«Ora per me l’adrenalina scorre al buio»

LUGANO - Roberto Rolfo, pilota italiano naturalizzato svizzero, è alla caccia del primato nel Campionato mondiale Endurance (EWC) nella categoria Stock 1000, in sella alla Yamaha R1 del Team francese Moto Ain insieme al connazionale Robin Mulhauser e al pilota inglese Stefan Hill. Da poco trentanovenne, Rolfo si appresta a partire per la sua ventunesima stagione di corse di cui dieci trascorse nel Motomondiale (categorie 250cc, Moto2 e MotoGp) ed altrettante gareggiate tra Supersport e Superbike. L’abbiamo incontrato a Lugano, città nella quale vive da 17 anni.
Roberto, quest’anno sarai impegnato, per il secondo anno consecutivo, nel Campionato mondiale di Endurance in sella alla Yamaha R1 del Team francese Moto Ain. Come sei arrivato a questa scelta e quali sono i tuoi obiettivi?
«La scelta di passare a questo campionato è stata casuale. Nel 2018 avevo un contratto per correre in Superbike ma poi, per problemi legati alla squadra, ho dovuto rinunciare e trovare una soluzione immediata. Ho quindi optato per le gare di durata, che si sono rivelate un’ottima scelta per il livello di competitività del campionato. Dopo una prima stagione di successo, durante la quale abbiamo collezionato una serie di risultati positivi che ci hanno portato ad un terzo posto finale nella categoria Stock 1000 cc, ho voluto bissare l’esperienza anche per questo 2019. È un campionato che mi ha entusiasmato fin da subito, si sta molte ore in moto e questo mi permette, oltre che di allenarmi, di divertirmi all’interno di una struttura professionale con alle spalle molti anni di esperienza».
Che sensazione hai avuto a correre di notte e qual è la pista che ti ha dato più emozioni nel corso della tua prima stagione di EWC?
«È molto diverso da come ci si immagina, non è come correre la gara in Qatar della MotoGP, che anche se si corre di notte, ha un’illuminazione artificiale del circuito che è incredibile. Nel Mondiale Endurance l’illuminazione è scarsa e cambiano di conseguenza anche tutti i riferimenti alla guida. Non a caso abbiamo moto dotate di fari per farci luce nelle ore notturne. La gara che mi ha dato più emozioni è stata sicuramente la 24 ore di Le Mans perché ci sono molti spettatori sugli spalti, soprattutto in serata. L’esperienza più difficile è stata invece quella della 8 ore allo Slovakia Ring, ricordo che terminavamo la gara alle 21 e la visibilità in pista era nulla, in quanto l’illuminazione sul circuito era assente».
Hai cambiato qualcosa della tua preparazione fisica dal Motomondiale/Superbike al Campionato di Endurance?
«È un tipo di allenamento diverso e sicuramente più impegnativo, in quanto deve essere fatto pensando ad una lunga performance fisica. Svolgo quindi meno allenamenti sprint ad elevata intensità per concentrarmi di più sull’allenamento aerobico. Inoltre una cosa che mi ha aiutato molto è stata quella di variare gli orari dei miei allenamenti, alterno sessioni mattutine a sessioni serali e notturne».
Quest’anno sarai ancora più impegnato rispetto alle passate stagioni perché sarai presente in molteplici campionati. Parteciperai, come wild card, al Campionato Italiano Velocità, al Campionato Italiano di corse in salita e al Mondiale Supersport, tutte nella categoria 600 cc. Un’agenda molto fitta...
«Ho ricevuto una proposta per fare una tappa del Mondiale Supersport, con il vincolo di partecipare a due gare del Campionato Italiano Velocità nella medesima categoria. Ho chiaramente accettato molto volentieri in quanto voglio comunque mantenere, oltre alle gare di durata, un piede nei campionati nei quali ho corso durante tutta la mia carriera. La voglia di mettermi in gioco è ancora tanta».
Per il terzo anno consecutivo vestirai i panni di istruttore di guida in pista con la tua Scuola RR44. Come ti senti in questo ruolo?
«Nel 2017 è partito tutto un po’ come un esperimento, in quanto ero impegnato a tempo pieno nel Campionato del Mondo Supersport e non è stato quindi semplice partire con questo nuovo progetto. Ho visto però che dopo le prime date, le richieste continuavano a crescere ed ho quindi cominciato a prendere sempre più sul serio la parte dei corsi di guida e di sicurezza in sella. In questo ruolo le soddisfazioni sono diverse da quelle in gara, ma sono altrettanto appaganti. Vedere la crescita, il miglioramento ma soprattutto il sorriso delle persone alla fine dei corsi in pista mi rende davvero felice e orgoglioso».
Il 2019 è un anno di novità, non si può quindi non citare la MotoE, il campionato di moto elettriche del Motomondiale che si svolgerà parallelamente – per cominciare – su tre circuiti europei (inizialmente cinque tappe, le prime due cancellate per via dell’incendio nei test del box MotoE sul circuito di Jerez). Cosa pensi di questa nuova realtà? Credi che possa essere una soluzione papabile per il prossimo anno?
«Le moto elettriche mi interessano molto, ho infatti avuto dei contatti già nel febbraio del 2018 per correre in questo campionato, poi purtroppo non sono riuscito a trovare un accordo con la squadra. Io stesso per la mia Scuola RR44 dispongo di una moto elettrica per i corsi. L’obiettivo rimane comunque quello di correre nel 2020 nel Motomondiale in sella ad una MotoE».
Se dovessi fare un pronostico dell’ordine di arrivo della MotoGp di quest’anno, cosa ci diresti?
«È una risposta difficile, ma allo stato attuale l’uomo da battere rimane Marc Marquez. Andrea Dovizioso e Valentino Rossi a completare il podio. Sono curioso di vedere la progressione di Jorge Lorenzo in sella alla Honda, anche se per ora rimane un punto di domanda».