Luca Fazzini: «Il passato è già dimenticato, il mio futuro fa rima con gioia»

Ha già dimenticato l’esclusione nel terzo tempo a Rapperswil, Luca Fazzini: «Non ero felice, ma accetto la decisione del coach», spiega. È già proiettato al futuro, l’attaccante, alla fase decisiva della stagione e a un 2024 in cui diventerà papà: «Avremo un maschietto, è una gioia immensa per me e la mia compagna».
Luca Fazzini è in ginocchio. No, non per l’esclusione nel terzo tempo della sfida di Rapperswil. È in ginocchio in una foto pubblicata sul suo profilo Instagram, in cui annuncia – davanti alla sua compagna con il pancione – che diventerà presto papà. Il 2024 sarà dunque un anno importante, per il Fazz: «Sì, il lieto evento è previsto per aprile. Il “giovane Fazzini” diventa papà (ride, Ndr). È qualcosa di bellissimo, io e la mia compagna siamo al settimo cielo. Lei sta vivendo questa attesa in maniera eccezionale: al momento sta ancora lavorando, si occupa di bambini in difficoltà per conto del Cantone. Avremo un maschietto e questo mi rende ancora più felice. È un passo che volevamo fare, insieme, e stiamo approfittando al massimo di questo periodo. Certo, per lei adesso non è più così semplice venire a vedermi giocare, ma sono gioie che vanno oltre l’hockey e la vita professionale. Il matrimonio? No, per ora non è previsto».
Il bene della squadra
La felicità aiuta a superare anche qualche momento complicato, come il terzo tempo a Rapperswil vissuto in panchina per scelta di Luca Gianinazzi: «Come l’ho vissuta? Ho preso un gran freddo (ride, Ndr). Come ha già spiegato il nostro allenatore, è stata una scelta tecnica da parte sua. Non stavo giocando bene e quindi ha deciso di lasciarmi fuori nel terzo tempo. È una decisone che ho accettato, al primo posto viene sempre il bene della squadra. E alla fine a Rapperswil sono arrivati tre punti pesantissimi».
L’impressione è che il Fazz non stesse giocando peggio di altri compagni di squadra: «Ovviamente un giocatore non può essere felice, quando rimane in panchina. Io, come tutti d’altra parte, vorrei essere sempre sul ghiaccio, da protagonista. Non è stato facile, non è stato bello, ma l’ho accettato. L’episodio è chiuso, insomma, e guardiamo alle prossime partite».
Un rigore a sorpresa
Fazzini riparte allora da quel rigore strappa applausi contro il Bienne, realizzato con un rapidissimo “backhand” che non ha lasciato scampo al futuro compagno di squadra Joren Van Pottelberghe. Si narra che, in panchina, il Fazz avesse già deciso di tirarlo in questo modo: «L’ultimo rigore che ho sbagliato, in casa, era proprio contro Van Pottelberghe nella passata stagione. Ci conosciamo bene, abbiamo partecipato insieme a parecchi tornei a livello di nazionali e sapevo quindi che avrei dovuto sorprenderlo. È vero, ho deciso già in panchina di tirarlo così ed ero sicuro che avrei fatto gol (sorride, Ndr)».
In questi ultimi mesi, anche – ma non solo – a causa dei tanti infortuni, Fazzini è stato spesso costretto a cambiare i compagni di linea. Una situazione non facile: «Effettivamente cambiare spesso compagni di linea non è il massimo, ma abbiamo dovuto fare di necessità virtù a causa delle tante assenze. Ciò che più conta è però che la squadra, in un contesto oggettivamente complicato, ha mostrato carattere. Abbiamo risposto alla grande, e anche nelle partite perse abbiamo sempre lottato fino in fondo. Non è stato evidente, per il nostro allenatore, trovare ogni volta il giusto line-up: non ci siamo pianti addosso, cercando di dire la nostra in ogni incontro».
Questione di personalità
E nelle ultime due sfide il Lugano ha ripreso a raccogliere i frutti del lavoro svolto. A volte è strano, l’hockey: i bianconeri erano sembrati difensivamente più compatti nelle sfide perse contro Ginevra e Davos che nella partita vinta ai rigori con il Bienne: «È vero, avevo già avuto modo di sottolineare durante un’intervista come, contro il Bienne, non eravamo stati particolarmente solidi. Abbiamo però evidenziato personalità, anche quando abbiamo fatto fatica ad avere quattro terzetti offensivi, e questo è fondamentale. Anche le sconfitte ci hanno permesso di accumulare fiducia».
La doppia sfida in 24 ore con il Berna è importantissima, nell’ottica di una qualificazione diretta ai playoff: «Preferisco due partite così, che giocare magari a Davos e poi andare a Ginevra due giorni dopo. Anche perché ciò ti permette di concentrarti su un unico avversario e di studiare nei dettagli le sue caratteristiche e il suo sistema di gioco. È una tappa che conta molto, nel processo che ci porterà al post season: ora che siamo tornati al successo vogliamo conquistare altri punti pesanti, anche se sappiamo benissimo che non sarà una passeggiata alla PostFinance Arena. Gli Orsi in casa sono un osso duro, lo abbiamo visto nella nostra prima uscita nella capitale (successo del Berna per 4-2 il 24 novembre scorso, Ndr). Ma vogliamo portare in pista la nostra identità anche in trasferta».
Il Lugano può e deve effettuare un ulteriore salto di qualità, da qui all’inizio dei giochi che conteranno per davvero: «Per quel che concerne il gioco in cinque contro cinque abbiamo raggiunto un buon livello. Non siamo ancora all’altezza di ZSC Lions, Friburgo e Zugo, ma siamo lì. Dobbiamo invece assolutamente migliorare il nostro rendimento nelle situazioni speciali: sappiamo tutti quanto possano diventare decisive nei playoff».