L’ultimo braccio di ferro tra Bagnaia e Martín

Bagnaia contro Martín. Ormai non c’è più spazio per i posticipi. Sarà Valencia, l’ultima tappa del calendario della MotoGP, a incoronare il nuovo re della classe regina. E questo nonostante probabilmente in pochi avrebbero scommesso che sarebbe stato proprio il circuito di Ricardo Tormo a rivelarsi decisivo. «E io non faccio eccezione - ci racconta con un sorriso Roberto Rolfo, ticinese d’adozione, commentatore alla RSI e coach del team Marc VDS in Moto2 -. Quest’anno ho avuto modo di seguire molto da vicino il campionato, passando tanto tempo in pista nelle gare europee con il team Marc VDS. Sono infatti coach della squadra in Moto2, dove mi occupo di Tony Arbolino e Sam Lowes. Di conseguenza ho assistito in primo piano anche alle corse della classe regina. Con cognizione di causa posso dunque dire che tecnicamente, sin dalla prima tappa a Portimao, ho visto un Martín molto competitivo. Negli scorsi anni gli è sempre mancato quel guizzo in più e la capacità di gestire le emozioni, aspetti che lo hanno fatto incappare in diverse cadute di troppo. A livello di guida, durante questa stagione, lo spagnolo mi ha invece stupito molto. Mi aspettavo quindi un campionato battagliato. Ma non tanto da arrivare all’ultima tappa senza aver ancora decretato il nuovo campione. Pensavo che la superiorità della moto ufficiale della Ducati, sulla carta più forte di quella di Martín, avrebbe fatto maggiore differenza. Soprattutto se sommata al grande bagaglio di esperienza che Bagnaia ha accumulato lo scorso anno».
Dopo un inizio variegato
Restiamo con il nastro dei ricordi a inizio stagione. Un avvio di campionato che aveva visto, nelle prime tre gare, ben nove piloti diversi salire sul podio. Poi qualcosa è cambiato. «Ecco la mia lettura - prosegue il vicecampione del mondo delle 250 nel 2003 -. In marzo le moto clienti sono molto livellate tra loro e sono vicine anche a quelle ufficiali. Case ufficiali che poi però vivono un’evoluzione importante, mentre i team privati rimangono un po’ indietro. Ecco perché a inizio anno abbiamo visto così tanti protagonisti, per poi via via assistere a un successivo nuovo predominio Ducati». Un predominio che ora è a un passo dal bis iridato di Francesco Bagnaia. Certo, i giochi non si sono ancora chiusi, ma i punti di vantaggio del torinese su Jorge Martín dopo la gara in Qatar sono diventati tanti, + 21. Qualora il pilota italiano centrasse la personale doppietta entrerebbe davvero nella storia dei grandissimi di questo sport. «E questo perché sono davvero pochi coloro che sono riusciti in una simile impresa - spiega il protagonista nel Campionato del mondo Endurance -. Io non ho dubbi che Pecco possa vincere il Mondiale. L’italiano ha d’altronde dalla sua i favori del pronostico già da inizio stagione. Spero però che assisteremo a un vero testa a testa tra Pecco e Martín. Un duello che in Qatar ci è invece mancato».
La fine di un’era
A Valencia si chiuderà anche un cerchio, che non ha però niente a che vedere né con Bagnaia e nemmeno con Martín. In Spagna Marc Marquez dirà infatti addio alla Honda, dopo undici anni insieme e sei titoli conquistati. Un momento storico, anche considerato che il 30.enne di Cervera passerà alla rossa di Borgo Panigale con il team Gresini. «A mio modo di vedere Marquez ha fatto molto bene a intraprendere questo cambio di rotta. Una novità che farà altrettanto bene anche alla MotoGP. Se dovesse dimostrarsi veloce, come molto probabilmente accadrà, lo spagnolo potrebbe infatti tornare a battagliare con i migliori là davanti. Inoltre, questo scossone va anche un po’ contro lo schema generale in cui si è inserito recentemente il motomondiale, copiando molto la F1, pensiamo per esempio alle gare Sprint. Nelle quattro ruote sarebbe invece molto improbabile che un grande pilota saluti un team come la Honda per accasarsi in una squadra non ufficiale».
Il ritorno della Svizzera
Lo abbiamo detto, Roberto Rolfo funge anche da coach in Moto2. Che dire dunque dei campionati delle due categorie minori del motomondiale? «La Moto3, a livello di spettacolo, rimane la più intrigante. E questo perché insegna a lottare gomito a gomito, facendosi strada vincendo con ogni mezzo. Senza ricorrere alle infrazioni naturalmente. La Moto2 è invece un po’ più noiosa e anonima. Quest’anno, per esempio, la stagione è stata «ammazzata» dalla supremazia di Pedro Acosta». Nel 2024 tornerà a essere rappresentata anche la bandiera svizzera nel motomondiale. Grazie a Noah Dettwiler, il pupillo di Thomas Lüthi. «Io non sono nato su suolo elvetico, ma sono stato naturalizzato svizzero nel 2015, dunque non mi esimerò da fare il tifo per lui (ride, ndr). Tornando seri, ritengo che per il movimento rossocrociato l'arrivo di un nuovo pilota in griglia sia un’ottima cosa. È bello poter vedere che un giovane di una nazionalità che fino a oggi mancava in pista fa nuovamente capolino», chiosa il 43.enne di Torino.