Tennis

Lorenzo Musetti ha ragione: c'è un solo padrone della terra

L’italiano, in seguito alla semifinale di Roma, aveva dipinto Carlos Alcaraz come il miglior giocatore su questa superficie - I fatti gli danno ragione: a Parigi il favorito sarà lui, anche su Sinner - Il numero uno al mondo però non perde contro nessun altro
©Ap/Alessandra Tarantino
Alex Isenburg
19.05.2025 21:15

«Sulla terra battuta, al momento, Carlos Alcaraz è favorito contro chiunque». Apriti cielo. Queste parole, pronunciate da Lorenzo Musetti al termine del penultimo atto del Masters 1000 di Roma - perso proprio al cospetto di Carlitos, e dunque prima della finale tra l’iberico e Jannik Sinner - hanno fatto discutere. Tanto e troppo. La frase del tennista di Carrara non è stata dettata dalle circostanze del caso, né tantomeno da una presunta invidia - dai più menzionata - nei confronti del connazionale che capeggia il ranking mondiale. Musetti ha avuto il coraggio di sbilanciarsi e ha detto quella che - ad oggi, checché se ne dica il contrario - appare come una sacrosanta verità.

Più solido che scintillante

Agli Internazionali d’Italia - in cui, non a caso, si è imposto - si è rivista la miglior versione di Carlos Alcaraz. È stato un torneo in crescendo, quello dello spagnolo. Dai quarti di finale in poi - e senza concedere nemmeno un parziale - ha regolato: Draper, Musetti e Sinner. In sostanza, gli avversari attualmente più temibili del circuito. Pur non avendo ancora sistemato appieno gli aspetti sui quali lavora dal debutto stagionale - i colpi di inizio gioco, la battuta e la risposta, soprattutto con e sulla prima di servizio - Alcaraz ha mostrato degli evidenti passi in avanti.

Convincente, in particolare, lo è stato sotto il profilo della concentrazione in campo. In finale, in modo specifico, il numero due delle classifiche ATP ha alzato il proprio grado di attenzione. Per una volta - e per la felicità di coach Juan Carlos Ferrero - è stato più concreto che spettacolare. Tatticamente - dinnanzi al pupillo di casa - è stato perfetto: ha misurato l’uso della smorzata e alzato spesso la traiettoria nello scambio, imponendo la sua superiorità sulla diagonale di destra, quella del dritto.

Lui stesso, infine, ha riconosciuto di non aver vissuto - come sovente invece accade - una partita sulla montagne russe. Di fronte a Sinner - seppur reduce da un periodo di stop forzato - quei saliscendi non gli sono permessi. Quando si ritrova l’altoatesino dall’altra parte della rete, Alcaraz è in grado di offrire con continuità il meglio del suo sconfinato repertorio. Tanto più sulla terra, tanto più in finale. I numeri, in questo senso, sono impressionanti. Quasi mai, infatti, si lascia sfuggire l’occasione di alzare il trofeo più prestigioso. Il suo resoconto nell’ultimo atto dei maggiori palcoscenici - ossia Grandi Slam, Masters 1000 e Olimpiadi - è lì a testimoniarlo. 11 le vittorie, soltanto 2 le sconfitte, entrambe per mano di Djokovic, a Cincinnati e ai Giochi di Parigi.

Habitat naturale

A soli 22 anni Carlitos è già riuscito a conquistare ben 10 tornei sulla terra battuta - è il quinto più giovane a riuscirci nell’Era Open - e grazie al recente trionfo al Foro Italico il suo nome figura in una lista illustre. Dall’introduzione dell’ATP Tour, è divenuto - dopo Kuerten, Nadal e Djokovic - il quarto giocatore a conquistare i tornei sul rosso di maggior spicco, vale a dire il Roland Garros e i tre Masters 1000.

Alcaraz sulla terra è visibilmente a sua agio: scivola e si muove in maniera impeccabile e ha, perlopiù, maggior tempo per sfoderare i suoi temibili colpi. Il bilancio di 27-2 maturato su questa superficie, da un anno a questa parte, è un biglietto da visita che non passa inosservato. Ed è una logica conseguenza, dunque, che il grande favorito in vista del Roland Garros sia proprio lui. Già, perché - come suggerito da Musetti nel suo intervento menzionato in apertura - a Porte d’Auteuil si gioca al meglio dei cinque set. Con le sue capacità fisiche, sulla lunga distanza - e lo conferma il solo k.o. patito al quinto nella sua carriera - Carlitos diventa, se possibile, ancor più temibile.

Si rinnova l'appuntamento?

Nei pressi di Bois de Boulogne sono iniziate le qualificazioni per il secondo Slam della stagione, mentre il tabellone principale è ancora sconosciuto, sarà noto giovedì. Eppure, già sin d’ora appare scontato affermare che l’ostacolo principale nel cammino di Alcaraz - in cerca di una riconferma dopo la vittoria dello scorso anno - si chiama Jannik Sinner. Il numero uno del ranking, a casa sua, è tornato e lo ha fatto in bello stile. Certo, per diversi motivi - tra un gap legato alla superficie, l’inattività prolungata e, perché no, aggiungiamoci pure la vescica sul piede destro - contro Alcaraz ha pagato dazio. Soprattutto, in un contesto - quello del secondo set - in cui la trama del confronto sembrava essersi ormai delineata.

Il rientro di Sinner, comunque, è stato positivo e lui, durante la cerimonia di premiazione, ha rivelato che prima dell’inizio del torneo avrebbe firmato per un risultato del genere. Le vittorie su Cerundolo, Paul e soprattutto Ruud sono state di un certo peso. E non va dimenticato, tra l’altro, che mai in carriera era riuscito a spingersi così in avanti in un torneo prestigioso su terra battuta. Precedentemente, sul circuito ATP, l’unica finale raggiunta sul rosso - e poi vinta, al cospetto dello stesso Alcaraz - risaliva al 2022 al 250 di Umago. Altri tempi, altro contesto.

Rispetto al rivale spagnolo, Sinner ha una virtù tutt’altro che indifferente, quella costanza quasi robotica tanto cara ai campioni. Ciò gli consente di evitare quegli scivoloni in cui ogni tanto incappa Alcaraz. Quest’ultimo, tuttavia, è capace di toccare picchi di tennis da altri inesplorati. E si spiega così, allora, una serie di dati riguardanti l’altoatesino. A iniziare dal bilancio vittorie-sconfitte da inizio 2024: 85-3 contro il resto dell’intera concorrenza, ma 0-4 nei confronti di Carlitos. Era in striscia positiva, Sinner. L’aveva cominciata in seguito al k.o. di Pechino contro Alcaraz e l’ha terminata, 26 vittorie dopo, con lo stesso avversario. Fortunatamente per lui, a Parigi potrebbero incontrarsi solamente in finale.