L'intervista

«L’unicità di questo sport? Può affiancarti ai tuoi idoli»

A circa un mese dalla ripresa del campionato, abbiamo fatto quattro chiacchiere con il pilota GT3 dei Centri Porsche Ticino Alex Fontana
Alex Fontana debutterà in GT3 con Jacoma e Leutwiler a fine aprile, con la 3 Ore di Monza.
Maddalena Buila
28.03.2023 06:00

Manca circa un mese alla ripresa del campionato di GT3, dove Alex Fontana debutterà insieme ai compagni di squadra Ivan Jacoma e Niki Leutwiler. Un salto di categoria importante, che per il pilota ticinese continuerà ad andare a braccetto con le attività di commentatore televisivo e coach.

Alex, innanzitutto come stai? Hai buone sensazioni rispetto all’imminente esordio stagionale?
«Sto molto bene, soprattutto perché l’inizio della stagione si avvicina (sorride, ndr). Per un pilota, infatti, i momenti peggiori sono quelli invernali, quando il calendario è particolarmente privo di gare. Nonostante il campionato non sia ancora ripreso, abbiamo però già effettuato alcuni test prestagionali e uno shakedown con la nuova vettura. Ora attendo solo il lancio della nuova stagione, che scatterà a fine aprile con la 3 Ore di Monza».

GT World Challenge? Per il tifoso è un’esperienza bellissima, considerato che in questa categoria gareggiano anche ex piloti del Circus che diventano immediatamente molto più reperibili di quanto non lo siano mai stati prima

Un’auto che ti ha finora convinto?
«Direi di sì. I primi feedback sono buoni. Chiaramente, come team privato, non abbiamo moltissime chance di provarla in pista frequentemente. Il Gran Turismo è infatti un campionato particolare. A differenza della F1 il BoP, il balance of performance, è implementato, aspetto che non ti permette di capire quanto bene farai durante la stagione prima di scendere in pista. Ma questa differenza con il massimo campionato delle quattro ruote non è per forza una brutta cosa. Nel mondo del GT, infatti, su una sessantina di partecipanti si può riscontrare un solo secondo di gap tra la prima e l’ultima vettura. Caratteristica che rende le gare particolarmente avvincenti, soprattutto per il pubblico».

Hai citato gli spettatori. Quanto successo riscuote tra i fan il GT World Challenge?
«Parecchio, essendo il campionato numero uno del Gran Turismo che ingloba solo vetture GT3. C’è anche il WEC, vero, ma è incentrato principalmente sui prototipi. Chiaramente poi ci sono gli eventi clou che generano più seguito, come per esempio la 24 Ore di Spa che solitamente registra intorno ai 200.000 spettatori in loco».

Quali sono gli aspetti che rendono unica questa categoria?
«Diversi. In primis forse la possibilità per i fan di entrare nel paddock, aspetto impensabile nel mondo della F1. Per il tifoso è un’esperienza bellissima, considerato che in questa categoria gareggiano anche ex piloti del Circus che diventano immediatamente molto più reperibili di quanto non lo siano mai stati prima. Inoltre le corse sono molto combattute e piene di sorpassi, dunque l’intrattenimento non manca».

Il nostro è l’unico sport ad alto livello che offre a un amatore la possibilità di guidare con i suoi idoli

Cosa puoi dirci invece del rapporto tra amatoriali e professionisti?
«Lo considero un aspetto bellissimo. Il nostro è infatti l’unico sport ad alto livello che offre a un amatore la possibilità di guidare con i suoi idoli. Facciamo un paragone con un’altra disciplina. È come se potessi giocare al fianco di Michael Jordan anche se sono solo un appassionato. Inimmaginabile. Ma non sarebbe realistico, pensando alla nostra realtà locale, nemmeno che io condividessi il campo con Jonathan Sabbatini. Invece, per esempio, sia Jenson Button sia Rubens Barrichello hanno partecipato alla 24H di Spa, al fianco di amatori».

Come viene vissuta di conseguenza la rivalità?
«Sicuramente è un aspetto che esiste. Ciascuno cerca infatti di essere il più veloce in pista e all’interno della propria squadra. Il discorso cambia già, però, quando condividi la vettura con un amatore. In questo caso ti impegni ad aiutare loro a progredire. Rispetto al mondo delle monoposto, infine, non c’è paragone. La rivalità nel GT è mille volte meno. In pista chiaramente ce le si dà di santa ragione (sorride, ndr), anche perché è uno sport di contatto fisico, ma l’ambiente nel paddock è decisamente più sereno e vivibile. Non mancano infatti le cene e le risate condivise, anche con piloti di altri team. Tra le monoposto, invece, si è concentrati solamente sulla F1, è quello l’obiettivo da raggiungere. Una forma mentis che ti porta a dimenticare tutto ciò che ti circonda».