Formula 1

Max sfida la McLaren in una notte bollente

Si alza il sipario su Singapore: il circuito più impegnativo in cui i piloti cuociono a 60 gradi - Per performare al meglio, i team vivono in un mondo parallelo
La lotta tra Max Verstappen e le McLaren di Oscar Piastri e Lando Norris. ©Bradley Collyer
Maddalena Buila
02.10.2025 21:15

Nel calendario della F1 c’è una tappa in cui la notte sembra giorno. Una corsa dove il sudore si spreca più delle gomme. E dove il grande spettacolo nasconde l’immensa fatica e sofferenza dei piloti. Benvenuti a Singapore, la giungla notturna del Circus. L’appuntamento più temuto dagli atleti del massimo campionato delle quattro ruote, che questo weekend giunge alla sua 18. prova. Sì, il circuito cittadino di Marina Bay è un’esperienza a tutto tondo. Per il pubblico le emozioni, solitamente, sono tante. La Safety Car, per dire, è quasi sempre protagonista. Per chi invece deve performare all’interno di abitacoli che sfiorano i 60 gradi Celsius, beh, le cose si fanno un tantino meno divertenti. In una città che pare uscita dal futuro, si tiene una delle gare più attese, in cui le gerarchie consolidate spesso e volentieri vengono alterate a causa dell’imprevedibilità del circuito. Vince chi è capace di tenere i nervi saldi per più di un’ora e mezza. Chi perde la concentrazione per un attimo, saluta la corsa. Le distrazioni non sono contemplate. Hermann Tilke, d’altronde, l’ha pensato proprio in quest’ottica. Il famoso architetto tedesco, nel 2007, ha ideato un circuito suggestivo. Il primo nella storia della F1 in cui si corre di notte. E Marina Bay, effettivamente, è uno spettacolo. Un po’ meno per i piloti.

Un pubblico diviso

Riparte da qui, dunque, la serrata lotta per il titolo 2025. In queste settimane, in particolare dopo la doppietta insperata di Max Verstappen a Monza e Baku, il pubblico si è diviso. C’è chi continua a puntare tutto sulla vittoria McLaren, nonostante la scuderia di Woking non abbia ancora deciso - e forse non lo farà mai - su quale pilota puntare. E poi c’è chi crede che l’olandese possa fare il miracolo, rientrando nella battaglia per il trofeo Mondiale dopo un inizio di stagione da comparsa.

Ma torniamo a Singapore, mettendo sotto la lente alcuni degli aspetti più intriganti del tracciato. Perché il GP di Marina Bay non è solo una gara da vedere. È soprattutto una corsa da capire. Quello che succede dietro i riflettori, e soprattutto sotto il casco, vale almeno quanto ciò che si vede in televisione.

Quel fuso orario invisibile

Una delle cose meno raccontate, e in realtà più affascinanti, del weekend di Singapore è il fuso orario invisibile. In un mondo in cui ogni minimo dettaglio pesa come un macigno, anche l’orologio biologico non è lasciato al caso. Nonostante la gara si corra nel sud-est asiatico, i piloti continuano a vivere secondo il fuso orario europeo. Si svegliano nel primo pomeriggio, fanno colazione al tramonto e pranzano a mezzanotte. La luce del giorno, poi, viene evitata grazie all’uso di tende oscuranti negli hotel. Il paddock funziona con orari ribaltati e persino i fisioterapisti e gli ingegneri sono «jet lag personalizzati». Ma perché tutto questo? Per abituare il corpo e il cervello a performare al massimo tra le 20 e le 23, ora locale. Ovvero al momento dello spegnimento dei semafori. Così quando le luci delle migliaia di neon di Marina Bay si accendono, i piloti sono già svegli da ore. Cambiare ritmo biologico solo per tre notti di attività in notturna, in poche parole, avrebbe effetti più negativi che restare «fuori sincrono» con l’ambiente circostante.

Una sauna a tutta velocità

E mentre da fuori la gara regala spettacolo e il pubblico entusiasta sorseggia cocktail sotto le palme, dentro le monoposto si consuma una sorta di tortura. Il GP di Singapore è, dati alla mano, la gara più dura dell’anno. Fisicamente è devastante. L’umidità sfiora il 90%. L’asfalto rilascia calore come un forno ad aria calda. All’interno delle vetture si superano i 60 gradi. I piloti, di conseguenza, devono proteggersi con tute ignifughe, guanti, caschi e sistemi di sicurezza. Quest’anno, poi, verrà introdotto per la prima volta il kit di raffreddamento approvato dalla F1 Commission lo scorso novembre. Un presidio che consentirà ai piloti di affrontare meglio il gran caldo. Qualche critica, comunque, non è mancata. George Russell in conferenza stampa si è espresso così: «Ci sono dei tubi nella tuta che con la forza G avverti attorno alle costole e non è certo l’ideale. Ma a Marina Bay non ci sono tante curve e forze laterali. Per cui non penso sia un problema». Il cuore, ad ogni modo, batte a un ritmo di circa 180 battiti al minuto. Al traguardo, la bilancia traduce in numeri lo sforzo profuso in un’ora e mezzo di gara. Le star del Circus perdono fino a tre chili in sudore. Ecco perché non è raro vederli stravaccati a terra, quasi fossero maratoneti esausti più che superstar delle quattro ruote. È una sfida per il corpo, ma anche per la mente. Una minima distrazione, dicevamo, e si finisce a muro.

Un equilibrio green

Ma anche qualora succedesse, gli organizzatori si prodigherebbero per non lasciare nemmeno un detrito sul tracciato. Sì, Singapore si è voluto distinguere anche dal punto di vista ecologico. Il circuito è pensato per non degradarsi inquinando l’ambiente, mentre l’energia elettrica che alimenta tutto il comprensorio arriva da fonti rinnovabili. Gli organizzatori, in collaborazione con il governo cittadino, hanno inoltre introdotto progressivamente tecnologie per ridurre l’impronta ambientale della gara. L’uso dell’acqua, per fare un esempio, è controllato. E perfino i materiali usati nel paddock vengono riciclati completamente. A Singapore la F1 ha trovato il suo equilibrio «green».

Un videogioco a cielo aperto

Insomma, aleggia un’aura quasi mitica sopra il tracciato di Marina Bay. Miticità che in parte deriva anche dal fatto che qui sono nate le corse notturne. Gare illuminate dagli enormi LED, studiati e posizionati in modo da risultare più uniformi della luce solare, che trasformano la pista in una specie di videogioco. Il buio del mare che si perde sullo sfondo, le luci della città che piano piano sfumano per fondersi con il cielo e poi quello spot fissato sulle 19 curve del circuito cittadino. Ingredienti che proiettano lo spettatore in un’altra dimensione. Ecco perché si tratta di uno dei tracciati più amati nei simulatori di guida e nei tornei di eSport. I gamer lo adorano perché è difficile ma al contempo spettacolare. Peccato che per i piloti, questo weekend, non ci sarà la possibilità di schiacciare il tasto reset. Deve essere buona la prima.