Calcio

L'intreccio di Allan: «Una sfida speciale»

Stasera a Cornaredo il Lugano ospita il Grasshopper - Il ticinese ritrova il suo passato, come già all’esordio in bianconero in luglio - L’ex Cavalletta: «Da quell’amaro pomeriggio estivo il gruppo ha compiuto passi da gigante»
© Keystone/Golay
Nicola Martinetti
28.01.2023 06:00

Nel mondo delle arti, dal cinema ai fumetti, lo definirebbero un crossover. Un clamoroso intreccio tra più ambientazioni, unite in un’unica narrazione. O, nel caso di Allan Arigoni, un incrocio tra passato e presente, su un unico rettangolo verde. «Sono stato una Cavalletta per sei anni. Affrontare il Grasshopper, per me, sarà sempre speciale» ci confida sorridendo il giovane difensore ticinese.

Una scelta pagante

Il destino, lo scorso 24 luglio, ha voluto che l’esordio con la sua nuova maglia, quella bianconera, Arigoni lo vivesse proprio contro il GC. In quel Letzigrund che per anni ha chiamato casa. «A distanza di mesi, però, quel giorno mi lascia ancora l’amaro in bocca - prosegue il classe 1998 -. Dovetti infatti entrare a partita in corso poiché frenato da un infortunio, e in più incassammo anche una sconfitta. Fu un pomeriggio da dimenticare». Fissato nei ricordi del 24.enne, indelebile, vi è invece il periodo trascorso in seno al club zurighese, raggiunto nell’estate del 2016. «All’epoca, rammento bene, fu una scelta coraggiosa. Partire di casa così presto, mettendosi alla prova in una realtà completamente nuova, non è mai semplice. Oggi però posso dire che rifarei la stessa scelta altre cento volte, perché era un passo che andava effettivamente compiuto. A Zurigo sono cresciuto calcisticamente e come persona, scoprendo un mondo lontano dal Ticino. E un po’ mi viene da sorridere, perché sia io sia il mister, Mattia Croci-Torti, abbiamo vissuto un percorso simile».

Consigli e gratitudine

Eccoli lì, passato e presente, che tornano a intrecciarsi. Di nuovo. E che questa sera, sulla panchina opposta a quella del «Crus», porteranno quel Giorgio Contini rivelatosi figura chiave nello sviluppo del giovane difensore ticinese. «Sotto di lui ho potuto disputare la mia prima stagione in Super League, e per questo gli sarò sempre grato - rileva Arigoni -. Persino io in realtà, all’epoca, rimasi sorpreso della fiducia che Giorgio decise di accordarmi fin da subito. Arrivavo infatti da anni in cui, con la maglia del GC, avevo dovuto affrontare anche tanti bassi e diverse battaglie, tra infortuni e momenti no. Rivederlo dall’altra parte, non lo nego, mi farà nuovamente un po’ strano. Un discorso che invero vale anche per i molti ex compagni, ai quali sono ancora legato. Ora però sono a Lugano e penso solo al bene del club bianconero». Tradotto: di sconti per gli affetti, oggi in campo, non ve ne saranno. A maggior ragione al cospetto della peggior difesa della Super League. «Un dato, questo, che in realtà mi sorprende. So bene quanto Contini curi la fase difensiva, l’ho toccato con mano negli scorsi anni. Non mi farei troppe illusioni però, Giorgio ha tanta esperienza e sono sicuro che prima o poi - spero non stasera - troverà il modo di invertire la tendenza. Nel frattempo, per non lasciare nulla di intentato, ho comunque scambiato qualche parola con il “Crus” svelandogli dei retroscena sulle tattiche di Contini. Un consiglio in più non fa mai male (ride, ndr)».

Vecchi e nuovi ostacoli

A far male, o quantomeno a deludere il prodotto del Team Ticino, è invece stata la genesi della sua avventura in bianconero. Segnata da un fastidioso infortunio alla caviglia destra, patito pochi giorni dopo il suo approdo a Lugano. «È stato scocciante, perché ha compromesso la mia preparazione estiva. E, di riflesso, le mie prime partite. Col passare dei turni ho poi pian piano recuperato terreno, chiudendo bene il girone d’andata e dimostrando il mio reale valore. Ora, superata senza nuovi intoppi la sosta invernale, voglio proseguire su questa strada. Anche perché nel frattempo ho avuto modo di inserirmi in un gruppo nuovo, riprendendo pure confidenza con il ruolo di terzino, che ho riscoperto con piacere». Le critiche piovute nelle prime settimane, a detta del 24.enne ticinese, non lo hanno per contro scalfito. «Affatto. In primis perché fan parte del processo, e poi perché io stesso, in quel momento, non ero soddisfatto del mio rendimento. Non è stato semplice uscire dall’impasse, ma sono contento di aver trovato la forza di reagire, fugando i dubbi sorti nei miei confronti. Non era scontato». La nuova sfida da vincere, in vista del girone di ritorno, è ora rappresentata dalla concorrenza dell’ecuadoriano Jhon Espinoza, ingaggiato durante il mercato invernale. «Un innesto positivo - afferma il nostro interlocutore senza giri di parole -. Perché spingerà entrambi a dare il massimo ogni giorno. E questo non può che far bene a una squadra ambiziosa come la nostra».

«Ora traguardi importanti»

Una squadra che, domenica scorsa a Sion, ha peraltro lanciato un segnale importante a tutte le rivali. «Prima parlavano dei miei anni al GC. Lì ho culminato il mio lungo percorso con un trofeo: la conquista della Challenge League e la conseguente promozione in Super. A Lugano vorrei fare lo stesso, aiutando il club - fresco vincitore della Coppa Svizzera - a mettere in bacheca altri trofei. D’altronde la squadra c’è e lo ha dimostrato anche in Vallese. La vittoria ottenuta al Tourbillon è fedele testimonianza della crescita che la squadra ha avuto negli ultimi mesi, durante i quali il nostro gruppo - rifondato in estate - ha compiuto passi da gigante. Ora ha raggiunto un livello di maturità e carattere tale da poter ambire a traguardi importanti» chiosa il numero 34 dei bianconeri.