Il doppio volto Ferrari al centro della bufera

Era dal 1972 che la Ferrari non tornava protagonista nel mondo dell’endurance. Nel weekend, la scuderia di Maranello si è tolta una soddisfazione enorme celebrando uno storico doppio successo nel Mondiale WEC. La consacrazione è arrivata alla 8 Ore del Bahrein, dove il Cavallino ha messo in cascina i punti necessari per chiudere davanti a tuti. Allo stesso tempo, l’equipaggio della 499P n.51 - composto da Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi (diventato papà nella stessa notte in cui si è laureato campione del mondo) - ha conquistato il trofeo piloti. L’impresa è stata costruita con il tempo, dando fiducia al prototipo che ha debuttato nel 2023 mostrando subito le sue qualità. Dopo due anni di lavoro, la Ferrari è stata premiata, centrando una stagione non perfetta, ma sufficientemente buona. Le vittorie accumulate ad inizio stagione, saggiamente raccolte sapendo che nella seconda parte dell’anno i tracciati non sarebbero stati altrettanto ideali per le caratteristiche della 499P, hanno permesso di vivere con più serenità il prosieguo del campionato. Facendo sì che, sui titoli di coda del Mondiale, Maranello potesse tornare a gioire.
Quel colpo sbagliato
Se un volto della Ferrari sorride, l’altro piange lacrime amare. La stagione di F1 è infatti ampiamente insufficiente. La monoposto del 2025, la SF-25, è altamente al di sotto delle aspettative sbandierate ad inizio stagione, quando si parlava di conquistare, anche qui, Mondiale costruttori e piloti. Roba inimmaginabile oggi come oggi. La vettura progettata per il campionato in corso mostra evidenti limiti. Troppi i problemi relativi all’instabilità dell’assetto, che portano il Cavallino a subire un elevato degrado del fondo e delle gomme. Ci sono state anche alcune luci in questo Mondiale altrimenti buio. Barlumi accesi sempre da Charles Leclerc, grazie ai suoi podi conquistati qua e là. Il contributo di Lewis Hamilton, invece, è stato praticamente nullo. La Ferrari avrà anche piazzato il colpo del secolo portando il pluricampione britannico in rosso, ma i (non) risultati collezionati dall’ex alfiere della Mercedes sono deludenti. Quattro quarti posti è il magro bottino che ha raccolto finora, sempre chiudendo dietro al compagno di squadra. E meno male che all’inizio dell’anno si parlava della potenziale crisi che Charles avrebbe dovuto affrontare nel confrontarsi con un sette volte campione del mondo...
Lo sfogo del boss
Ed è proprio sui due piloti che si è accanito il presidente della Ferrari John Elkann. Nel corso di una trasmissione dedicata all’Olimpiade di Milano e Cortina, il numero uno di Maranello ha dapprima elogiato la vittoria nel WEC, per poi tirare le orecchie al duo Leclerc-Hamilton. «Il Brasile è stata una grande delusione. Se analizziamo il Mondiale di Formula 1 possiamo notare come i meccanici stanno vincendo il campionato con le prestazioni mostrate durante i pit stop. Gli ingegneri, dal canto loro, hanno indubbiamente migliorato la macchina. Mentre il resto non è all’altezza. È importante che i piloti si concentrino a guidare e che parlino meno. Abbiamo davanti ancora delle gare importanti. Il secondo posto (nella classifica costruttori, ndr) non è impossibile. In Bahrain abbiamo vinto il titolo WEC. Quando la Ferrari è unita si ottengono risultati».
Dichiarazioni che hanno fatto scorrere fiumi d’inchiostro. Ma quindi la colpa è davvero tutta dei piloti? Altamente improbabile. Già solo affermare che la SF-25 abbia fatto notevoli passi avanti non ci pare una lettura particolarmente calzante. Per tutta la stagione la Ferrari ha terribilmente faticato a trovare una vettura affidabile e performante. Addossare tutta la responsabilità ai piloti ci sembra una spiegazione poco convincente. In altre parole, non è che nei tempi di Vettel o Alonso la situazione fosse poi così diversa. La Ferrari non conquista la gloria dal 2007, o meglio, dal 2008 se si considera il Mondiale Costruttori. Anni in cui il duo formato da Leclerc e Hamilton era ancora lontano dall’essere un’idea.
Attenzione ai parallelismi
Le recenti vittorie della Ferrari nel WEC hanno senza dubbio alimentato il confronto con le prestazioni della Scuderia in Formula 1 e nelle competizioni di endurance. Effettivamente la conquista del Mondiale dopo appena tre anni dal ritorno alle competizioni di lunga durata dovrebbe far suonare qualche campanello d’allarme tra lo staff del Circus. Della serie, nel WEC il Cavallino è tornato in vetta in poco tempo, possibile che dopo anni in F1 si continui a rimanere a bocca asciutta? Tuttavia, bisogna essere cauti prima di abbracciare l’idea che, se una squadra eccelle in un contesto, debba automaticamente primeggiare anche nell’altro. I due mondi sono diversi. La squadra corse endurance ha ben poco da spartire con la Gestione sportiva della F1.
Nel WEC gli sviluppi sono meno frequenti. Il progetto 499P ha dunque avuto il tempo di maturare e ottimizzarsi. In F1 le regolamentazioni cambiano continuamente, generando una tempesta competitiva implacabile. Se la vettura iniziale non risulta all’altezza, è molto difficile correggere il tiro in corso d’opera. Pure i tempi per lavorare ai progetti variano. Nel Circus le finestre operative sono di durata minore rispetto a quelle del WEC. Per non parlare della gestione del rischio. Le gare di durata premiano la costanza e la resistenza - della vettura e dei piloti -, più che il singolo giro al limite. In F1 una qualifica, una strategia o persino una curva sbagliata possono portare a perdere decimi che fanno la differenza. E infine c’è la pressione. Tifare Ferrari spesso assomiglia più a una religione che a un divertimento. Se i risultati tardano ad arrivare nel WEC, c’è una maggiore comprensione. In F1, invece, basta un errore in una sola gara per scatenare una pioggia di critiche immediata.
Siamo invece più inclini a condividere l’interpretazione di Elkann sulle dinamiche interne al team: solo una squadra unita può ottenere risultati. In Ferrari, le tensioni sono emerse subito, con la rivalità tra Leclerc e Hamilton a cercare il favore di Maranello. Non è chiaro quanto questa sia stata vissuta dai due piloti, ma sta di fatto che le frizioni sono aumentate col passare delle gare. Con il campionato che non decollava, l’atmosfera è diventata sempre più tesa, intensificando il malessere gara dopo gara. Gli sporadici podi del monegasco non sono stati che un cerotto momentaneo per nascondere le ferite più profonde.
