Calcio

L'ombrello contro Moniz? A Cornaredo, nel 2010, piovve addirittura un telefonino

Non smette di far discutere il gesto del padre della punta dello Zurigo Bajrami - Ma durante il caldo spareggio tra Lugano e Bellinzona, a finire nel mirino del fratello di un bianconero fu l'ex dirigente granata Marco Degennaro
©KEYSTONE /Jean-Christophe Bott
20.08.2024 06:00

All’ottantesimo minuto della partita di Coppa Svizzera tra Zugo e Zurigo, vola in campo un ombrello. Già, ma il vento non c’entra nulla. È stato lanciato volontariamente dalla tribuna. L’allenatore degli ospiti Ricardo Moniz si guarda attorno indispettito, cercando di capire chi abbia provato a colpirlo. Solo in seguito si scoprirà che l’autore del gesto è addirittura il padre del 19.enne Labinot Bajrami, uno dei talenti degli zurighesi. Il motivo? Non aveva gradito la sostituzione del figlio che, subentrato sul terreno da gioco al 62’, è stato richiamato a sedersi in panchina solo 18 minuti più tardi. E questo nonostante il vantaggio di due reti e l’incontro totalmente in controllo.

Sostituzioni lampo

Non è la prima volta che Moniz mette e toglie dal campo un suo giocatore nello stesso incontro. All’esordio stagionale contro l’Yverdon, aveva inserito Leidner al 26’, salvo poi farlo rimanere negli spogliatoi all’intervallo. Durante l’andata di Conference League contro il Vitória Guimarães aveva invece rinunciato a Okita al 63’, soli 16’ dopo la sua entrata in campo. «Non mi faccio prendere per i fondelli. Chi non mostra volontà di imparare, viene escluso» aveva spiegato il tecnico. Ecco allora che lo stesso trattamento domenica è stato riservato a Bajrami, reo di aver risposto in modo volgare a un suo richiamo. Radicale quanto la personale politica delle sostituzioni, il mister dello Zurigo ha reagito al lancio dell’ombrello mettendo addirittura in discussione il proprio futuro: «Devo decidere con la mia famiglia se restare su questa panchina. Non è possibile che la mia sicurezza sia in pericolo». Il club – attualmente al comando della Super League con 10 punti conquistati in 4 partite – ha fatto sapere di considerare possibili azioni legali contro Bajrami senior.

Quel telefonino «ticinese»

A volte sono proprio i parenti dei calciatori a creare battibecchi e diatribe con la società e i dirigenti. E sì, anche il Ticino ha vissuto un precedente. Era il 2010, durante il caldissimo spareggio tra Bellinzona e Lugano per un posto nel massimo campionato svizzero. Dopo la vittoria dei granata per 2-1 all’andata, si gioca il decisivo ritorno a Cornaredo. Per tutti i novanta minuti più recupero regge lo 0-0, e il nervismo tra i sostenitori bianconeri è palpabile. Dalle tribune, in direzione dell’allora dirigente granata Marco Degennaro, piove addirittura un telefonino. Si scoprì poi appartenere al fratello di uno dei calciatori del Lugano, con un passato proprio all’ACB.

Allenatori contestati

Un altro caso recente è quello di Leandro Trossard, avvenuto durante gli ultimi Europei. Il padre dell’esterno belga aveva criticato pubblicamente l’allenatore Domenico Tedesco, ritenuto colpevole di spostare troppo frequentemente la posizione del figlio, nonché di averlo fatto partire dalla panchina nel secondo incontro della fase a gironi.

Una polemica più grande coinvolse invece gli Stati Uniti durante i Mondiali in Qatar, sempre per questioni di impiego in campo. I genitori di Giovanni Reyna decisero di vendicarsi del coach Gregg Berhalter denunciandolo (inizialmente in forma anonima) di comportamenti violenti nei confronti della sua stessa moglie. Comportamenti avvenuti molti anni addietro. I fatti erano noti al padre del trequartista del Borussia Dortmund poiché (ex) amico del ct statunitense dagli anni Novanta, quando giocavano insieme in nazionale.

Nella vicina penisola, le continue dichiarazioni di Wanda Nara incrinarono invece i rapporti tra Mauro Icardi e l’Inter, fino alla rottura nel 2019. La showgirl argentina era solita a commentare in tv le scelte di Luciano Spalletti, cosa che non andò giù ai dirigenti nerazzurri. Il tecnico italiano, ai tempi della Roma, ricevette anche gli attacchi dell’ex moglie di Francesco Totti, Ilary Blasi.

«Sembrava un rinoceronte»

Non sempre sono gli allenatori a finire nel mirino. Vi ricorderete forse il battibecco tra la mamma di Rabiot Veronique e le famiglie Pogba e Mbappé, dopo la vittoria della Svizzera ai rigori che eliminò la Francia da Euro 2020. Allora, la signora Rabiot criticò l’atteggiamento dei compagni di squadra, secondo lei arroganti e tra i colpevoli della sconfitta.

Il padre di Mesut Ozil se la prese invece con il presidente del Real Madrid Florentino Perez, minacciando di portarlo in tribunale. Perez aveva motivato ai tifosi la cessione del centrocampista all’Arsenal con uno stile di vita fuori dal campo non consono a quello di un professionista, nonché per la sua «ossessione per le donne». Frasi che evidentemente non sono piaciute a Mustafa Ozil, che era pronto ad appoggiarsi alla legge per difendere l’immagine del figlio.

Il caso più divertente è invece probabilmente quello di Maciej Szczesny, padre del portiere polacco in forza all’Arsenal nel 2015. Non digerì una sconfitta con il Southampton per 2-0, e diede parte della colpa al difensore tedesco Per Mertesacker: «Durante l’azione che ci è costata il primo gol, ha mostrato l’agilità di un rinoceronte».

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