Hockey

Meno tiri, più vittorie: il paradosso che ha rilanciato il Lugano

I bianconeri hanno vinto le ultime tre gare senza mai superare le 25 conclusioni in porta – Un dato ben al di sotto della media stagionale di 33,62 – Quando ha superato i 40 tentativi, l'HCL ha invece perso 7 volte su 9
© KEYSTONE / Gian Ehrenzeller
Fernando Lavezzo
26.01.2023 06:00

«Tiraaa!». Sinceri: quante volte lo avete urlato durante una partita di hockey? Quante volte lo ha fatto il vostro vicino di posto, in curva o in tribuna? Qualche anno fa Andrew Ference, ex difensore di NHL, si rivolse ai tifosi degli Edmonton Oilers attraverso un divertentissimo videomessaggio: «Vi ringrazio per dirmi quando tirare. Mi è molto d’aiuto, davvero. A volte mi ritrovo con il disco nello slot avversario, tutto solo, con il portiere disteso sul ghiaccio e la porta spalancata, ma non so cosa fare. Ci sono così tante cose da ricordare. L’allenatore ci chiede di pattinare forte, di battagliare, di evitare le penalità stupide. Insomma, un sacco di responsabilità. Come faccio a decidere da solo? Fortunatamente, dagli spalti c’è sempre qualcuno che mi grida di tirare. E allora penso che quello, effettivamente, sarebbe proprio il momento perfetto per concludere in rete. C’è un problema, però: anche gli avversari possono sentire il suggerimento e reagire di conseguenza. Forse dovremmo trovare un altro modo per comunicare. Magari un segnale».

Inversione di tendenza

Al Lugano non servono questi consigli. I bianconeri, infatti, vantano una media di 33,62 tiri a partita, la seconda più alta del campionato alle spalle del Berna (33,70). Come suggerisce la classifica, però, tirare tanto non basta. E a volte nemmeno serve. A dimostrarlo è lo stesso Lugano: nelle ultime tre gare, tutte vinte, capitan Arcobello e compagni sono rimasti ben al di sotto della loro media: 18 e 23 conclusioni in porta nel «back to back» con gli ZSC Lions, 25 martedì a Davos. Risultato: 8 punti in tasca e stagione rilanciata.

I due estremi

Nelle 31 gare disputate con Luca Gianinazzi in panchina, in 7 circostanze i bianconeri non hanno superato i 25 tiri. E in 4 di queste occasioni – tutte tra il 22 dicembre e martedì – hanno vinto. Per contro, sono state ben 9 le gare con almeno 40 tiri in porta: solo 2 vinte e 7 perse. Un paradosso, sì. Tolti questi due estremi, il Lugano ha vinto 3 gare su 7 quando ha tirato in porta tra le 26 e le 33 volte e 6 gare su 8 quando ha tirato tra le 34 e le 39 volte.

Il compromesso

Spesso l’hockey sfugge alla logica. Il 13 gennaio a Ginevra, ad esempio, i bianconeri hanno segnato 7 gol tirando «solo» 29 volte. La settimana prima, in casa contro il Berna, non erano invece bastati 42 tentativi per superare Daniel Manzato. Gli ultimi tre successi, però, sono facilmente interpretabili: è stata la solidità difensiva, abbinata alle eccellenti prestazioni di Niklas Schlegel, a riportare i bianconeri in zona pre-playoff davanti ad Ambrì Piotta e Langnau. I pochi tiri effettuati suggeriscono di un Lugano più guardingo e bilanciato. Meno propenso al rischio e quindi all’errore. Serviranno conferme, ma il «Giana» potrebbe aver individuato quella soluzione a lungo cercata, trovando il compromesso tra un hockey a trazione offensiva e il necessario equilibrio tra attacco e difesa, tra creatività e pazienza.

Il prossimo passo

Come detto, c’è tanto Schlegel negli ultimi successi. Ma anche l’inserimento del terzino ceco Lukas Klok ha avuto un impatto importante sulla stabilità. Senza dimenticare il ritorno di Granlund e il suo affiatamento con Carr e Müller. Tutto risolto? No. Difficile pensare di vincere sempre segnando solo due gol. Su queste basi, però, Gianinazzi può ancora costruire. Partendo dal power-play.

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