Serie A

Milan, lo scudetto meno programmato

I rossoneri sono campioni d’Italia per la 19. volta nella loro storia al termine di uno sprint che ha tenuto i tifosi delle milanesi con il fiato sospeso sino all’ultima giornata - Napoli e Juventus chiudono al terzo e quarto posto
© AP Photo/Antonio Calanni
Stefano Olivari
22.05.2022 22:03

Il Milan è campione d’Italia per la diciannovesima volta nella sua storia, la meno programmata di tutte. Perché la squadra allenata da Stefano Pioli aveva come obbiettivo realistico il quarto posto da qualificazione alla Champions League, in modo che il club potesse essere venduto con valutazione da élite europea. E fra pochi giorni il Milan sarà venduto davvero, ma con lo scudetto tricolore sul petto. La volata finale ha avuto molta meno tensione del previsto: i rossoneri a Reggio Emilia contro una versione balneare del Sassuolo avrebbero potuto anche pareggiare, ma hanno chiuso il discorso già nel primo tempo con la doppietta di Giroud e il gol di Kessie. E lo 0-3 si è trascinato fino alla fine, nonostante i tentativi di far segnare Ibrahimovic, importantissimo per questo trionfo, più fuori dal campo che dentro. Inutile, se non per il giusto saluto al proprio pubblico, il 3-0 dell’Inter su una Sampdoria già salva.

Senza Juventus

La stagione è stata condizionata dalla Juventus post Cristiano Ronaldo, che ha regalato il girone di andata, pur con la rosa più forte e il ritorno di Allegri. Solo così Milan, Inter e Napoli si sono trasformate in squadre da scudetto. E il Milan uscendo subito dall’Europa, certo non volontariamente, ha avuto quel po’ di respiro che ha fatto la differenza. Per l’Inter seconda e per il Napoli terzo un’occasione buttata, anche se Simone Inzaghi e Spalletti hanno lavorato bene. L’anno prossimo, con Vlahovic dall’inizio e Chiesa sano, la Juventus promette di non fare prigionieri. Ma nel presente il Milan festeggia insieme ai suoi tifosi e, dopo l’entusiasmo di questa sera, domani ci sarà a Milano il giro della squadra sul pullman scoperto.

L'anno di Pioli

È stato il campionato degli allenatori e Pioli è stato il migliore con la quarta squadra della Serie A per ingaggi, senza Donnarumma andato al PSG e Calhanoglu all’Inter. Il Milan, diretto a livello sportivo da Paolo Maldini, con le collaborazioni decisive del direttore sportivo Massara e dello scopritore di talenti Moncada, aveva in attacco meno qualità della concorrenza, fatta eccezione per i decisivi lampi di Rafael Leão, ed ha infatti vinto grazie alla difesa. È la squadra che ha subito meno gol, insieme al Napoli, la seconda per occasioni concesse. Merito delle parate di Maignan ma anche di Kalulu e Tomori, la coppia centrale più affidabile del campionato. Ha segnato 15 gol meno dell’Inter ma i gol si pesano, non si contano. Nel momento giusto ha trovato i giocatori di qualità, da Theo Hernandez a Tonali, senza dimenticare i resti di Ibrahimovic ed anche Giroud: i gol con cui il francese ha ribaltato il derby del 5 febbraio sono i più importanti della stagione.

Red Bird

Il fondo statunitense Elliott, dopo avere interrotto le trattative con gli arabi di Investcorp, starebbe per chiudere con i connazionali di Red Bird, che hanno partecipazioni ovunque (anche nel Liverpool). Per 1,3 miliardi di euro i Singer cederanno il controllo del Milan, ma la filosofia non cambierà: ingaggi più leggeri e abbassamento dell’età media. La tattica rimarrà il 4-2-3-1, con una prima punta che abbia meno di 41 anni e un trequartista che faccia la differenza (il sogno è lo svincolato Dybala). Non cambierà nemmeno il progetto del nuovo stadio, con la coabitazione con l’Inter possibile soltanto in un nuovo San Siro. Se il Comune di Milano continuerà a fare ostruzionismo, gli americani punteranno ad uno stadio totalmente del Milan, a Sesto San Giovanni, pochi chilometri a nord di Milano. Poco cambierà per un tifoso residente a Lugano: in auto ci mette un’ora per arrivare a San Siro, ci metterà 10 minuti di più per arrivare nella nuova ipotetica sede. E comunque se ne parlerà non prima del 2025.

L'Inter

Lo scudetto del Milan non deve far dimenticare la grande stagione dell’Inter, vincitrice di Supercoppa e Coppa Italia, ed ottima nell’ottavo di finale di Champions contro il Liverpool. Inutile l’analisi di 38 partite, perché nella testa di Inzaghi ne rimarranno due: il derby del 5 febbraio, dominato fino a un quarto d’ora dalla fine, ed il recupero perso a Bologna. Rimane però il fatto che nessuna Inter della storia moderna, nemmeno quella del Triplete di Mourinho, abbia giocato un calcio spettacolare come quella di Inzaghi. Anche per l’Inter proprietà in discussione, con gli Zhang in modalità autofinanziamento: un altro giocatore di nome partirà, Lautaro Martinez o due fra Bastoni, Dumfries e De Vrij. Il mancato rinnovo di Perisic, miglior interista dell’anno, sarebbe un autogol, ma Inzaghi ha comunque creato intorno alla squadra un clima di entusiasmo che forse non c’era mai stato.

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