calci di rigore». A stupire all'epoca, ma anche oggi rivedendo le immagini, fu la velocità con cui la squadra di Benitez ritornò in partita. Passarono, infatti, appena sette minuti tra il gol di Gerrard del 3-1 e il pareggio di Xabi Alonso. Uno tsunami rosso che, letteralmente, travolse un Milan evidentemente già sicuro di aver vinto l'ennesima Champions della sua storia.

Ma che cosa successe, negli spogliatoi? Che cosa, cioè, convinse il Liverpool che sì, rimontare sarebbe stato possibile? Ancora Hyypiä: «Credo che la domanda più frequente riguardo a quella finale sia proprio che cos'è è successo nell'intervallo. Ho perso il conto di quante volte l'ho spiegato. All'inizio c'era molto silenzio, poi sentimmo la folla cantare You'll Never Walk Alone all'esterno e questo fu davvero incredibile». Vero, tuttavia furono anche le indicazioni di Benitez a fare la differenza: «Disse che non potevamo continuare così, che dovevamo dare ai tifosi qualcosa per cui esultare nel secondo tempo. Ma non credo si aspettasse un esito simile».

Le cose, per dirla con l'ex difensore, cambiarono davvero quando Smicer infilò il 3-2 subito dopo il 3-1. «Il secondo gol fu la vera svolta, lì cominciammo a credere di poter rimontare. Il 3-3 arrivò abbastanza velocemente e credo che per il Milan fu uno shock. Ma poi i rossoneri ritrovarono gioco e ambizioni». Ritrovarono, pure, occasioni. Una in particolare, doppia, con Shevchenko murato da Dudek a distanza ravvicinata nei supplementari. In particolare, il secondo intervento di Dudek su Shevchenko ancora oggi sembra fisicamente impossibile: un tocco sul guantone da distanza ravvicinata che, in qualche modo, deviò la palla sopra la traversa.

Senza quel miracolo, senza le gambe traballanti dello stesso Dudek durante i rigori finali, beh, difficilmente la parola «Istanbul» sarebbe entrata nel lessico calcistico. 

La vendetta del 2007

La notte sul Bosforo, ma per motivi diametralmente opposti, fu indimenticabile anche per i tifosi del Milan. All'intervallo, nella curva rossonera l'entusiasmo era alle stelle. Il risultato, d'altronde, stava riflettendo la differenza di valori fra le due squadre. Per la CNN, alcuni anni fa, fu il portiere Nelson Dida a ricordare la finale: «Ci penso, ci penso ancora oggi. È normale. Ogni tanto, quando riguardiamo quella partita, ce lo diciamo: non può essere vero. Pensavamo che la Coppa, oramai, sarebbe stata nostra. Senza discussioni. Ma il calcio è così. Una partita non è mai chiusa, almeno non finché arriva il fischio dell'arbitro».

Il Milan, almeno, trovò (in parte) un po' di pace due anni dopo, battendo proprio il Liverpool (2-1) in un'altra finale di Champions League. Una partita che, come ricordò Dida, contribuì a lenire il dolore di Istanbul. «Ovviamente parlare del 2007 è molto più bello. La finale di Atene fu la dimostrazione che avremmo potuto fare la stessa cosa due anni prima. Pazienza».

Toccherà a City e Inter, sabato sera, scrivere un nuovo capitolo legato a questa parola, al tempo stesso magica e (sportivamente) tragica.